Giornata Mondiale dei Poveri – 17 novembre 2019
“I poveri li avete sempre con voi” (Mc 14, 7)
Carissimi
Confratelli Presbiteri e Diaconi,
Religiose e Religiosi,
Fedeli della Chiesa di Ventimiglia – San Remo,
domenica 17 novembre, insieme con la Chiesa universale, vivremo la Giornata Mondiale dei Poveri, per richiamare le nostre comunità ad essere segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e per i bisognosi, come voluto da Papa Francesco, che ha istituito questa ricorrenza a conclusione del Giubileo della Misericordia, la celebrazione.
In riferimento al messaggio del Papa, desidero evidenziare che la Chiesa ha la missione di “non far sentire nessuno straniero o escluso”: a tale compito desidero richiamare ciascuno dei figli, pastori e fedeli, di questa amata Chiesa di Ventimiglia – San Remo, perché trasformiamo sempre di più le nostre comunità in luoghi di incontro, conoscenza e ri-conoscenza per accoglierci davvero gli uni gli altri nella testimonianza della carità fraterna.
Recentemente lo scrittore Luca Ricolfi ha definito l’Italia come una “società signorile di massa”, mettendo in evidenza una situazione paradossale caratterizzata da stagnazione economica, dal prevalere del numero dei non occupati sugli occupati e da una ricchezza diffusa: sebbene si produca meno, aumentano ricchezza e consumi. Tutto ciò è possibile, viene spiegato, perché si sta erodendo la ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti e, soprattutto, perché si fa leva su una “infrastruttura schiavistica”, con circa tre milioni di persone che svolgono lavori che alcuni non vogliono più fare e sorreggendo così a basso costo i consumi opulenti. Si tratta di un grave squilibrio che non rende giustizia ai poveri e agli sfruttati e non garantisce una reale prospettiva di lungo termine a chi oggi “vive di rendita”.
In contesto così configurato la Giornata Mondiale dei Poveri giunge come un richiamo ai valori essenziali della nostra vita, perché, come ricorda il Papa, il povero è l’uomo della fiducia, colui che “confida nel Signore”. Non si tratta, quindi, soltanto di rivendicare una giustizia sociale necessaria, ma di acquisire la consapevolezza di uno stile di vita fondato sulla necessaria condivisione di quanto disponiamo, e nella riaffermazione dei valori del lavoro e dell’impegno, nel desiderio di creare autentiche condizioni di benessere per tutti. La crisi della nostra società è crisi di valori, di motivazioni, di impegno, di visione del futuro, crisi antropologica, come ha di recente ricordato anche Benedetto XVI. Chi crede nel futuro e spera in un domani migliore ha anche il desiderio di migliorare se stesso insieme alla vita di chi gli sta accanto. Non è un caso se il benessere in cui viviamo è il frutto del lavoro e dell’impegno delle generazioni che ci hanno preceduto.
“La speranza dei poveri non sarà mai delusa” perché il povero, mentre fa esperienza dei nostri gesti di carità sperimenta allo stesso tempo la Provvidenza di Dio, nelle cui mani è tutta la storia dell’uomo. Riscoprire il primato della gratuità può aiutare tutti a guardare con fiducia al futuro e a dare un contributo operoso al benessere di tutti per non limitarsi ad essere sterili consumatori, ma creatori di valore per se stessi, per chi ci sta accanto e per chi verrà dopo.
Desidero infine fare un’ultima sottolineatura: nel servire i poveri, nell’apprendere dalla loro confidenza in Dio uno stile sapiente di vita, dobbiamo stare bene attenti a non servirci dei poveri. Ho letto con interesse la testimonianza di Padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano a Nairobi, che dice: “Accettare le ingiustizie che creano la povertà, sfruttare i poveri, servirsi dei poveri per la propria gloria sono aspetti diversi di uno stesso male. E purtroppo la tentazione di servirsi dei poveri per i propri interessi è sempre presente, anche fra coloro che professano di servirli. Lo vediamo con evidenza nelle gigantesche macchine internazionali per combattere la fame e la povertà, in certe ONG, ma anche nella chiesa. Tutti conosciamo certi campioni dei poveri… e magari abbiamo dei sospetti. Nelle nostre decisioni c’è sempre una dimensione di egoismo, e il tenerlo sotto controllo è un problema che si ripresenta sempre”.
Anche il Papa nel suo messaggio ci ricorda: “i poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto; uomini, donne e bambini che attendono una parola amica. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo”.
Domenica 17 novembre avrò la gioia di celebrare la Santa Messa presso Casa “Papa Francesco” in Sanremo e di condividere anche il pasto con i poveri: spero che molti accolgano l’invito a farsi presenti con carità, amicizia e generosità.
Chiedo ad ogni comunità parrocchiale di preparare con cura questa giornata, di sensibilizzare i fedeli e di preparare un gesto o un segno per dare un chiaro e deciso segnale di attenzione e di promozione al servizio della carità.Vi affido questi spunti per vivere con maggiore consapevolezza la prossima giornata mondiale dei poveri, ravvivando nel nostro cuore la beatitudine che Gesù ci insegna: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Lc 6,2).
Ventimiglia, 1 novembre 2019.
Solennità di Tutti i Santi.
+ Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia – San Remo