Si è concluso giovedì scorso il pellegrinaggio diocesano a Roma che, per l’Anno della Misericordia,
ha portato una cinquantina di fedeli, guidati dal vescovo Suetta, a testimoniare la fede nella città di Pietro. Il momento più significativo è stato senza dubbio quello vissuto nell’udienza del mercoledì mattina quando, insieme a cristiani di ogni parte del mondo, i pellegrini hanno potuto ascoltare la parola di papa Francesco. Nello stesso clima di preghiera sono trascorse, durante i quattro giorni diviaggio, le visite alle diverse basiliche e i passaggi dalle Porte Sante. Nella giornata di lunedì, dopo la sosta e la
celebrazione nel duomo di Orvieto, i pellegrini sono giunti a Roma. Qui è stato possibile pregare prima a
Santa Maria Maggiore, poi a San Paolo fuori le mura e infine nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano. Per tutti coloro che hanno vissuto questa bella esperienza di vita ecclesiale della nostra Chiesa locale, risulta difficile dire quali siano stati la parola, il gesto o il momento più importanti. Il pellegrinaggio rimane infatti un’esperienza interiore che, anche se vissuta in comunione, riserva, a chi accoglie la grazia di aprire il cuore al Signore, doni inaspettati e spesso neppur subito compresi. Il nostro vescovo, nella celebrazione conclusiva di giovedì mattina, ha ricordato quanto sia importante nella vita di fede l’esperienza della preghiera. «Avere, andare e chiedere, tre verbi che sottolineano come la preghiera nasca da una relazione particolare con Qualcuno, una relazione che richiede un atteggiamento dinamico. Questo andare si purifica continuamente, attraverso l’atto del domandare ciò che serve per accogliere la volontà di Dio». Il Padre sa bene ciò che prepara, lungo il cammino della vita, a quell’incontro che rappresenta il desiderio profondo nel cuore dei suoi figli.
Sanremo, 10 ottobre 2016