«Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). Con questo concreto proposito i pastori, destinatari di un annuncio angelico inaspettato, hanno accolto l’invito a vedere un segno: «un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Anche noi, come loro, siamo invitati a recarci dinnanzi ad uno specchio per rintracciare una risposta
all’antica e perenne domanda sul senso della nostra esistenza e all’insaziabile ricerca di pace e felicità. Questa unione del Cristo con l’uomo è in se stessa un mistero, dal quale nasce «l’uomo nuovo», chiamato a partecipare
alla vita di Dio, creato nuovamente in Cristo, alla pienezza della grazia e della verità. L’unione del Cristo con l’uomo è la forza e la sorgente della forza, secondo l’incisiva espressione di S. Giovanni nel prologo del suo Vangelo: «Il Verbo ha dato potere di diventare figli di Dio». Questa «sorte divina» si fa via, al di sopra di tutti gli enigmi, le incognite, le tortuosità, le curve della «sorte umana» nel mondo temporale (RH n. 18). Immagino i pastori intorno al fuoco nel buio della notte, gente misera ed emarginata, e penso al coraggioso ardire di muoversi a fronte di un’apparizione straordinaria e sconcertante. Mi piace pensarli già misteriosamente in sintonia con il nato Salvatore del mondo, vangelo di Dio per i poveri, capaci quindi di lasciare il gregge per mettersi in ricerca, proprio come dirà Gesù del pastore che lascia le novantanove pecore per andare in cerca di quella perduta. Vera povertà di cuore, anelito mai sopito di bene e di gioia, sguardo non inquinato da false sicurezze, hanno guidato il cuore dei pastori a lasciare il tepore e la luce di un fragile fuoco per avvicinarsi, quasi inconsapevolmente, con l’intuito e la curiosità delle cose vere, al roveto ardente della manifestazione di Dio.
Quel bimbo «venuto in una grotta al freddo e al gelo», fa brillare il cammino dell’uomo e, riscaldandone il cuore, lo scioglie dalla paralisi dell’odio e dell’indifferenza.
Il mio augurio per il prossimo Natale è che ci lasciamo infiammare dalla sorpresa del dono di Dio e dalla passione di annunciarlo a tutti con la vita: «Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità» (papa Francesco).
In ognuno di noi abiti l’impazienza di Gesù: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49).
Sanremo, 19 dicembre 2016