La giornata di ieri, per il nostro territorio, si è purtroppo aperta con la tragica notizia del grave incidente occorso sull’Autostrada dei Fiori all’altezza dell’area di servizio di Bordighera. Un piccolo gruppo di migranti – con tutta probabilità cingalesi – ha fatto irruzione nella carreggiata: due di loro sono stati travolti perdendo la vita e un terzo è stato gravemente ferito.
Desidero elevare al Signore la mia preghiera e quella dell’intera Chiesa di Ventimiglia – San Remo per le vittime di questa sciagura affinché accolga nella sua pace i defunti e doni pronta e piena guarigione al ferito.
Questo accadeva mentre il Santo Padre si accingeva a partire per il suo 36° viaggio apostolico a Malta, con cui intende richiamare nuovamente l’attenzione sul valore dell’accoglienza.
Si tratta dell’ennesima disgrazia legata al fenomeno migratorio e specificamente al tentativo di passare il confine italo-francese, impresa sempre difficile e complicata in ragione della chiusura della frontiera e dei continui respingimenti da parte delle autorità francesi: di fatto non viene riconosciuto alle persone straniere il diritto di movimento e queste purtroppo sono costrette a rischiare la vita nel tentativo di raggiungere la méta desiderata, spesso individuata da un ricongiungimento familiare o da una prospettiva di lavoro e accoglienza.
I primi tre mesi dell’anno in corso ci costringono a registrare già 4 morti.
Osservo favorevolmente che non ci sono problemi per i profughi ucraini, ma denuncio con chiarezza che continuano i controlli e i respingimenti di sempre per gli altri migranti, anche per quelli che scappano dalla guerra e per alcuni in fuga dall’ucraina, ma di origine africana: la Caritas ha accolto recentemente persone nigeriane che stavano cercando rifugio provenendo dall’Ucraina e sono state respinte dalla Francia.
Tutto ciò rappresenta una grave violazione dei diritti e una indegna offesa alla dignità umana.
Arrivando sull’Isola di Malta, nell’incontro con le Autorità e il Corpo Diplomatico, il Papa ha pronunciato queste parole: “Di fronte al crescente afflusso degli ultimi anni, timori e insicurezze hanno generato scoraggiamento e frustrazione. Per ben affrontare la complessa questione migratoria occorre situarla entro prospettive più ampie di tempo e di spazio. Di tempo: il fenomeno migratorio non è una circostanza del momento, ma segna la nostra epoca. Porta con sé i debiti di ingiustizie passate, di tanto sfruttamento, di cambiamenti climatici, di sventurati conflitti di cui si pagano le conseguenze. Dal sud povero e popolato masse di persone si spostano verso il nord più ricco: è un dato di fatto, che non si può respingere con anacronistiche chiusure, perché non vi saranno prosperità e integrazione nell’isolamento. C’è poi da considerare lo spazio: l’allargamento dell’emergenza migratoria – pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina adesso – chiede risposte ampie e condivise. Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l’intero problema nell’indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone. Purtroppo questo succede. Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea, per diventare nuovamente teatro di solidarietà e non essere l’avamposto di un tragico naufragio di civiltà. Il mare nostrum non può diventare il cimitero più grande dell’Europa.
E a proposito di naufragio, penso a San Paolo, che nel corso della sua ultima traversata nel Mediterraneo giunse su queste coste in modo imprevisto e fu soccorso. Poi, morso da una vipera, fu giudicato un malvivente; poco dopo, invece, venne ritenuto una divinità per non averne subito conseguenze (cfr At 28,3-6). Tra le esagerazioni dei due estremi sfuggiva l’evidenza primaria: Paolo era un uomo, bisognoso di accoglienza. L’umanità viene prima di tutto e premia in tutto: lo insegna questo Paese, la cui storia ha beneficiato del disperato arrivo dell’apostolo naufrago. In nome del Vangelo che egli visse e predicò, allarghiamo il cuore e riscopriamo la bellezza di servire i bisognosi. Continuiamo su questa strada. Mentre oggi, nei confronti di chi attraversa il Mediterraneo in cerca di salvezza, prevalgono il timore e “la narrazione dell’invasione”, e l’obiettivo primario sembra essere la tutela ad ogni costo della propria sicurezza, aiutiamoci a non vedere il migrante come una minaccia e a non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e di erigere muri. L’altro non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere, e «l’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 88). Non lasciamo che l’indifferenza spenga il sogno di vivere insieme! Certo, accogliere costa fatica e richiede rinunce. Anche per San Paolo fu così: per mettersi in salvo fu prima necessario sacrificare i beni della nave (cfr At 27,38). Ma sono sante le rinunce fatte per un bene più grande, per la vita dell’uomo, che è il tesoro di Dio!”.
Riprendo le parole del Santo Padre e faccio appello alle Autorità e alla Nazione Francesi affinché cessino al più presto tali ingiuste discriminazioni e condotte, che ricadono pesantemente su persone povere e indifese e pure sulle altre Nazioni europee, in particolare, in questo caso, l’Italia.
Auspico che nel dibattito politico e nella campagna elettorale in vista della elezione del nuovo Presidente della Repubblica francese tale emergenza umanitaria possa trovare giusta attenzione, attenta riflessione e concrete prospettive di superamento.
Faccio appello anche alle Autorità governative italiane affinché diano tempestivo compimento al Centro di Accoglienza temporaneo previsto a suo tempo per il nostro territorio di confine.
Ringrazio e incoraggio le tante e generose persone che, con intelligenza e cuore, si impegnano nel variegato mondo del volontariato per sostenere la speranza dei migranti, per tenere desta l’attenzione della società sul problema e per alleviare le sofferenze di tante persone più sfortunate.
Sanremo, 3 aprile 2022.
+ Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo