Nei giorni scorsi, dal 3 al 5 Gennaio u.s. al Convegno Nazionale Vocazionale, tra i tanti inviati dalle Diocesi italiane, c’eravamo anche noi provenienti dalla Diocesi di Ventimiglia-Sanremo.
Conoscendo la fatica del lavoro tra i giovani per avviarli al futuro che Dio ha pensato per loro, ci siamo trovati immersi in discorsi e testimonianze che hanno creato profonda sintonia con ciò che porta nell’intimo chi lavora nella pastorale vocazionale.
Nell’Evangelii Gaudium al n. 273 leggiamo l’affermazione che riguarda ogni persona e soprattutto i giovani: «Io sono una missione su questa terra e per questo mi trovo in questo mondo» verità che contiene la visione speranzosa e positiva dei giovani, che li ritiene soggetti capaci di scelte e in grado di sognare cose grandi. Il tema in cui il Convegno ci ha immersi, sviluppatosi attraverso relazioni magistrali, testimonianze, interviste ed espresso nella frase: « Come se vedessero l’invisibile» ha creato in tutti un atteggiamento di fondo che è stato un invito a guardare la realtà, che a volte ci appare dura e impenetrabile, andando oltre le apparenze ed è stato invito a riconoscere che la storia, i fatti, gli incontri, le persone per quanto ci sembra che sfuggano alle nostre proposte sono invece i luoghi nei quali riconoscere il compiersi del Regno di Dio in mezzo a ciò che non lo è!
Ma cosa è stato determinante per comunicarci queste impressioni? Mi sembra di aver capito essere stata la testimonianza dataci dell’esperienza dell’ultimo Sinodo dei giovani di cui il Vescovo Mons. Anselmi, Ausiliare di Genova, diceva di aver veramente vissuto nello «Stile Sinodale» e cioè di un nuovo modo di essere, di ascoltare e di comunicare insieme ai giovani affermando che questo è stato un Sinodo per la Chiesa perché «l’interlocuzione con i giovani ci ha messo a nudo e alla prova» per approdare però ad un ascolto autentico. La Chiesa tutta deve convertirsi sempre più allo stile sinodale, ma anche le attività del nostro Centro Diocesano Vocazioni devono essere ripensate per adeguarle a questo stile.
Questa è la speranza che portiamo ora con noi: riuscire a trasformare noi stessi per trasferire la “modalità sinodale” nel nostro lavoro.
Bisato Can.Daniele