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Chiesa Cattolica

don Giussani

27 Febbraio 2017

A dodici anni dalla morte del Servo di Dio monsignor Luigi Giussani e a trentacinque dal riconoscimento pontificio di «Comunione e Liberazione», mercoledì scorso, presso il santuario del Sacro Cuore di Gesù a Bussana, il nostro vescovo ha presieduto l’Eucaristia.
Hanno partecipato alla celebrazione il gruppo di Comunione e Liberazione radunato da tutte le parti della nostra diocesi e alcuni fedeli della parrocchia.
La liturgia della festa della Cattedra di San Pietro Apostolo ci ha invitato anzitutto a pregare per il papa e a riflettere sull’importanza del suo magistero attuale.
Nell’omelia, a partire dal brano evangelico di Mt 16, 13–19, monsignor Suetta ha sottolineato la fede di Pietro accostandola alla forte e coraggiosa proposta di don Luigi Giussani.
«La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Una fede basata sull’ «io credo che» si confonde con l’opinione e non mi chiama mai in causa. Ma la fede non può e non deve mai essere solo un’opinione, mi deve mettere in gioco fino in fondo.
«Ma voi, chi dite che io sia?». La risposta di Pietro è fondata non solo su un’esatta dottrina: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», ma viene dal Padre. Pertanto credere è accogliere in noi lo Spirito per affidarci a Lui.
Il cammino di fede di Pietro lo ha portato a intralciare addirittura la decisione di Gesù di offrirsi al Padre, fino a diventare rinnegamento, «non conosco quell’uomo», ma l’incontro con il Risorto lo farà ritornare ad accorgersi che credere è affidarsi completamente a Colui che ci conosce, «Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene». Allora tutto si definisce in quell’imperativo di Gesù: «Seguimi».
Una fede che si manifesta nella sequela e che don Giussani ha insegnato a vivere «con una spontaneità e una libertà che permettono nuove e profetiche realizzazioni apostoliche e missionarie» (Benedetto XVI). 
Alla fine della messa il vescovo ha ringraziato i presenti per il loro impegno e la loro fedeltà ai carismi del movimento, invitandoli anche a vivere concretamente in comunione con la Chiesa che è in Ventimiglia – San Remo.
Alfredo Moscatelli

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