Papa Francesco con la lettera Apostolica “Aperuit illis” ha istituito la Domenica della Parola di Dio per evidenziare la centralità della Scrittura nella vita del cristiano e della Chiesa; noi volontari della Caritas Diocesana Ventimiglia Sanremo abbiamo pensato di svolgere un’attività legata alla lettura della Parola di Dio nella Casa di reclusione di Sanremo. Su suggerimento di Don Alessio Antonelli, il cappellano del carcere, abbiamo letto gli Atti degli Apostoli e abbiamo chiamato Rebecca, Sara e Francesco tre ragazzi che fanno parte del gruppo giovani dell’Azione Cattolica San Siro insieme ad un loro educatore Paolo, che ha accompagnato la lettura con il suono della chitarra. I ragazzi, che per la prima volta si recavano in un centro di reclusione, sono rimasti molto colpiti, sia dall’ambiente che dalle persone.
“Prima di questa esperienza avevo sempre visto il carcere come un luogo cupo, grigio, triste, sia negli ambienti che nelle persone, ma devo ricredermi, le persone che sono in carcere sono persone normali, tanto che mentre ci parlavo più volte mi è venuto da chiedermi cosa possono aver mai fatto per essere lì, però alla fine non mi importava” scrive Francesco.
Sara prosegue: “Io pensavo di donare semplicemente il mio tempo e di tornare a casa con qualche curiosità in meno sul luogo e sulle persone. Inizialmente così è stato tramite l’impatto del posto, ma il regalo più bello è stata la sorpresa nello scoprire che i detenuti, non avendo più niente della loro vita (la loro quotidianità e la loro famiglia visto che è tutto lontano da loro) hanno saputo davvero regalare quelle cose immateriali meravigliose che sono il coraggio e la voglia di andare avanti e mettersi sulla strada giusta che hanno perso di vista.”
La lettura era stata divisa in tre parti, alla fine di ognuna venivano proposte delle meditazioni inerenti alle cose lette, perchè molte volte un interrogativo suscita un desiderio di sapere che porta ad avvicinarsi di più alla Parola di Dio.
“Le persone detenute che hanno assistito all’attività hanno seguito la lettura con molta attenzione e hanno partecipato con vivacità ai canti, ma soprattutto si sono prodigati per smorzare la commozione iniziale dei ragazzi: “la loro accoglienza nei nostri confronti è stata davvero calorosa, nonostante il fatto che siano in carcere, una cosa non hanno perso e ancora nessuno è riuscito a toglierli è il sorriso” afferma Francesco; Rebecca descrive così la sua esperienza: “inizierei col descrivere questo incontro con la parola EMPATIA. Ritengo che sia proprio la parola adatta per raccontare il clima familiare che, collaborando tutti assieme con i nostri cuori, siamo riusciti a creare, sebbene non ci conoscessimo minimamente. Uscita dal carcere, mi sono sentita una persona veramente piena, tante erano le forti emozioni che mi hanno avvolta. Confrontarsi con altre persone, apparentemente diverse da te, è sempre un grande arricchimento; solo attraverso un incontro diretto si realizza veramente che ciò che ci accomuna, nel bene e nel male, è l’essere uomini. Uomini con fragilità, ma anche uomini con tanta forza di volontà, volontà di recuperare, e questo vale più di tutti gli sbagli che si possono compiere vivendo.”
Continua Sara: “nel momento in cui ammetti i tuoi errori sei già un passo avanti, perché li hai saputi riconoscere e perché vuoi non ricommetterli, notavo questo con le persone che hanno condiviso con noi l’esperienza di lettura; tramite le loro parole e i loro volti, la parola carcere o la parola errori commessi, aveva un suono di rivincita, aveva il suono di quando si vuole ricominciare a riprendersi la propria vita.”
Noi volontari ci ripromettiamo di ripetere questa esperienza, che speriamo di condividere con altri giovani speciali come Rebecca, Sara e Francesco e vorrei concludere con una frase che Fortunato, un detenuto, ha voluto donarci: ciò che si deve sempre ricordare nei momenti più difficili è che “NON È DEL TUTTO SOLO CHI SA STARE CON SE STESSO”.
Ilaria Pini