Il pericolo dell’aborto come diritto costituzionale: riflessioni sulla situazione in Francia e nel mondo
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Cari amici, ben ritrovati.
Questa cartolina nel cuore della Quaresima ha innanzitutto lo scopo di rinnovarvi gli auguri per la Quaresima e di anticiparvi già gli auguri di una buona e santa Pasqua di risurrezione.
Mentre celebriamo la Quaresima e in diocesi di Ventimiglia San Remo, questa è caratterizzata anche dalla preghiera itinerante delle stazioni quaresimali, celebriamo anche la “40 giorni per la vita” che vede come momento suo caratterizzante tutti i giorni la preghiera del Santo Rosario all’aperto in piazza Siro-Carli a San Remo e poi insieme alcune attività di preghiera, di sensibilizzazione, di approfondimento e di formazione su questo tema.
L’occasione però di questa cartolina mi viene data purtroppo dal fatto che lo scorso 4 marzo, pochi giorni fa, in Francia, l’aborto è entrato nella Carta Costituzionale dello Stato come un diritto. Tra l’altro è stato votato in Senato con una maggioranza schiacciante, mi pare 720 voti favorevoli contro 70 contrari.
Questo già in sé è un pessimo segnale di non civiltà, io ritengo così, anche se purtroppo questa possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza, più comunemente è autenticamente chiamato aborto, viene spesso diffuso come se fosse una conquista di civiltà. Per me è assolutamente al contrario.
In realtà le cose purtroppo materialmente non cambiano, perché l’aborto era già consentito in Francia come è consentito nella maggior parte dei paesi del mondo. Ma il segnale è molto pericoloso ed è anche molto indicativo negativamente, perché si vuole quasi consacrare la pratica dell’aborto come un diritto. Giustamente la Pontificia Accademia della Vita ha espressamente fatto notare come non possa essere considerato un diritto la soppressione di una vita umana per qualsiasi motivo.
Ma la cosa sulla quale vorrei ancora farvi ulteriormente riflettere è quella sorta di celebrazione, di festa popolare che hanno fatto in Francia per osannare questa riforma costituzionale, addirittura scrivendo anche il motto di questa campagna sulla Tour Eiffel. A me pare che questo sia un segnale pericolosissimo di degrado morale, di calo di civiltà, ma anche uno spingere sul pedale dell’acceleratore dell’indifferenza, cercando a tutti i costi di far passare l’aborto come se non fosse un omicidio, come se fosse soltanto una questione di libera autodeterminazione della donna e come se il feto abortito non fosse già persona umana.
Tuttavia, nell’esagerazione e nella sasperazione di questa festa, a mio parere, si possono scovare già dei segni positivi di ripresa, perché se la cosa fosse così normalmente e tranquillamente accettata non ci sarebbe stato bisogno di questo intervento legislativo e non ci sarebbe stato bisogno in Francia e purtroppo anche altrove di sollevare tanto cancan. Evidentemente si vuole forzare quello che la coscienza, autentica referente della legge naturale del nostro cuore, dice, sussurra e qualche volta grida ad ogni persona, soprattutto ad ogni persona autenticamente libera e di buona volontà.
Un ultimo aspetto che voglio far notare circa questo fatto è il fatto che le leggi non sono soltanto l’esito di qualcosa che accade nella società, ma le leggi hanno anche una funzione educativa e dunque la promozione di questo inserimento nella carta costituzionale francese del diritto all’aborto diventa purtroppo direttamente una promozione dell’aborto e noi sappiamo come oggi l’aborto, che rimane sempre drammatico e che rimane sempre illecito, non sia legato soprattutto al fatto di situazioni estreme, così come non è bene affrontare i problemi dal punto di vista estremo, ma oggi si ricorre all’aborto per futili motivi. Si ricorre all’aborto perché si è cercato di destabilizzare e distruggere la famiglia e si ricorre all’aborto perché purtroppo i nostri giovani non sanno cosa sia veramente l’affettività e la sessualità e non sanno viverla in maniera autenticamente libera e umana.
+ Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia – San Remo