di Antonio Garibaldi
Quando ci venne comunicata la sede, Lourdes, e la data degli esercizi spirituali, nei giorni immediatamente precedenti le ordinazioni, qualche perplessità noi ordinandi l’abbiamo avuta. Per motivi pratici legati ai tempi, al rientro così riavvicinato (solo la sera prima di questo evento atteso ed importante), all’impossibilita di fare il nostro servizio con gli ammalati (dato lo scarso numero di barellieri), a mille complicazioni per preparare la celebrazione e via dicendo. Adesso, invece, non possiamo che dire grazie per quello che stiamo vivendo. Poiché abbiamo compreso che il Signore si è servito dei nostri superiori perché ci voleva qui, da sua Madre, a vivere un tempo di grazia irripetibile per ciascuno di noi. I problemi pratici sono stati presto risolti, da Lui e non da noi, al punto che abbiamo un gruppo di barellieri e dame, oltre che di minidame e mini barellieri, che supera ogni possibile aspettativa. Gli esercizi vengono predicati dal nostro vescovo Antonio in un clima disteso e certo impegnativo, così come deve essere. La partecipazione alle celebrazioni comuni ci aiuta a sentire presente e forte la preghiera della nostra Diocesi che si sforza di custodirci così tanto che, incontrandoci per via gli stessi nostri compagni di Seminario, hanno persino timore di salutarci per non distrarci! Infine, ma non ultima, il vivere con altri pellegrini il momento celebrativo, incontrare altri malati, sacerdoti e volontari ci aiuta ad avere la giusta immagine di una Chiesa aperta a tutto il mondo.
Gli esercizi predicati dal Vescovo hanno sviluppato il senso della consacrazione a Dio a partire da un brano della Seconda Lettera di Pietro (1, 3–4) che dice quanto la nostra relazione con Gesù ci spinge a diventare somiglianti a Colui che è il nostro modello. Ma questo impegno della nostra vita, vero per ogni cristiano, e a maggior ragione per gli ordinati, è possibile solo se siamo abitati dalla presenza divina.
Si tratta quindi di impegnare la propria vita a vivere “come” Gesù ha vissuto, ad amare come lui ha amato, a fare come lui ha fatto… Ad essere una pagina, anche solo una riga di Vangelo per essere abilitati ad agire in nome di Gesù, per quella conformazione che produce in noi il sacramento dell’ordine.
Così anche, sempre secondo la traccia del “come”, l’ordinato è chiamato a conformare la vita al mistero che celebra.
Ricordando il canto “Vocazione”, mons. Suetta riprende la domanda: “Come mai volesse proprio me nella sua vita”, per avere chiara consapevolezza che la chiamata di Dio è immeritata e superiore alle nostre capacità, in modo che da questo scaturisca uno stile pastorale che non vuole imporre i nostri progetti… al Signore.
Comprendere che l’iniziativa viene da Dio, a partire dalla vita che ci ha donato e dal perdono ricevuto che rende capaci a nostra volta di perdonare, senza così correre il rischio di vivere una fede presuntuosa e autoreferenziale.
Insomma un cammino che rende presente al cuore degli ordinandi cosa richieda accogliere il dono della consacrazione al termine di un percorso di formazione che prepara al ministero.
Quando leggerete queste righe la Diocesi vivrà la gioia di due nuovi sacerdoti e di quattro diaconi che dimostrano come il Signore si prenda cura del suo popolo. Da questa giornata, insieme alla lode, salga forte la preghiera per accompagnare i nuovi ordinati, perché la loro testimonianza sia la predica più bella che racconta a chi è in ricerca che l’amore di Dio può riempire la nostra vita.