Anche quest’anno, dopo la felice esperienza del 2019, gli studenti di alcune classi terze del liceo Cassini di Sanremo hanno partecipato a due giornate di riflessione e fraternità, ispirate al tema della felicità.
L’iniziativa, si è svolta giovedì e venerdì scorsi nell’incantevole cornice della Certosa di Chiusa Pesio, situata a 859 metri s.l.m, in provincia di Cuneo, fondata dai monaci certosini nel 1100 ed oggi gestita dai Padri Missionari della Consolata di Torino. In questo luogo di pace e di silenzio, lontani persino dal segnale WiFi, i 43 ragazzi hanno compiuto un percorso alla scoperta dell’autentico significato di «felicità».
La presenza del nostro vescovo Antonio ha dato un’impronta particolare all’incontro, offrendo numerosi spunti di riflessione. Monsignor Suetta ha invitato i ragazzi al confronto, a porre domande in merito ad un tema così importante e delicato, ma anche molto concreto, affermando che i giovani hanno una responsabilità enorme nei confronti della loro vita: di fronte ad un ventaglio di scelte, che cosa mi assicura la felicità? Ciò che l’uomo definisce «fortuna»? Oppure quello sforzo sovraumano caratteristico della società moderna che si illude di bastare a sé stessa? O ancora, la logica del carpe diem con cui tentiamo di non pensare alla morte?
Provocati da questi interrogativi, i ragazzi si sono confrontati con l’atteggiamento del protagonista del film di Muccino «La ricerca della felicità» e poi con il mito di Sisifo, riflettendo sull’ esperienza che l’uomo fa costantemente: arrivare ad afferrare l’oggetto tanto desiderato e scoprire che il desiderio non cessa, che dietro ogni traguardo vi si trova scritto: «più in là».
Per arrivare a definire l’esperienza della relazione con Dio, la risposta al bisogno di compiutezza, Suetta ha letto una pagina del Piccolo Principe di Antoine De Saint–Exupery: ««Buon giorno», disse il piccolo principe. «Buon giorno», disse il mercante. Era un mercante di pillole che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. «Perché vendi questa roba?» disse il piccolo principe. «È una grossa economia di tempo», disse il mercante. «Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana». «E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?» «Se ne fa quel che si vuole…». «Io», disse il piccolo principe, «se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…».
Con l’intervento di Fabrizio Gatta, già presentatore della trasmissione di RaiUno «Linea Verde» e ora seminarista del Seminario diocesano Pio XI di Sanremo, la riflessione si è arricchita della testimonianza di una persona che ha lasciato l’esperienza mondana, per abbracciare ciò che, per dirla ancora con il Piccolo principe, «è invisibile agli occhi», ma risponde al desiderio di una felicità duratura . Il Venerdì mattina, dopo un’interessante visita della Certosa, guidata da Padre Giolitti, i ragazzi si sono riuniti in gruppi e hanno elaborato le loro sintesi su quanto emerso nel pomeriggio di studio. È emerso che anche i giovani si sentono investiti di una grande responsabilità, anche la loro esistenza ha una dimensione vocazionale ed è la risposta ad una chiamata: non sono qui per caso, non sono qui perché mi sono fatto da solo. Chi mi ha chiamato? Perché? Il sapere di essere chiamati a qualcosa di più grande di noi. In questo consiste la felicità.
Luciano Leone