Un appuntamento annuale della formazione permanente del giovane clero della diocesi di Ventimiglia – San Remo è la gita–pellegrinaggio che condividono i giovani ordinati con il vescovo.
Quest’anno il viaggio ci ha portati cinque giorni nella Repubblica slovacca, accompagnati da don Jaroslav Lajciak, sacerdote slovacco di rito greco cattolico, parroco di due parrocchie della nostra diocesi, Pompeiana e Terzorio, che presta servizio a Roma presso la Congregazione delle chiese orientali e insegna all’università urbaniana della capitale.
Arrivati a Bratislava, nel pomeriggio di lunedì scorso, dopo la celebrazione eucaristica nella cattedrale abbiamo visitato il castello della città, edificato a partire dal X secolo, per lungo tempo residenza asburgica e ora sede del parlamento.
Tornando in hotel, sulla piazza antistante il vicino palazzo presidenziale, ci siamo imbattuti nelle gigantografie di alcuni scatti della mostra «Praga 1968», commemorativa dei 50 anni da quella «Primavera».
Il viaggio è continuato verso est, passando per la città di Nitra, poi attraverso le montagne, ammirando le bellezze naturalistiche della Slovacchia centrale e circondati dai monti Tatra, nei Carpazi, visitando una grotta di ghiaccio e inoltrandoci sempre più in piccoli paesi dove è facile respirare la vita semplice e autentica di un cristianesimo che scandisce il ritmo delle giornate.
E, proprio a proposito di questo, la presenza di don Jaro ci ha dato la possibilità di vivere alcuni momenti di convivialità e di preghiera con i greco cattolici, incontrando i loro vescovi ed essendo ospitati nel seminario di Preshov.
Tra le testimonianze più caratteristiche e antiche alle quali abbiamo potuto accostarci ci sono le chiese di legno, tappezzate di icone piene di storia, alcune risalenti al quindicesimo secolo, davanti alle quali gente semplice ha pregato per le speranze e le sofferenze proprie e dei loro cari.
Prima di tornare a Bratislava con un vagone notte e imbarcarci per l’Italia abbiamo potuto condividere anche alcuni momenti con la famiglia di don Jaro, degustando e cenando in caratteristiche cantine dai lunghissimi cunicoli scavate nel tufo della zona sud est al confine con l’Ungheria, dove producono il Tokaj. «Senza vino non c’è festa», dice papa Francesco, un vino che rallegra la fraternità cristiana e da servire sempre buono per contribuire alla costruzione del regno di Dio.
di Sueli Fornoni