La scorsa Domenica delle Palme è stata un giorno indimenticabile per i seminaristi della nostra diocesi ed anche per tutta la nostra Chiesa locale. In piazza San Pietro gli alunni della nostra comunità hanno servito la celebrazione della Domenica delle Palme presieduta da papa Francesco. Questo momento s’inserisce dentro il cammino formativo della comunità che prepara i giovani al sacerdozio. Quello che hanno compiuto è un servizio alla liturgia, un servizio a Cristo che vive nella Chiesa. Sono certo che soltanto stare accanto al pontefice durante la celebrazione eucaristica abbia
trasmesso loro il
suo stile. Non si
possono indossare
gli abiti liturgici se
prima non si è
rinunciato a
qualche cosa per
chi ha meno di noi
e insisto con loro
che non si può servire la liturgia del papa se non ci si serve gli uni gli altri, nella comunità del seminario ora e nel presbiterio domani. Desidero trasmettere loro che i paramenti non devono nascondere la nostra umanità, ma piuttosto renderci consapevoli del grande dono della misericordia di Dio, che si serve della nostra indegnità ed inadeguatezza per raggiungere il cuore di chi cammina con noi ed accanto a noi.
Il servizio liturgico al papa è un richiamo a rendere tutta la nostra vita un servizio. La cura della bellezza della liturgia è la continuazione dell’impegno a favore degli ultimi, della passione per l’annuncio del vangelo e il
rutto di un cuore di pastore che ama con gratuità coloro che gli sono affidati.
Non un viaggio, ma un pellegrinaggio faticoso che ci aiuterà a crescere nella disponibilità a maturare e ad approfondire il senso della preparazione alla futura vita sacerdotale.
Credo che quest’occasione sia stata importante perché ci aiuta a scoprire le tradizioni della terra che, come sacerdoti, i nostri seminaristi saranno chiamati ad arare.
La tradizione che il pontefice adoperi le palme intrecciate della nostra riviera nasce dall’episodio del nostro conterraneo, capitan Bresca, che divenne famoso per quanto accaduto il 10 settembre 1586, quando il papa Sisto V fece collocare nel centro di Piazza San Pietro un gigantesco obelisco. L’enorme monumento venne dapprima spostato per poi essere sollevato, sotto la guida dell’architetto Domenico Fontana. A causa del delicato e difficile lavoro, il papa impose nella piazza il silenzio totale per l’intera durata delle operazioni, con pena di morte per coloro che avessero trasgredito. Nel corso del sollevamento le funi, tese e sollecitate dall’enorme peso, furono presto surriscaldate e sul punto di cedere. Bresca, esperto marinaio, notato l’imminente pericolo ruppe il silenzio con il grido «aiga ae corde» (acqua alle corde), trasgredendo così all’ordine. Il consiglio fu accolto scongiurando il crollo.
Sisto V, grato per l’espediente che evitò il grave disastro, non fece punire Bresca, offrendogli anzi di scegliere lui stesso un compenso. Il capitano Bresca ottenne così l’onore di poter inviare da Sanremo a Roma, ogni anno, le palme per le feste pasquali.
Generosità, coraggio e laboriosità sono caratteristiche non soltanto di questo leggendario personaggio, ma di coloro che vivono e lavorano in questo lembo di Liguria: sono valori antichi e radicati, che ridestano con decisione il nostro presente.
Ferruccio Bortolotto