Un fitto calendario ha scandito le giornate: dalla Messa alla grotta, alla Messa internazionale, con la via Crucis, la liturgia penitenziale, la processione eucaristica e il Rosario aux flambeaux. Un intenso afflato spirituale ha attraversato uomini e donne di diversa età – quattro le generazioni presenti –, universi di storie differenti che si sono incrociate a vari livelli.
Una straordinaria ricchezza umana, potenziata dal ritrovarsi insieme, braccio a braccio, nella condivisione di momenti spirituali, alimentata dalla grazia dei Sacramenti e dalla preghiera, nello splendore delle liturgie coralidi Lourdes, cementata dalle piccole faccende quotidiane (dall’aiuto per lavarsi o vestirsi, all’assistenza per portare il cibo alla bocca) e dalle occasioni di fraternità, come la «cena italiana» nell’attico panoramico dell’Accueil o l’animazione «in strada» con canti, balli e musiche intergenerazionali.
Martedì pomeriggio i fedeli della diocesi hanno piantato nel giardino del Santuario di Lourdes un albero, in ricordo dei 50 anni del pellegrinaggio, mettendo così anche fisicamente le radici in una storia di fede che dura da 160 anni. Ai fondatori e a chi ha prestato servizio nell’Opera diocesana pellegrinaggi è stata donata una pergamena ricordo. Il direttore, don Ferruccio Bortolotto, ha richiamato il significato del gesto: «questa piccola pianta che oggi poniamo nella terra ci ricorda che siamo chiamati a custodire e a curare la nostra vita interiore, imitando Cristo».
Volontari che hanno ricevuto più di quanto hanno dato, ammalati che hanno sperimentato tanta cura e tante attenzioni nei loro confronti, giovani ragazzi che hanno scoperto nella dimensione del servizio un orizzonte di significato autentico per la loro vita: sono questi i miracoli della Vergine di Massabielle, come ha detto il vescovo Suetta: «Ancora una volta abbiamo bisogno che Maria ci faccia dono del suo sguardo, dei suoi stessi occhi, per vedere le cose così come le guarda Dio, per capire che siamo amati. E imparare da Lei la capacità di portare i pesi degli altri. Qui a Lourdes i fratelli ammalati sono un dono prezioso per capire queste cose e tornare a casa come testimoni della vera gioia. Considero infatti il lavoro dei volontari come un allenamento per quello che la vita cristiana ci chiede ogni giorno».
Al termine del pellegrinaggio i fedeli hanno offerto un grosso cero, che continuerà ad ardere per le preghiere e le intenzioni di tutta la nostra diocesi.
Intanto, due pellegrini hanno già detto che torneranno a Lourdes il prossimo anno, ma come volontari.
ALESSANDRO SCACCIANOCE