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Il ricordo di Novarese

18 Febbraio 2019

Da Sabato 16 Febbraio inizierà nella Diocesi di Ventimiglia-Sanremo la “staffetta” delle stampelle che furono il sostegno necessario per permettere un po’ di movimento ad un giovane gravemente affetto da tubercolosi ossea al quale i medici non davano speranza di guarigione. Ma quel giovane che le utilizzò, trovandosi ricoverato nell’ospedale di Pietra Ligure per l’unica cura allora conosciuta, la elio climatoterapia, da quel male che lo stava divorando, miracolosamente guarì. Era il Beato Luigi Novarese che all’età di dieci anni cominciò ad avvertire quel male e all’età di sedici anni fu costretto al ricovero nella Casa di cura di Santa Corona a Pietra Ligure dove poteva curarsi con “esposizioni al sole” nonostante i medici sostenessero che non sarebbe sopravvissuto alla malattia.

Il giovane Novarese aveva ricevuto in famiglia una solida educazione alla fede e una convinta devozione alla Madonna, Aiuto dei Cristiani, che era collocata nella chiesa del Sacro Cuore, a Casale Monferrato, che la mamma e il figlio frequentavano. Questa chiesa fu inaugurata da Don Filippo Rinaldi, che don Giovanni Bosco aveva inviato a Casale per aprirvi un oratorio. È a questo sacerdote che il giovane Luigi decide di chiedere aiuto per la sua guarigione scrivendogli una lettera dai toni accorati che colpirono singolarmente il sacerdote. [ 1 ]

Don Rinaldi prende carta e penna e scrive: “ Caro Luigi, i Salesiani e i ragazzi dell’oratorio di Valdocco pregheranno per te. Iniziamo la novena oggi stesso. Iniziane una anche tu, pregando con coraggio e con fede.” In oratorio a Valdocco i ragazzi sono stati informati della malattia di Luigi ed hanno preso molto sul serio l’impegno al quale sono stati invitati dal rettor maggiore. Negli stessi giorni anche Luigi inizia la sua novena. E sebbene sia lontano da Torino, alle prese con la sofferenza tra i ricoverati del Sanatorio di Pietra Ligure è come se fosse là con i ragazzi di Valdocco, unito a loro nella stessa preghiera.

Il ricovero a Santa Corona durò un anno, un mese e quattordici giorni perché il 18 Maggio 1931 fu dimesso perché guarito e quindi può tornare a casa.
Luigi è claudicante. Nella cartella del ricovero ospedaliero si trova l’annotazione “per carico dell’arto destro rispetto al sinistro, presenza accorciamento di centimetri dieci”. Dovrà pertanto portare una scarpa ortopedica. Ma la gamba ammalata che non lo reggeva più, lo sorregge di nuovo e ora cammina senza alcun dolore. La cartella clinica dell’ospedale registra: “Esito: condizioni generali ottime!”

Quelle stampelle che furono testimoni di tanto dolore e disperazione, inizialmente Mons. Novarese volle collocarle accanto alla statua di Maria Ausiliatrice nella chiesa del Sacro Cuore a Casale, ora sono invece custodite nella casa degli Esercizi Spirituali a Re (Verbania)[[ 2 ]]

Queste stampelle, ora segno di speranza, saranno nella nostra Diocesi dal 17 Febbraio al 10 Marzo. Faranno sosta in alcune chiese dove si potranno trovare nelle ore di preghiera del mattino o della sera perché durante le ore del giorno si avvicenderanno nelle case di ammalati. Il Beato Luigi Novarese aveva capito che un cammino di fede non si può compiere in solitudine, per nessuno. Ma, a maggior ragione tra gli ammalati e propone loro di riunirsi nelle case dei più impediti, a piccoli gruppi, per ascoltare insieme la Parola di Dio, insieme accorgersi e accogliere la presenza di Gesù e la sua Grazia, insieme aiutarsi ad esprimere se stessi, ad individuare le possibilità di bene e i carismi di ognuno, insieme per far crescere quel corpo di cui facciamo parte che è la comunità cristiana.

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