Con la conclusione della Quaresima e del percorso penitenziale delle “stationes” nelle diverse Parrocchie della Diocesi, si chiude anche la “40 Giorni per la Vita”, che quest’anno ha coinciso con il tempo quaresimale e che ha visto nel Santo Rosario pregato tutte le sere in Piazza Siro Carli uno dei momenti più significati e “visibili”.
Mentre ringrazio tutti coloro che si sono adoperati per l’organizzazione e soprattutto tutti coloro che si sono uniti in preghiera, si impone una considerazione su quanto questo drammatico tema sia molto lontano dai pensieri della maggior parte a motivo di indifferenza o di scoraggiamento, come se , di fronte al dilagare della pratica abortiva e alle leggi inique che la consentono, non ci fosse nulla da fare.
Desidero condividere uno scritto di Peppino Zola, che sapientemente commenta la tristissima e incivile deriva della Francia su questo argomento.
“Il secondo fragoroso fronte (ndr: il primo è quello della guerra in Ucraina) da lui (ndr: Macron) aperto è quello dei sedicenti diritti, che ha portato il Parlamento francese ad approvare la legge che ha reso un “diritto” (sic!) il ricorso all’aborto. Non contento di questo, vorrebbe che tale diritto venisse riconosciuto dall’intera Unione Europea, dato che, secondo lui, tutti dovremmo adeguarci a ciò che fa il suo Paese, in quanto patria dei diritti. Ma non basta ancora. Vinta la sua battaglia per l’aborto, ora ha iniziato quella che dovrebbe portare a rendere assolutamente legale l’aiuto al suicidio. Secondo il costume ipocrita in atto nel mondo dei sedicenti diritti, naturalmente Macron non ha dato all’obbiettivo da raggiungere il nome proprio di “suicidio”, ma lo ha denominato “legge di fraternità”: cioè, sarebbe un atto fraterno quello di aiutare un nostro simile o una nostra simile al suicidio! A tal proposito, ho letto un bell’articolo di Ferdinando Cancelli sul Foglio, nel quale si sottolinea come sia in atto una operazione molto mirata a cambiare le parole con cui si stanno rendendo legali operazioni di morte e non di vita. Tale articolo è intitolato “Un gioco di parole barbarico sul fine vita – L’ipocrisia di chiamare ‘legge di fraternità’ l’aiuto attivo a morire”. Anche con l’aborto è accaduta la stessa cosa. Esso è stato denominato “interruzione di gravidanza”, cercando così di addolcire un atto che, in realtà, costituisce un vero e proprio omicidio (o femminicidio), come ha avuto il coraggio di ripetere anche recentemente Papa Francesco. Mi ha impressionato come nella discussione sulla libertà di aborto in Francia sia intervenuto anche il Premier Attali, il quale ha impiegato molto tempo per inneggiare alla libertà della donna che finalmente ha ottenuto un sacrosanto diritto dopo secoli di schiavitù e di dolori. Ebbene, nel suo lungo intervento Attali non ha MAI fatto riferimento, neppure indirettamente, al GRANDE ASSENTE, che, in tutta questa triste vicenda, è il nascituro, cioè una vita già attiva. Agghiacciante una posizione del genere. La stessa operazione di “gioco di parole” sta avvenendo per il suicidio assistito, paragonato addirittura ad un atto fraterno. Ricordo che il grande Chesterton ha scritto che con il suicidio, una persona non uccide solo se stessa, ma uccide l’intera umanità. Ipocrita e irresponsabile tentare di sdrammatizzare per scopi di consenso politico una tragedia che ha bisogno di essere affrontata con il massimo di condivisione e non con rassegnata disperazione. D’altra parte, anche in Italia la legge sull’aborto ha nel titolo la tutela della maternità! Ipocrisia assoluta, soprattutto se pensiamo a come gli aspetti preventivi previsti nella legge vengano sistematicamente ignorati se non apertamente osteggiati, quasi fossero un attentato alla libertà senza limiti della donna. Ed anche quando si parla di “eutanasia” si usa una parola che tradisce il vero dramma che essa copre, magari anche a causa del venire meno del sentimento di condivisione solidale che dovrebbe tenere insieme un intero popolo.
Ma Macron, illuminista anticristiano, in fondo fa ciò di cui è convinto. L’aspetto ancor più preoccupante di tutta questa vicenda è che l’operazione venga fatta per accrescere il consenso politico alla propria persona. E pare, se diamo credito a sondaggi fatti, che l’80% dei francesi sia d’accordo con Macron. Del resto, nel lontano 1981, il 70% degli italiani fu d’accordo nell’introdurre in Italia la possibilità (non il diritto) di abortire. Oltre alla tragedie (aborto e suicidio) in sé, che provocano morte anche se viene nascosta dietro dolci parole, dobbiamo constatare che il potere culturale che ha agito in questi ultimi cent’anni è riuscito a convincere gran parte del popolo a non prendere neppure in considerazione il bene essenziale della vita quando esso contrasti, anche in minima parte, con il proprio interesse ed il proprio esclusivo “benessere”. Mai come ai nostri giorni (nel medioevo si era molto più liberi) il potere culturale, furbo e suadente, riesce a trascinale le masse nelle direzioni volute. Oggi, per esempio, si piange di più per un orso abbattuto che per le migliaia di bimbi a cui viene impedito di vivere. Ed in tante città vi sono più cani che bambini!
In tutte queste tragedie, ci fosse almeno un po’ di dolore! Almeno ci fosse un po’ di rincrescimento dovuto al fatto che si ritiene di dover ricorrere ad atti di morte. No. Addirittura si festeggia perché finalmente le donne possono avere la libertà ed il diritto di sopprimere una vita. Macron ha invitato, l’8 marzo, le donne a festeggiare per avere ottenuto questa tragica libertà. La Torre Eifel è stata illuminata perché tutti sapessero che la libertà finalmente trionfa. Fuochi artificiali sono stati lanciati per annunciare a tutti che la morte provocata dall’aborto libero è diventata una conquista dovuta alla ragione illuminata e senza Dio.
In questo clima tragico, fortunatamente rimangono punti fermi. Il Papa ha ribadito che la vita deve sempre prevalere sulla sua soppressione. I vescovi francesi ed il servizio del Vaticano alla vita hanno chiaramente ribadito che non esiste mai il diritto ad uccidere (o ad aiutare a morire). Molte voci preoccupate riprendono a farsi sentire, più di quanto accadde negli anni settanta e ottanta, almeno in Italia. Qualcuno ha scritto che proprio in Francia non pochi giovani hanno ripreso a digiunare per essere aiutati a cambiare vita. Anche in questa terra che T.S. Eliot definirebbe, probabilmente, ancor più desolata, vediamo nascere piccoli fiori di speranza. Passata questa “nuttata” di barbarie, l’uomo e le donne riprenderanno almeno a desiderare che il bene venga affermato. Tocca ai cristiani, con un immenso impegno educativo, di testimoniare e annunciare instancabilmente che questo bene è già stato piantato, e definitivamente, nel mondo. Che Gesù è il Dio della vita e non della morte. E’ talmente il Dio della vita che è addirittura risorto. La Pasqua è vicina.
(Peppino Zola – Lettera a Tempi)
Do appuntamento alla prossima estate, quando, nel contesto della festa di San Siro, avremo occasione di vivere ancora un bel momento di formazione e di testimonianza.
A tutti l’augurio di una Buona e Santa Pasqua.
+ Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo