Ventimiglia, 16 dicembre 2019.
Carissime
Suor Lina, Suor Zenaide e Suor Antonietta,
il tempo, che scorre inesorabile e gonfio della Provvidenza di Dio, ci conduce anche alla conclusione della vostra permanenza missionaria in questa Città di Ventimiglia, terra di confine, e in questa Chiesa di Ventimiglia – San Remo.
Grazie per il cuore, con cui avete voluto accompagnarvi al nostro cammino di fede e di carità arricchendoci con il carisma scalabriniano e rinnovando in tutti noi la volontà e la gioia di accogliere Cristo nei fratelli più poveri e specialmente, in questo frangente storico e in questa terra di frontiera, coloro che migrano verso la prospettiva e la speranza di una vita migliore e più sicura.
Nel vostro caloroso e umile entusiasmo, custodito nella forza e nella fragilità femminili, abbiamo sentito ancora risuonare le illuminanti parole di Papa Francesco, che, all’inizio della nostra esperienza di accoglienza dei migranti (nel 2015), ci ricordava che “i poveri sono la carne di Cristo”.
Grazie perché siete state in mezzo a noi non soltanto come testimoni e operatrici di promozione umana, ma soprattutto come donne di fede, instancabili nell’annuncio del Vangelo e consacrate esclusivamente ad unico amore; grazie perché ci avete ricordato che il pane non sazia veramente, un bicchiere d’acqua non disseta fino in fondo, un vestito o una coperta non scaldano completamente, un casa non accoglie sicuramente senza il dono più grande dell’amore e della conoscenza di Gesù.
Tante sono le povertà, così diffuse e così profonde da farci sentire prepotente la tentazione dello scoraggiamento, ma – e ne sono sempre più convinto – la peggiore delle miserie è la lontananza dall’amore di Dio.
La mancanza di fede è all’origine delle ingiustizie che oggi affliggono il mondo e purtroppo si accompagna alle tante difficoltà che i poveri sono costretti a sopportare, mentre l’incontro con il Signore restituirebbe al mondo un volto più umano e il dono della speranza cristiana sarebbe la più potente consolazione e il migliore riscatto dei miseri.
La Chiesa è chiamata a riscoprire sempre più intensamente il cuore pulsante della sua vita e della sua missione e questo Natale, che, scandendo i passi della novena, ormai è alle porte ci conduca davvero dinanzi al mistero di Colui che “da ricco che era si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà” (cfr. 2 Cor 8, 9).
Mentre a nome di tutta questa Chiesa di Ventimiglia – San Remo vi ringrazio della vostra testimonianza e di tutto il vostro generoso lavoro, vi prego di portare lo stesso saluto e la stessa intensa gratitudine ai vostri Superiori e a tutta la famiglia scalabriniana.
Insieme agli auguri più fervidi di un Buon e Santo Natale e di un Felice Anno Nuovo, invoco su voi, sul vostro Istituto e sulla vostra missione la copiosa e feconda benedizione del Signore.
Un caro saluto, che, consegnandolo ai misteriosi disegni di Dio, vorrei declinare anche come un arrivederci… ancora qui o dove il Signore vorrà, fino a quando ci ritroveremo nella sua casa che speriamo di raggiungere al termine del nostro pellegrinaggio e che, sulla parola di Gesù, abbiamo imparato ad immaginare piena di poveri e di diseredati, tra i quali – tanti voglia il Signore! – fratelli, amici e compagni di viaggio già incontrati quaggiù.
Un caloroso abbraccio.
+ Antonio Suetta Vescovo di Ventimiglia – San Remo