Nella mattinata di giovedì 13 dicembre i sacerdoti della diocesi di Ventimiglia – San Remo si sono incontrati presso il seminario vescovile per l’appuntamento mensile con l’assemblea del sinodo presbiterale che quest’anno sostituisce e integra insieme il tradizionale cammino di formazione del clero. Si è riflettuto sulla traccia delle indicazioni del sussidio «Lievito di fraternità» realizzato dalla segreteria della Conferenza Episcopale Italiana, in particolare sul capitolo dedicato ai voti evangelici di povertà, castità e obbedienza, che erano già state affrontate negli incontri di vicariato della settimana scorsa, che preparano le tracce su cui poi discute la riunione plenaria dei sacerdoti.
Si è rimarcato che l’uino modo corretto di intendere questi programmi di vita è quello dello sguardo a Cristo pastore, per essere come lui a disposizione della causa del Regno. In questo modo i voti evangelici non rendono il prete un asceta che vive con fatica una rigida morale ma si viene completati come persone normali, equilibrate e ricche interiormente. Nello specifico si è sottolineato che l’obbedienza non può essere vista come un puro atteggiamento formale o limitata al momento in cui viene chiesto un trasferimento di parrocchia da parte del vescovo: essa è invece la condivisione con lui di uno stile di pastorale comune che condivide degli obiettivi e impedisce di ridursi a liberi e sterili battitori. Per la povertà si è indicato come sia importante passare da una mentalità «da padrone» che con autorità gestisce tutto sulle proprie sensibilità ad un atteggiamento di amministratori responsabili che sanno di aver ricevuto il bene che appartiene alla Chiesa e che anche nei propri possedimenti personali sa gestire bene senza eccedere in sprechi o vanità non necessarie. Positivo infine, riguardo la castità, il sapersi aprire verso la dimensione familiare delle realtà presenti nelle nostre comunità che sanno tenere il sacerdote con i piedi per terra insegnando a conoscere la fatica e le gioie di una umanità completa. Centrale è stato l’intervento del vescovo Antonio Suetta che ha invitato i sacerdoti a non far crescere un’esperienza di chiesa vissuta come un’agenzia del sacro ma a garantire un’esperienza di fede autentica, che nell’obbedienza vuol dire insegnare e far rispettare le regole della comunità ecclesiale.
Queste stesse regole non sono mai da interpretare con rigidità, ma sempre nell’attenzione al bene della persona e ricorrendo alla persona stessa del vescovo quando è necessaria una mediazione per favorire il bene delle anime. Tra le proposte è da segnalare la richesta di don Pierino Lanza che lodando gli incontri settimanali del vescovo con i giovani sacerdoti ha suggerito di organizzare durante l’anno degli appuntamenti simili dedicati al clero più anziano, trovando la disponibilità di monsignor Suetta a questo riguardo.