Dopo l’incontro dello scorso mese, che è servito da presentazione del cammino e degli obiettivi previsti, questo giovedì 11 ottobre presso il seminario vescovile di Sanremo, il sinodo presbiterale è entrato nel vivo, con la seconda assemblea che ha visto il confronto dei sacerdoti sulla traccia del sussidio «Lievito di fraternità», realizzato dalla segreteria della conferenza episcopale italiana.
Dopo l’adorazione eucaristica nella cappella, l’assemblea si è ritrovata presso il salone dove con il saluto del vescovo Antonio Suetta si sono aperti i lavori.
Un sacerdote per vicariato ha relazionato sugli incontri di zona che hanno preparato questa seconda assemblea e, dal confronto, sono emerse alcune linee comuni: riscoprire in Cristo l’origine del nostro ministero, il senso di famiglia tra i membri del clero, che scaturisce dal Signore stesso ed evitare l’attivismo che fa disperdere energie in maniera infruttuosa.
Si sono sottolineati anche altri aspetti, di natura più pratica.
Sicuramente la necessità di una maggior consapevolezza delle procedure di nomina e ingresso in parrocchia di un nuovo parroco, con attenzione particolare agli adempimenti necessari. A questo proposito sarebbe utile, se non necessario, realizzare un protocollo da seguire che permetta il cambio di parroco nelle comunità evitando scossoni eccessivi al sacerdote e ai fedeli, evitando, ad esempio, che la notizia del trasferimento arrivi prima sui giornali che tra gli avvisi della domenica.
In generale i sacerdoti desiderano imparare a concretizzare in maniera visibile la fraternità, tra i presbiteri e tra i presbiteri e il vescovo, cercando di sanare alcune ferite che possono emergere a causa della fragilità umana.
L’assemblea ha evidenziato, pertanto, quanto sia utile anzitutto l’iniziativa del sinodo stesso che fornisce un buon tempo da dedicare alla riflessione sulla relazione tra i preti. Si avverte in effetti, talvolta, la mancanza di iniziative che possano favorire l’amicizia tra i sacerdoti o ci si rende conto che, quando ci sono, non sempre vengono ben sfruttate. Ad esempio, la lectio divina del vescovo rappresenta un’occasione alta e importante per trovarsi una volta di più.
Sarebbe interessante, in tal senso, offrire più giornate sacerdotali nel corso dell’anno, che servano a rendere più forte la verità dei rapporti tra le persone.
Tra i punti critici si è annotato che, come nella società così nella Chiesa e quindi nelle diocesi, è possibile che si creino gruppi di presbiteri chiusi in sé stessi rispetto agli altri che finiscono col dettare l’agenda delle cose da fare o da non fare, cosa che non viene sempre ben accettata dalla base e che di fatto rischia di incrinare l’armonia all’interno della diocesi.
Si nota di contro che oggi c’è grande disponibilità da parte di monsignor Suetta all’ascolto del suo clero e all’aiuto nelle difficoltà.
L’amicizia sacerdotale non è limitarsi ad essere un’allegra combriccola. Il poter condividere tra di noi le gioie e le fatiche del ministero, cosa che anche la più grande amicizia con i laici non può fino in fondo dare, è la gioia di incontrare qualcun altro che così profondamente condivide l’amore per Cristo e la sua Chiesa. È la gioia di sapere che c’è qualcuno vicino a noi che, come noi, «combatte per la causa del Regno divino».
Tutto questo può manifestarsi e rafforzarsi con alcuni accorgimenti pratici: favorire momenti occasionali, ben oltre gli appuntamenti prefissati, come pranzi spontanei e serate insieme, proprio sulla scia delle amicizie più genuine.
Un altro suggerimento è che per le feste patronali nelle parrocchie, il parroco inviti, nei giorni prima o dopo la celebrazione, i sacerdoti del suo vicariato, per condividere con loro il momento di gioia della propria comunità.
Vero cuore dei tanti interventi dell’assemblea sinodale però è stato il rimarcare che oltre ogni opportunità e iniziativa più o meno spontanea è solo la purificazione e l’apertura del cuore che permette la nascita della vera amicizia. Non creando sovrastrutture ulteriori ma vivendo bene quelle esistenti.