L’occasione della solennità della Natività di Gesù e, purtroppo, le sterili e pretestuose dispute sulla data effettiva della sua nascita, che si sono accompagnate alle disposizioni governative circa la gestione delle misure precauzionali dovute all’emergenza sanitaria in corso, mi suggeriscono l’opportunità di condividere di seguito documentate riflessioni e approfondimenti, che inducono a ritenere adeguatamente fondata storicamente l’indicazione del 25 dicembre come giorno vero della nascita di Cristo.
Anche in ambito ecclesiale una sorta di timidezza culturale accompagnata da faciloneria accondiscendente e da pigrizia intellettuale, spinge molti, fedeli e pastori, a non dare adeguata attenzione a tradizioni e riscontri provenienti dalla bimillenaria storia cristiana, in cui credenti intelligenti, preparati, soprattutto coraggiosi e liberi, hanno ricercato con passione tanti elementi umani e storici disposti dalla Provvidenza divina per accompagnare l’esperienza della fede stimolando, come conviene, l’uso dell’intelligenza.
Vengono alla mente la dichiarazione di Luca all’inizio del suo Vangelo: “anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto” (Lc 1, 3-4), e le parole di Pietro: “non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” (2 Pt 1, 16).
Riporto di seguito due interessanti contributi e auguro buona lettura.
+ Antonio Suetta