Ultimo incontro prima della pausa estiva per i preti giovani della diocesi lo scorso lunedì, ospiti del vescovo Antonio in episcopio.
Tema della giornata la riflessione sulle domande emerse durante i laboratori dell’assemblea diocesana dei giovani del 13 maggio.
Il mondo giovanile insieme alle problematiche della famiglia e della catechesi è stato posto al centro dell’attenzione della nostra Chiesa locale e l’incontro appena svolto ha offerto molti spunti per un’analisi attenta.
La sintesi dei temi e delle osservazioni emerse nell’assemblea sono state lette e commentate dal gruppo riunito intorno al vescovo e, dopo la presentazione del responsabile dell’ufficio diocesano giovani, don Claudio Fasulo, e gli interventi dei sacerdoti incaricati nei vari vicariati, si è iniziata la discussione.
La scelta di monsignor Suetta di affidare proprio ai giovani preti il compito di seguire la pastorale giovanile, ha permesso di ottenere indicazioni utili alla comprensione di quanto emerso nei laboratori di riflessione.
Certo, la panoramica fornita dall’assemblea ha provocato reazioni contrastanti, occupando tutta la mattinata, segno che il problema giovanile tocca da vicino la vita e l’interesse dei sacerdoti.
Perciò occorrerà tempo e preghiera per saper leggere e meditare sulle indicazioni espresse in modo talvolta disarticolato e forse persino contraddittorio. Non si deve però sottovalutare il fatto che i ragazzi e i giovani affrontino, nelle loro proposte, una serie di tematiche sulle quali sarà inevitabile ragionare e confrontarsi.
Il proposito di trovare ulteriori spazi di discussione sui messaggi che le diverse età hanno lanciato, soprattutto ai sacerdoti e a tutta la comunità cristiana, diventa quindi stimolo per cercare un contatto personale e profondo con i ragazzi. Sembra emergere soprattutto un problema di comunicazione legato probabilmente all’uso di codici linguistici troppo diversi. Da un lato è richiesto ai sacerdoti di essere «Chiesa in uscita», come ricorda papa Francesco, dall’altro dobbiamo chiedere ai nostri giovani la pazienza ed il coraggio di testimoniare la fede prima di tutto con la presenza e l’impegno costante.
Tra i loro desiderata emerge in modo chiaro la richiesta di ricevere formazione, la consapevolezza che il cristiano è chiamato ad atteggiamenti coerenti, il desiderio di coinvolgimento. Senza cadere nel banale, verrebbe da dire: meno parole, più pizze. Proviamo a vivere momenti di condivisione allo scopo di superare quei pregiudizi che spesso ci bloccano.
Forse, se fossero stati in compagnia dei preti giovani, avrebbero avuto l’opportunità di comprendere qual è lo stile che anima questa comunità ed il loro vescovo che, terminato l’incontro, si è messo il grembiule ed ha cucinato per tutti.