Ecco il testo della meditazione proposta da mons. Suetta ieri sera, 16 dicembre, nella Cattedrale di Ventimiglia (testo non rivisto dall’Autore)
La figura di Maria nell’Avvento: “immagine della Chiesa e della speranza”
Molta è la Parola del Signore che abbiamo cantato e, per la lettura che è stata prima proclamata, abbiamo sentito anche un bel commento da un testo patristico.
Vorrei solo sottolineare un passaggio che abbiamo cantato nelle Profezie invitatorie, all’ultimo versetto: “Pronta è la regina, amabile come l’aurora, bella come la luna, e splendente come il sole”.
Certamente queste parole ci fanno pensare a Maria che in questo tempo di Avvento è la figura principale, Colei che è stata la porta attraverso la quale il figlio di Dio è venuto ne mondo.
Lei è stata la degnissima dimora che Dio ha preparato per l’incarnazione del suo Figlio Unigenito.
Però noi sappiamo che la Beata Vergine di Maria è anche immagine e modello della Chiesa e dell’intera umanità.
E’ molto bello che questa sera, cominciando la Novena di Natale, quindi affrettando di più il nostro passo spirituale verso questa solennità, riscopriamo, ed è anche il tema del Giubileo che inizieremo la notte di Natale, tutto incentrato sul tema della Speranza, il momento in cui noi scopriamo di essere guardati così da Dio, di essere contemplati così da lui.
Ci vengono in mente le parole che, come un ritornello, scandiscono il racconto antico della creazione: c’è il Cielo, c’è la terra, ci sono le piante, c’è il mare, e Dio vide che era una cosa buona. Quando cresce l’uomo vide che era una cosa molto buona. E poi cessò da questo lavoro il sabato, e regalò il sabato all’uomo, affinché anche l’uomo fosse capace di concentrare la bellezza e le meraviglie di Dio.
Questa Parola stasera ripete a ciascuno di noi, e ce lo ripete come comunità diocesana, come Chiesa di Ventimiglia – Sanremo, che e noi siamo amabili come l’aurora, belli come la luna, splendenti come il sole. Magari queste parole possono un po’ anche imbarazzarci, perché ognuno di noi conosce i propri limiti, le proprie infedeltà, i propri fallimenti, le fatiche, certo! Ci sono tutte queste cose ma, come spiegava il testo molto bello di San Massimo, la luce della salvezza del Signore supera ogni tenebra di male.
Questo non vuol dire che il Signore non attenda la nostra risposta, questo non vuol dire che non dobbiamo aprire la porta e rispondere un “Sì”, ma questo vuol dire che noi siamo attesi come un sposo attende la sposa.
Il re di Israele, come diceva il testo, busserà e ci chiederà di aprire la porta e lo farà giunto il tempo delle nozze. Sembra un bellissimo rito, incamminarci verso il Natale, verso il Giubileo, con questi sentimenti: non appesantiti dalla zavorra dei nostri peccati, turbati dalle paure, di quello che sovente accade sotto i nostri occhi, ma davvero fiduciosi nell’amore di Dio, che anche nel cammino del deserto può far scaturire acqua dalla roccia, se noi crediamo, se noi apriamo la porta.