Secondo appuntamento per il corso di aggiornamento dedicato agli insegnanti di religione (Irc) della diocesi di Ventimiglia – San Remo. Un cammino di approfondimento che presenta una tematica delicate e molto attuale: la ricerca della felicità. Dopo l’incontro tenutosi a novembre, curato dal vescovo Antonio Suetta, sabato scorso ha avuto il compito di continuare il percorso Andrea Porcarelli, docente di pedagogia dell’università di Pavia, autore di testi scolastici e di numerose pubblicazioni. Il corso, promosso e organizzato dall’ufficio scuola, nasce dalla collaborazione con la federazione italiana scuole materne (Fism) e altri uffici diocesani. L’impegno della formazione unisce le varie realtà del territorio, perchè si sente l’urgenza di rispondere a nuove e vecchie problematiche con contenuti e strumenti adeguati alla società odierna. La relazione di Porcarelli ha suscitato un dibattito ricco, grazie anche alla presenza di un folto pubblico. Perchè la felicità può diventare oggetto di attenzione educative?
Il professore dice: «L’educazione si fa carico della crescita della persona in quanto tale, di aiutare ciascuno a «diventare quello che è», cioè a realizzare appieno l’umanità di ogni uomo. In questo cammino è importante trovare dei punti di riferimento, che possano aiutare ciascuno a delineare i propri orizzonti di senso, che – in un certo modo – costituiscono lo sfondo del progetto di vita che prenderà forma man mano, in modo più o meno consapevole. Ruolo dell’educatore è certamente quello della guida, ma anche e soprattutto quello del «testimone» e – più ancora – quello del generatore di speranza. È stato detto che la speranza è anima dell’educazione ed il fatto di essere testimoni generativi di speranza è il modo in cui l’educatore – ed anche l’insegnante che non rifiuta la propria missione educative – diviene strategico per il delinearsi di orizzonti di senso ricchi di motivazioni positive, capaci di aiutare i nostri bambini e ragazzi ad andare oltre alla logica delle «passioni tristi»».
Quanto la scuola in generale e l’Irc in particolare hanno responsabilità in tal senso? Porcarelli precisa che «la missione della scuola è quella di educare attraverso l’istruzione, quindi essa non può venire meno alla propria missione educativa e, in essa, tutti gli insegnanti hanno una responsabilità in tal senso, sia in quanto adulti significativi e testimoni di umanità, sia in quanto capaci di educare per mezzo della cultura. In tale scenario si configura una responsabilità specifica per l’Irc, che si configura come disciplina strutturalmente orientata a mettere gli studenti a confronto – in modo esplicito – con orizzonti di senso, a partire dal messaggio Cristiano – e delle grandi religioni –, per favorire il confronto tra i diversi sistemi di significato. L’insegnamento della religione ha una struttura fisiologicamente «sapienziale», con un’ «apertura antropologica», in cui la consapevolezza che «Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo» si traduce in una responsabilità, anche di tipo educativo»».
Alla fine della mattinata si è rinnovato l’appuntamento per la prossima tappa che si terrà il 29 febbraio con la relazione di Renato Barbruni, psicologo e psicoterapeuta, dal titolo «La ricerca della felicità e lo smarrimento nell’angoscia».
di Anna Gioeni