Sono giorni avvolti nella luce della Grazia e scaldati dall’affetto degli amici e delle comunità parrocchiali che ha incontrato da seminarista: questi in sintesi i sentimenti di don Valerio Vacca, neo–sacerdote, che è stato ordinato il primo luglio a Taggia per l’imposizione delle mani del vescovo Antonio Suetta.
La sua gioia è visibile, sia per la serenità del suo volto, sia per l’energia di un ministero che ha subito voglia di mettere a servizio della chiesa locale – in questi giorni è già al lavoro nei campi estivi dei giovani –.
Durante l’incontro con don Valerio, l’entusiasmo si è manifestato del tutto quando ci ha aperto il suo cuore, regalandoci un’intensa testimonianza vocazionale.
Come hai avvertito la chiamata del Signore?
In terza media, attraverso le parole del mio vice parroco, parole che mi sono rimaste in testa e nel cuore per anni.
Il Signore mi aveva fatto un invito che io per anni ho rifiutato, ma confermato da alcune esperienze ed in particolare un pellegrinaggio a Lourdes – quando avevo 17 anni – mi hanno fatto cedere alla volontà di Dio, convinto che da Lui potesse venire solo il mio bene.
Come è stato presiedere per la prima volta la celebrazione dell’Eucaristia?
È stata un’esperienza particolare, come se non fossi io a compiere quei gesti e dire quelle parole. Per quanto mi fossi preparato non mi sentivo minimamente pronto. Al momento dell’offertorio ho sentito che qualcosa di troppo grande mi stava avvolgendo, e finché non mi sono seduto dopo la comunione, questa sana inquietudine non mi ha lasciato.
Quali grazie chiedi al Signore per la tua vocazione e per i tuoi confratelli?
Per la mia vocazione chiedo di rimanere sempre unito al Signore e di non cadere in superbia. Per i miei confratelli chiedo la grazia dell’unità, tra loro e con il vescovo.
Di cosa ti occuperai in questi primi mesi di ministero?
Sono già ai campi e fino ad agosto resterò in montagna con i bambini e i ragazzi della parrocchia di San Rocco, dove eserciterò il ministero di vicario.
Cosa diresti ad un giovane che si sente chiamato ad entrare in seminario ma teme di sbagliare strada?
Direi di fidarsi, e almeno di provare. Il Signore è fedele e nel tempo, già quello del seminario, conferma e mantiene le sue promesse.
E al seminario don Valerio guarda con riconoscenza e pensa, nella preghiera, alle attività che la comunità educante ha vissuto nelle scorse settimane con i giorni di accoglienza e presentazione dei giovani che stanno decidendo di intraprendere il cammino di formazione al presbiterato e quindi diventano i suoi «successori» nella lunga storia di invio di operai per la messe che il Signore da sempre opera.
Un seminario gestito come una famiglia, con la presenza costante del vescovo tra i seminaristi, la conduzione paterna e serena del rettore, don Ferruccio Bortolotto e il nuovo padre spirituale, don Daniele Bisato.