di Davide Tepasso,
già Maestro Direttore della Cappella Musicale
Diocesana di Ventimiglia – San Remo.
In questo mese di maggio che sta per concludersi la Chiesa di Ventimiglia- San Rermo ha vissuto un “evento storico”: il suo primo pellegrinaggio al Santuario di Notre Dame de La Salette, in Val d’Isere, guidato dal suo Pastore, il Vescovo Monsignor Antonio Suetta, nei giorni del 20 e 21, in occasione della solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo.
Come devoto della Belle Dame, invocata sotto il titolo di “Riconciliatrice dei peccatori”, come assiduo frequentatore del Santuario e studioso dell’iconografia salettina, da anni avvertivo in me vivo il desiderio che questo luogo di “incontro” con la Santissima Madre fosse scelto quale meta di un pellegrinaggio ufficiale da parte della mia Chiesa locale. E l’“appuntamento”, nell’economia della Provvidenza divina, è arrivato. Deo gratias!
Il valloncello – attraversato dal rio Sezia, sotto il Monte Gargas – è così apparentemente anonimo, come una piega intima scavata nella terra, volutamente nascosta tra i pascoli panoramici con vista aerea sulla catena delle Hautes Alpes, ma fu scelto da Dio per l'”incontro” – ancora una volta per Sua iniziativa d’Amore – tra cielo e terra, tra la Madre Santissima, Regina del Paradiso e “Humble Servante” dell’Onnipotente, e due pastorelli che sarebbero stati chiamati a diventare portatori di un messaggio importante, anzi più di un semplice messaggio: “une grande nouvelle“, come la stessa Belle Dame ebbe ad esprimersi all’inizio dell’apparizione.
Una sola giornata, il 19 settembre 1846, fu sufficiente per rendere questo sperduto pascolo d’alta quota uno dei luoghi di devozione mariana più conosciuti e più frequentati al mondo. Oggi la Salette è il secondo Santuario di Francia per il numero dei visitatori, dopo Lourdes.
Una sola l’Apparizione. Perché? Nel Mistero della Volonta’ di Dio, innanzitutto, certamente questo è stato il Suo volere. Ed anche perché – possiamo affermare a buona ragione – questo “incontro” ed il messaggio affidato ai due testimoni, sono così completi, “compiuti”, che non necessitavano di ulteriori aggiunte celesti, se non della canonica Approvazione, arrivata attraverso il Mandement del 1851 da parte del Vescovo di Grenoble, il sollecito e saggio Monsignor Philibert de Brouillard, che istruì un rigoroso processo canonico, ed istituì ben due Commissioni per lo studio dell’evento. Tale pronunciamento ufficiale venne emanato cinque anni dopo l’evento soprannaturale. Nel Mandement il Presule afferma che l’Apparizione “ha in sé tutte le caratteristiche della verità e i fedeli sono fondati – traduzione letterale – per crederla indubitabile e certa.” Il Vescovo di Grenoble, nel rispetto delle prescrizioni del Concilio di Trento, trattandosi di una “rivelazione privata” in quanto contenente un messaggio, prima di pronunciarsi (in qualità di autorità a cui compete, per diritto divino, esprimersi a nome della Chiesa sul “miracolo” mariano avvenuto: l’Apparizione), inviò alla Santa Sede le risultanze della relazione alla quale il processo canonico aveva condotto. Nell’agosto 1848 giunse al Sommo Pontefice copia della relazione. La Santa Sede approvò l’esito della stessa.
Eppure furono in tanti, nel secolo XIX, come non mancano a tutt’oggi – anche se, di certo, in minor numero e… con meno astio – i detrattori dell’evento de La Salette. I due testimoni dell’Apparizione avevano ricevuto, oltre al cosiddetto “messaggio pubblico”, anche due “segreti”, che la Santa Vergine ha comunicato seperatamente ad ognuno di loro ad un certo punto dell’Apparizione. Non ci fu verso di farsi dire, né con le buone né con le cattive alcunché, tanto da Maximin come da Melanie. Nulla sfuggì loro di bocca al riguardo. Furono molti e sottili i tentativi per estorcere ai due ragazzi almeno gli argomenti ai quali i “segreti” si riferivano, o i tempi in cui si sarebbero realizzati gli eventi in essi contenuti. Solo al Santo Padre avrebbero comunicato i “segreti” e così fecero: li misero per iscritto e le stesure autografe vennero consegnate dai delegati del Vescovo di Grenoble nelle mani del Beato Pio IX il 18 luglio del 1851. Tali documenti, con le relative buste, sono stati rinvenuti soltanto di recente, dallo studioso Michel Corteville, che, nell’ottobre 1999, li scoprì negli Archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede, aperti alla consultazione. Da tempo si credeva fossero andati perduti e, quindi, …immaginiamo la congerie di illazioni, favole, scempiaggini, elucubrazioni vaneggiamenti, discussioni che si erano alimentate. Mentre viene reso pubblico il contenuto della terza parte del “segreto” di Fatima, ecco che “spuntano fuori” gli originali dei “segreti” dati dalla Vergine ai due pastorelli sui pascoli de La Salette. La poderosa tesi di laurea in teologia, discussa nell’ottobre 2000 presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum – da Michel Corteville, sarà pubblicata in due enciclopedici tomi con il titolo La “Grande Nouvelle” des Bergers de La Salette, editi da Pierre Téqui editeur. Sempre allo studioso Padre Corteville dobbiamo pure il ritrovamento del dossier su La Salette – il Memoire – redatto dal grande filosofo e scrittore cattolico Jacques Maritain, da lui stesso consegnato a Papa Benedetto XV nel 1918. Edito sul finire del 2022 per i tipi dell’Angelicum, il poderoso studio storico, biblico, teologico, canonistico, antropologico, psicologico dedicato a La Salette dal grande pensatore cattolico che sarà ambasciatore di Francia presso la Santa Sede durante il Pontificato del Venerabile Pio XII, rappresenta uno dei testi – insieme con i due tomi di M. Corteville appena citati ed i tre fondamentali volumi di Padre Jean Stern MS intitolati La Salette (editi per l’Association des pelerins de La Salette da Les Editions du Cerf) – dai quali non si può assolutamente prescindere per avere un quadro chiaro, circonstanziato, sereno ed approfondito quanto completo del “Fatto La Salette”. Nella vasta bibliografia sull’Apparizione, la recentissima pubblicazione dell’opera inedita di Jacques Maritain fornisce indubbiamente l’occasione per “abbracciare” in una visione unitaria – ritmata da un’indagine storica dettagliatissima, condotta con un metodo ineccepibile ed epistemologicamente raffinato, da un approfondimento teologico mai banale o forzato, dalla squisita vivacità intellettuale e dalla verve poetica dell’autore che analizza ogni minimo dettaglio di cio che è documentato dell’Apparizione, del messaggio sia pubblico che dei due “segreti”, della vita dei due pastorelli, attraverso lettere e testimonianze di prima mano – “l’Evento La Salette”, nella sua articolazione di questi tre elementi: l’Apparizione, il “messaggio pubblico” ed i testi dei due “segreti”. Mentre, fino a pochi anni fa, si è quasi sempre teso a creare un “cuscinetto” fortemente distintivo tra il “messaggio pubblico” e quelli – cosiddetti “segreti” – che i due pastorelli avrebbero potuto comunicare solo successivamente. A partire dal 1858 Melanie avrebbe potuto rendere pubblico il suo, come ebbe a dirle la Santa Vergine.
Fino ad ora, sostanzialmente, si è cercato di operare un netto distinguo tra ciò che era stato riconosciuto constare “de supernaturalitate” e quello che, invece, riguardando i “segreti”, si affermava essere “al di fuori” del messaggio vero e proprio e quindi da rigettarsi in toto o quasi.
Adesso, grazie alla pubblicazione del Memoire di Maritain ad opera del Padre Corteville – al quale bisogna riconoscere un grande rigore scientifico ed una acribia davvero rara nel trattare ogni passo di questo importantissimo testo, arricchito degli ulteriori sviluppi della devozione, degli studi e dei documenti originali trovati dagli anni in cui Maritain redasse l’opera ad oggi – si possono, anzi si “devono”, fare davvero dei passi in avanti nella comprensione complessiva dell’evento e del suo significato. Tra gli autori che hanno scritto su La Salette si possono facilmente riconoscere le due “fazioni”: quella dei cosiddetti “Salettini” (che negano l’autenticità dei “segreti” e dipingono i due testimoni in modo decisamente riduttivo) e l’altra dei “Melanisti”, che hanno sempre sostenuto con forza sia l’autenticità del testo del “segreto” a lei affidato che la santa condotta di vita della pastorella di Corps ed auspicano sia elevata agli onori degli altari. Si era finito per stigmatizzare – approfittando delle voci di discredito circolate circa il proseguio della vita dei due veggenti dopo l’evento – Maximin e Melanie come due persone non realizzate, la cui fragilità ha avuto il sopravvento; due persone che, per una serie di situazioni e di loro insicurezze o fantasie, hanno seguito, alla resa dei conti, strade poco “convenienti” all’altezza della chiamata che avevano ricevuto in modo così diretto. Innanzitutto, nulla di più improprio in una lettura teologica circa la vocazione allo stato delle persone. Poi, relativamente ai fatti, non c’è nulla di più contrario alla realtà! Lo attestano le più che abbondanti testimonianze che il cahier di Maritain passa in rassegna. Che pregiudizi: pretendere che le dinamiche della vita dei due pastorelli fossero in un continuo “crescendo” privo di fallimenti e delusioni personali… Quasi non si concepiva il fatto che delle persone “predilette” da Dio, come Maximin e Melanie, potessero “rimanere” laici e non coronare la loro crescita cristiana con il sacerdozio lui e la vita consacrata lei… C’erano queste logiche allora… Se i due veggenti da subito colpirono molti per l’iperattivismo lui e per una grande ritrosia lei, per un tratto che potremmo sinteticamente definire necessariamente un po’ “selvatico”, il cammino cristiano della loro vita li vide impegnarsi seriamente per migliorarsi nel mettere in pratica la legge di Dio e lasciarsi trasformare dallo Spirito per crescere nella pazienza, nell’obbedienza, nella profonda relazione con Lui e con i fratelli. Sempre disponibili a raccontare l’accaduto a coloro che si presentavano per chiedere dell’Apparizione e per domandare preghiere. Rimanendo fedeli ai comandi del Signore come pure all’invito della Belle Dame. Anzi, dall’abbondante serie di documenti che Maritain presenta si ha modo di comprendere chiaramente il perché, dopo la morte della Pastorella avvenuta, nel 1904, ad Altamura, ci fu chi promosse il suo processo di Beatificazione e Canonizzazione. Dalle sue lettere, oltre che dalle sue deposizioni, nonché dalle testimonianze dirette di chi ha conosciuto bene per davvero Melanie, emerge l’inconfutabile impressionante fedeltà della Pastorella di Corps, per tutta la vita, alla “missione” affidatale dalla Vergine e la sua coerente sequela dei santi comandamenti di Dio. Anche circa Maximin, dalle testimonianze di chi gli visse accanto e dai suoi stessi scritti, si può affermare ciò! Quanto è costato loro l’umile esercizio della missione che ricevettero sul monte! In particolare, per Melanie, poi, non si può non restare “a bocca aperta” tanto di fronte alle meraviglie compiute da Dio in lei quanto davanti alla sua esemplare docilita’ allo Spirito ed alla sua accoglienza, come vittima d’Amore, delle numerosissime e dure prove, durante la sua vita di mistica unione con il Signore e la Sua Santa Madre. Melanie crebbe, fin dalla piu tenera età, istruita nelle cose di Dio da Colui che chiamava “il Fratellino”, e che solo da grande capira’ essere il divin Maestro.
La storia del fatto de La Salette, non è assolutamente da riscrivrere. Anzi, il contrario. Essendo già stata “scritta” dal cielo, convalidata dall’Autorità ecclesiastica e trattata con coscienza e scienza da non pochi “uomini di buona volontà” (basti pensare a Leon Bloy, Paul Caludel, lo stesso Maritain, Francois Mauriac e tanti altri…). Essendo, quindi, già stata “scritta tutta”, ha solo da essere accolta per ciò che di grandioso e di rasserenante presenta al Popolo di Dio.
Non c’è “rivelazione privata” nella Storia della Chiesa che abbia non soltanto un nucleo cosi’ fondamentalmente biblico come l’evento de La Salette, ma anche una tale ricchezza di “stile” biblico in ogni suo aspetto: dal modo con cui è stato espresso il messaggio alle immagini con le quali la Bella Signora ha parlato ai due pastorelli, testimoni dell’Apparizione: Melanie Calvat di 15 anni e Maximin Giraud di 11. Chi dice che il messaggio della Salette è “spaventoso”, di certo ha poca confidenza con la Sacra Scrittura e non conosce le modalita’ espressive con cui gli Autori sacri hanno presentato l’Amore, la premura del Padre, il suo “essere geloso” del Suo Popolo, la Sua fedelta’ al patto stabilito con lui nonostante le infedelta’ e le ricadute nel peccato da parte dei discendenti di Abramo. Chi giudica “tremendo” il messaggio della Bella Signora in pianto, poco ha “frequentato” le pagine dei profeti e nulla sa dei generi letterari presenti nell’Antico Testamento. Tutto nell’evento de La Salette ha un “tono”, “senso”, “significato”, “richiamo”, dinamiche e gestualità bibliche. Forse la sua profonda e finissima ricchezza dal punto di vista teologico e scritturistico è diventata, proprio essa stessa, uno dei principali “motivi” di contraddizione nella lettura dell’evento Proprio come è accaduto per Gesù,’ diventato “segno di contraddizione” (Lc 2, 34). Non a caso è il versetto successivo – il 35 del secondo capitolo del Vangelo di Luca – quello in cui l’anziano santo profeta si rivolge così alla Madre di Gesù: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. E il 19 settembre del 1946 la Santa Vergine apparve all’ora dei Primi Vespri della festa dell’Addolorata, fissata allora nel calendario liturgico il 20 del nono mese dell’anno. E, come non bastasse, quel 19 settembre era pure un sabato, giorno della settimana tradizionalmente dedicato liturgicamente alla memoria della Beata Vergine Maria.
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“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura“, leggiamo nel Vangelo di Marco al capitolo 16, versetto 15, proclamato nella solennità dell’Ascensione. È la pagina dell’evangelista Marco in cui ci viene presentata l’Ascensione di Gesù al cielo. Il “mandato” di Gesù e la sua rassicurazione che sarà con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, precedono la sua ascesa al cielo: il Figlio Unigenito, glorificato, torna al Padre. Siamo sul il Monte degli Ulivi, a Gerusalemme. Di lì si gode una vista panoramica sulla Città Santa, in cui si sono compiute le Scritture, dove il Messia, l’atteso dai secoli, ha offerto Se stesso fino all’effusione del Sangue sulla croce ed è risorto il terzo giorno!
Con le parole “Allons mes entants, fait-le bien passer a tout mon peuple!”, La Bella Signora, termina il suo messaggio a Melanie Calvat ed a Maximin Giraud nel pomeriggio del 19 settembre 1846, mentre percorre il pendio, verso oriente, in direzione della cima dell’avvallamento nel quale è apparsa loro, più splendente del sole, verso oriente. Di lì si alzerà da terra di circa un metro, un metro e mezzo, e dopo aver rivolto lo sguardo sui bimbi e in lontananza in direzione di Roma, terminerà la sua “visita”. La sua figura di luce sparirà: prima la testa, poi le spalle, e così fino ai piedi dai quali Maximin cerca, per ricordo, di prelevare – ma inutilmente – una delle variopinte rose che hanno accompagnato la celeste visione con un sapore di “nuova primavera”. Maximin dirà che la sua figura è scomparsa, come in una padella un pezzo di burro. Ma rimase una luce intensa che i due bambini continuarono ad osservare finchè fu così in alto che non si poteva più vedere. Quel guardare in alto…, come i discepoli all’Ascensione!
Siamo sui pascoli del paese di La Salette-Fallavaux, composto da ben dodici frazioni, a circa 1800 metri di quota sul livello del mare. Da quell’osservatorio privilegiato di uno spaccato della bellezza maestosa del Creato, Colei che della creazione è Primizia, per volontà del Padre, era “scesa” ad annunciare a due pastorelli “une grande nouvelle”.
Ma quale avrà potuto essere questa “grande nuovelle”, quando la Grande Buona Novella ci è stata data in Cristo e la Rivelazione si è compiuta in pienezza ed è, quindi, “conclusa”? La Chiesa, durante i suoi duemila di storia, ha riconosciuto come soprannaturali diversi eventi – temporalmente successivi alla “fine” della Rivelazione – , nei quali il Signore Gesù o la Sua e nostra Santissima Madre, gli Angeli o i Santi sono apparsi a persone, la maggior parte delle volte particolarmente “piccole” e “povere” ma altrettanto trasparenti, semplici, immediate, senza le sovrastrutture intellettive e di modalità relazionali che caratterizzano così tanto noi che ci crediamo e diciamo “normali”. Non c’è nessun’altra “bella cosa” da aggiungere a ciò che ci è stato rivelato in Cristo. È come se il Signore, però, ogni tanto, avesse scelto di intervenire in modo inusuale, al di là delle regole di causalità propria della legge naturale, per ricordarci l’urgenza della risposta del cuore dell’uomo alla chiamata alla conversione da parte di Dio.
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Svegliatasi, Melania, da un sonno profondo che li aveva colti dopo l’ora del frugalissimo pasto – cosa di cui si stupì non essendole ancora capitata, specie a quell’ora –, chiama Massimino, anche lui disteso sul prato. Dove saranno finite le mucche la cui cura è affidata loro? Non le sta vedendo lì attorno. Preoccupata, Melanie sale il leggero pendio dalla “fossa” nella quale si trovano, in direzione sud est, fino ad arrivare ad un’altezza dalla quale finalmente scorge le vacche tranquille dalla parte opposta dell’avvallamento, verso ovest. Mentre fa per girarsi e tornare a scendere il pendio, rimane sbalordita. Un globo di una luminosità indescrivibile splende sull’ammasso di pietre dove avevano fatto i loro giochi, prima di addormentarsi. Invita Massimino a guardare. Da quella sfera di luce che avrà avuto un diametro di circa 60 – 80 centimetri, la luce inizia a dilatarsi specie in altezza, diventando di forma oblunga tale da contenere il delinearsi dei tratti di una donna, che si tiene la testa tra le mani, con i gomiti appoggiati sulle gambe. Piange ed è seduta su quel basamento roccioso. Mentre i ragazzini sono atterriti, Melanie si fa scappare di mano il bastone e Maximin la invita a raccoglierlo perchè se quella “cosa” dovesse fare loro del male, almeno di colpi glie ne suonerebbero… La Signora si alza in piedi e, con voce dolcissima, li invita a non temere e ad avvicinarsi. Di tutta la storia della Chiesa nessuna “rivelazione privata” ha, come questa, oltre ai contenuti assolutamente biblici anche le modalità espressive e “lo stile” attraverso il quale Dio ha amato, ha accompagnato, ha avuto premura del Suo Popolo durante l’Antico Testamento. Il linguaggio profetico di Maria è già chiaro nell’invito ai bimbi ad avvicinarsi: “Non abbiate paura”. La Sacra Scrittura non passa mai sotto silenzio quando si tratta di raccontare come i “grandi incontri” del cielo con la terra siano regolarmente stati introdotti dall’invito a non temere: Pensiamo ad Abramo, a Maria, a Giuseppe, lo sposo di Maria. In Dio c’è pace, quindi primo aspetto è quello delle tenebre fugate dalla Luce e Verità di Dio. Dove c’è Dio c’è pace e svanisce ogni timore.
La Bella Signora verrà così descritta da Melania: “La Vergine Santissima era molto alta e ben proporzionata. Sembrava essere tanto leggera che sarebbe bastato un soffio a farla muovere, però era immobile e molto stabile. La sua fisionomia era maestosa, imponente come sono i signori di questa terra. Imponeva una timidezza rispettosa, mentre la Sua maestà, che imponeva rispetto misto ad amore, attirava a Lei. Il Suo sguardo era dolce e penetrante, i Suoi occhi sembrava che parlassero con i miei (…) La dolcezza del Suo sguardo, l’aria di bontà incomprensibile facevano intendere e sentire che Ella attirava a sé per donarsi. Era un’espressione d’amore che a parole non si può esprimere e nemmeno con le lettere dell’alfabeto. L’abito della Vergine SS. era bianco e argentato, molto splendente. Non aveva nulla di materiale, era fatto di Luce e di Gloria variato e scintillante. Sulla terra non vi sono espressioni né paragoni da poter fare. La Vergine SS. era tutta bella e tutta fatta d’amore. Guardandola, io languivo per fondermi in Lei. Dai Suoi ornamenti, come dalla Sua Persona, da tutto trapelava la maestà, lo splendore, la magnificenza fulgente, celeste, fresca, nuova come una vergine. Sembrava che la parola amore sfuggisse dalle Sue labbra argentee e pure. Aveva l’apparenza di una mamma affettuosa, piena di bontà, di amabilità, di amore per noi, di compassione e di misericordia. La corona di rose che portava sulla testa era così bella, così brillante da non potersene fare un’idea. Le rose, di diversi colori, non erano di questa terra. Era un insieme di fiori che circondava il capo della Vergine SS. proprio in forma di corona; ma le rose cambiavano e si ricambiavano. Poi, dal centro di ogni rosa, usciva una luce così bella che rapiva, e faceva sì che la loro bellezza risplendesse. Dalla corona di rose uscivano come dei rami d’oro e tanti piccoli fiori misti a brillanti. Il tutto formava un diadema che da solo brillava più del nostro sole terreno. La Vergine portava una preziosissima Croce sospesa al collo. Questa croce sembrava d’oro; dico d’oro per non dire un pezzo d’oro. A volte ho visto degli oggetti dorati con alcune sfumature, ciò che faceva ai miei occhi un effetto più di un semplice pezzo d’oro. Su questa bella Croce piena di luce, vi era il Cristo Nostro Signore con le braccia stese sulla Croce. Quasi alle due estremità della Croce, vi erano da una parte un martello e dall’altra una tenaglia. Il Cristo era color carne naturale ma riluceva con grande splendore, e la luce che usciva da tutto il Suo corpo sembrava come dardi lucentissimi che mi infiammavano il cuore per il desiderio di perdermi in Lui. A volte il Cristo sembrava morto, aveva la testa inclinata e il corpo rilassato, quasi cadesse se non fosse stato trattenuto dai chiodi che lo fissavano sulla Croce”.
La Belle Dame indossava un abito – che consentiva di lasciar intravvedere ai piedi le scarpe con fibbia –, un grembiule, uno scialle sulle spalle ed una cuffia in testa. Il fulcro da cui si sprigiona l’infinità di luce dell’intera visione è il Cristo sulla croce che porta al petto. Il “cuore” dell’“incontro” di quel giorno tra il cielo e la terra, non poteva che essere Lui, radioso nel Mistero della Sua Morte e della Sua Resurrezione. L’abito della Belle Dame: non lo strascico di una regina lontana ma l’abbigliamento delle donne di quella terra. Nella logica del Mistero dell’Incarnazione l’Amore di Dio non può che “calarsi” nel tempo e nello spazio del contesto dell’oggi per comunicarSi a coloro ai quali si vuole portare la notizia della Salvezza. Quel grembiule quanto “racconta”: una Regina in “tenuta da lavoro”. E che lavoro: SERVIRE il Padre ed amare i suoi Figli nello Spirito! Non smette mai di “servire” la nostra celeste Mamma. Le mamme sono così “per costituzione”; possiamo tranquillamente affermarlo! Lei, poi, che è la Madre di Dio, quanto ancora di più! Lei, alla quale – come dirà nel messaggio – quanto costiamo; mai potremo ripagarla per cio’ che fa per noi. E noi non ci facciamo caso. Ce l’ha detto chiaro, alla Salette, senza volerci rinfacciare nulla né avvilirci!
Inizia il messaggio, prima in francese, proseguendolo in dialetto quando Melanie dimostra di non aver compreso cosa significhi “pommes de terre”, le patate. I due pastorelli, infatti, parlavano solo il patois di Corps, un’espressione del provenzale alpino, e non la lingua francese di cui non capivano che poche parole soltanto. Una delle grazie straordinarie ricevute dai due testimoni dell’Apparizione fu proprio il dono della memoria esatta della completezza di quel discorso in una lingua che non conoscevano. Non avevano capito – spiegheranno loro stessi – il significato di ogni parola pronunciata dalla Bella Signora in francese ma era stato dato loro di partecipare alla comprensione dei concetti trattati. I “segreti” la Belle Dame li darà in lingua francese, come pure il mandato finale. Veniamo al messaggio, dopo l’invito a non avere paura.
“Se il mio popolo non si sottomette, sarò costretta a lasciare cadere il braccio di mio Figlio, esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo!”. Non ha nulla di nefasto il messaggio dato dalla Vergine Santa a La Salette, come già ho sottolineato. Cosippure non hanno nulla di minaccioso gli “avvertimenti” che Dio fa al Suo Popolo, così poco fedele, così poco attento ai desideri del Suo Cuore, così lontano da Lui. La Santa Vergine parla a nome di Dio, come i “messaggeri”, nella storia della Salvezza hanno sempre parlato a nome di Dio. I profeti sono “voce” di Dio. “Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e voi non volete concedermelo”, prosegue. La Belle Dame piange, continuamente. Melanie testimonierà che le lacrime non cadevano a terra ma svanivano arrivando circa all’altezza delle ginocchia. Ai lati della croce, come in aggetto, una tenaglia ed un martello, due degli stumenti della Passione che non era raro incontrare nelle chiese delle borgate alpine di quell’area geografica nei secoli passati. Quei chiodi possiamo ribatterli, oggi, noi, con il nostro peccato, o, convertendoci, possiamo “toglierli” dalle mani trafitte del Messia…
“Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarLo incessantemente e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi”. Ecco il motivo delle lacrime della Signora tutta di Luce; lei, “piena di Grazia”…
Puo’ soffrire Dio nella gloria in cielo? Ed i Santi con Lui nel Regno in cui, ci assicura la Scrittura e prega la Liturgia, “saranno asciugate le lacrime? Il nostro Dio è un Dio che ha compassione di noi. E, pur eternamente glorioso e vittorioso, puo’, nella Sua assoluta libertà, scegliere di vivere il Suo Amore per noi partecipando ai nostri dolori e “soffrendo” per la nostra lontananza da Lui. Egli che ci vuole in Sua compagnia per sempre! Già Pascal diceva che la Passione di Cristo durera’ fino alla fine del mondo… In questo senso non è scorretto teologicamente parlare del Dolore di Dio. Il grande mariologo italiano montorfano Padre Stefano De Fiores ci teneva a trattare questo delicato quanto importante argomento. In suoi diversi scritti ha sottolineato come Dio possa liberamente scegliere, Lui Onnipotente, nella pienezza della Sua gloria, di partecipare al nostro dolore! Come sono eloquenti le lacrime di tuo padre e di tua madre! Quanto ci dicono del suo amore per noi le lacrime della Mamma celeste! Più di tanti discorsi… Sono la fresca e dolce rugiada che, prima dell’alba, annuncia l’inizio del giorno della Misericordia!
La Belle Dame, accorata, fa presente ai due ragazzini che due sono le cause delle sofferenze che la gente, per ignoranza e mancanza di riflessione oltre che di fede, addebita a Dio: il mancato rispetto del precetto festivo e l’offesa al Santo Nome di Dio pronunciato non solo invano ma accompagnato da bestemmie diventate sulla bocca dei carettieri prassi di un vivere comune che ha perso di vista Dio ed ha dimenticato il Suo santo Timore. La Belle Dame, Regina dei cieli, a La Salette si mostra quale Addolorata – certamente –, in pianto e sofferente, non più per i dolori dell’Unigenito, come quel giorno, sul Calvario, (luogo in cui ella ci ha spiritualmente “partoriti nel dolore”), ma per i dolori che le causiamo noi, oggi, figli “non primogeniti”, poveri peccatori. Che, nella nostra nullità, però, nel momento in cui non riconosciamo a Dio il primato che Gli spetta e che è nostro dovere vivere, rischiamo di finire tante volte per “paralizzare” l’azione continua di intercessione che la Santissima Vergine svolge “sans cesse” per ognuno di noi. La nostra persistenza nel non riconoscere a Dio il giorno che Egli ha riservato per Sè, e nel non onorare il Suo Santissimo Nome come conviene al Re del cielo, della terra, dell’intero creato, del tempo e della storia e Signore della nostra vita, ci viene da chiederci: possibile che abbia una “peso” così “importante” da rendere “inefficace” la santa ed ininterrotta premura di Colei che, “Tutta Pura”, prega per noi incessantemente? Si: questa è la realtà delle conseguenze alle quali può condurre un cattivo utilizzo del libero arbitrio da parte nostra. La Santa Vergine, a La Salette, è apparsa con le mani nascoste nelle grandi maniche dell’abito. Non è mancata la lettura della “posa monacale” delle braccia di Maria. I monaci, infatti, nei quali tale postura è usuale, vivono il loro “ritmo quotidiano” continuamente scandito dal riconoscimento del primato di Dio attraverso la preghiera ed il silenzio, come lo viveva Maria. Qui non penso possa essere errato se lo si interpretasse anche come un’immagine del nostro “paralizzare” ed impedire a quelle braccia amorevoli di Madre che, per loro stessa natura e missione, si spalancano al gesto di aprirsi accoglienti per poterci tutti tenere “stretti al cuore”, protetti dal suo manto… Finiamo per “legare” le mani alla nostra celeste Mamma come furono legati i polsi a Colui che Pilato così presento’: “Ecce homo”! Di quanto siamo colpevoli se non ci convertiamo! Rendiamo vana l’opera della Redenzione per noi e “blocchiamo le braccia” alla nostra Madre che, mediante la sua intercessione, è chiamata a fare come Aronne e Cur con Mosè. Erano loro a sostenere elevate verso il cielo le braccia di Mosè, l’intercessore del Vecchio Testamento. Ora Gesù, l’Intercessore per eccellenza, nell’Era della Grazia! “Se non si convertiranno…”: se non ci convertiremo, se non riconosceremo con amore filiale ed obbedienza riverente il primato di Dio, saremo testimoni di ciò che la nostra “ribellione a Dio” porterà come “causa” nell’ordine della natura per l’uomo e l’intero creato.
“Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra. Ve l’ho mostrato l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso! Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve saranno più (…)”. È da questo punto che la Belle Dame inizia ad esprimersi nel dialetto di Corps, paese natale dei due veggenti. “Si la recolta se gasta nei riera qué per vous aoutre. Vous laléou fa véire l’anna passa per là truffa (…) Si avrà de bla, foou pas lou semena (…)”. “Se avete del grano, non seminatelo, Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che verrà cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa, i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti da convulsioni e morranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà».
Immagini concrete: come tutta la Sacra Scrittura esprime il rapporto di Amore di Dio per l’uomo e l’infedeltà dell’uomo verso il Suo Signore con immagini concrete, tratte dal mondo immediatamente sotto gli occhi dei destinatari di quelle parole. E le Parabole? Immagini più concrete di così! Capolavori di vere e proprie “Immagini in movimento”!
Il procedere del discorso della Vergine è stato indicato da diversi biblisti come segua la dinamica della “requisitoria processuale” tipica dell’Antico Testamento, in cui Dio fa presente al Suo Popolo la gravita’ delle sue infedeltà. Come si sono “fermati”, più che soffermati, sulle immagini delle devastazioni, sulla terra “desolata” – come la definirebbe Isaia… a proposito di profeti! – tanti di coloro che si sono accostati al fatto di La Salette! Non riuscendo, più, “impantanati” nella tristezza che quelle immagini di morte non potevano non evocare, a rialzarsi per proseguire “verso” ciò che la Bella Signora avrebbe detto subito dopo.
Ma non è questo il nucleo del messaggio, come la corona di rose sul capo di Maria non era il centro dello splendore della sua figura durante l’apparizione. Bensì il Cristo morto e risorto, sul suo petto! La nostra adesione a Cristo, la nostra conversione, puo’ davvero “cambiare” il corso degli eventi. Quanta importanza ci dà il Signore! Può “evitare” conseguenze nefaste che, se perseverassimo nel male, non potrebbero che essere ineluttabili! Il Signore attende che in Lui possiamo dare un nuovo “indirizzo” alla storia! Ecco il “concentrato” strepitoso sul quale siamo invitati a meditare e dal quale ripartire con coraggio e fiducia: “Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”.
Se ci convertiremo il Signore farà derivare, quali “conseguenze” della nostra sincera volontà ed impegno di tornare a Lui con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, veri e propri miracoli d’amore per il nostro bene, per “sfamarci” lungo il cammino perché possiamo raggiungerlo in pienezza di salute nell’eternità! Per “sfamare” la fame della nostra anima prima ancora che dei nostri corpi! Mucchi di grano dai mucchi di pietre. Il grano e le patate: la base dell’alimentazione di quelle terre al tempo dell’Apparizione e non soltanto. Ed i frequentatori de La Salette hanno ben presenti quanto siano “di casa” lì, le rocce, le pietre… dalle vette imponenti agli ammassi lapidei sparsi qua e là sul pascolo, agli sfasciumi dei canaloni… E le patate, che se non si fossero convertiti, sarebbero marcite entro fine anno? Addirittura, nasceranno nonostante nessuno le pianti. La promessa di un’era di abbondanza al Popolo rinnovato nel cuore, non puo’ che richiamarci Ezechiele 47,9. E la Sorgente di Vita che zampilla fresca dal tempio, per la purificazione del Popolo, non è, nello specifico della Salette, quella sorgente miracolosa, che riprese a sgorgare – questa volta ininterrottamente – ai piedi dell’ammasso di pietre dove i pastorelli avevano costruito il loro “Paradiso”, luogo esatto su cui apparirà seduta la splendente Belle Dame, colei che è Tempio di Dio? Sorgente che i pastori ben sapevano essere secca se non dopo grandi pioggie o durante il periodo di scioglimento delle nevi. Secca quel 19 settembre, iniziò, fresca, a zampillare ininterrottamente, fino ad oggi, nonostante gli anni ed i periodi di peggiore siccità, a partire dal 21 settembre, giorno in cui si presentò “attiva” ai primi pellegrini saliti sul luogo dell’Apparizione?
La nostra obbedienza al Primato di Dio e, quindi, il nostro seguire con umiltà, amore e fedeltà, le Sue leggi, sarà tanto “valorizzato” da Lui al punto da “produrre” – come “conseguenza” – eventi “oltre” i criteri stessi delle leggi della causalità naturale. È parossistico il discorso ma rende molto bene il tesoro di grazie che il Signore riserva a coloro che Lo riconoscono, Lo adorano, Lo pregano come Egli deve essere riconosciuto, adorato, pregato! È altro dalla manna data ai Padri, che era già un miracolo… Non si tratta nemmeno del gioco demoniaco della tentazione di chiedere a Dio che siano tramutate in pane le pietre della monotonia della nostra quotidianità (Mt 4, 2 – 4), alle volte così propria del deserto, un deserto interiore troppo spesso devastante. Come poter “irrorare” l’arsura del nostro procedere, passo dopo passo, a fatica, sui sentieri indicatici da Dio? Con la preghiera! Ascoltiamo ancora la Belle Dame. È stato detto da un teologo che era dalle Nozze di Cana che Maria non parlava. Le frasi “successive” le avrebbe pronunciate a La Salette. A Cana invitò i servi: “Fate quello che Egli vi dirà!” (Gv 2,5). A La Salette ci dice cosa dobbiamo fare, dopo che non abbiamo messo in pratica ciò che Egli, Parola del Padre, è venuto in Persona a dirci! “Fate la preghiera, figli miei?”. ”Non molto, Signora», fu la risposta di Melanie e Maximin. “Ah, figli miei, bisogna farla bene, sera e mattino. Quando non avrete tempo, dite almeno un Pater e un Ave. Quando potrete far meglio, ditene di più. A Messa, d’estate, vanno solo alcune donne un po’ anziane. Gli altri lavorano di domenica, tutta l’estate. D’inverno, quando non sanno che fare, vanno a messa solo per burlarsi della religione (…)”. La Santa Vergine, come Madre, si rivolge a noi domandandoci se compiamo i nostri doveri verso Dio! Lei, come Mamma, non solo può ma “deve” farlo! Ed è partendo dal farci prendere coscienza che il nostro pregare, il nostro vivere la Presenza di Dio ed il nostro vivere alla Sua Presenza, sono da noi troppo trascurati, che ci invita ad allargare l’orizzonte del nostro sguardo e ad osservare come la pratica religiosa stia languendo tra la nostra gente. E ciò non valeva solo per il paesello di La Salette e la città di Corps. Ma vale per ognuno di noi: per la sua famiglia, per la sua parrocchia, per la sua città… La Bella Signora rivolge un’ulteriore domanda ai pastorelli: se avessero mai visto del grano guasto. Rispondono di no. Allora la Signora ricorda a Maximin che lui l’ha visto, la volta che, con suo padre, si è recato nel campo di Coin dove il padrone dell’appezzamento ha mostrato loro come sfregando qualche spiga nella mano tutto cadesse a terra in polvere. Ed aggiunge un ulteriore particolare avvenuto sulla strada del ritorno verso Corps. Un episodio di cui non vi furono testimoni se non lo stesso Memin (così chiamavano Maximin) e suo papà. Che “tocco” di delicatezza e tenerezza! Sì: Dio c’è sempre. E ci guarda. E ci ascolta. E si ricorda anche di ciò che di noi stessi ci siamo dimenticati! E con Lui la Santissima Madre Maria. Loro ci accompagnano e nulla sfugge al loro sguardo così “innamorato” di noi. Le due domande rivolte ai fanciulli dalla Belle Dame non sono né retoriche né provocatorie né polemiche. È ponendo loro tali quesiti che i ragazzi si sentono chiamati “parte in causa”, membri di quel Popolo, il suo Popolo al quale è rivolto il messaggio.
Cosa Fare?
Tanti di coloro che si dicono “devoti” della Madonna de La Salette, rimuginano su quali potranno essere i castighi se continuiamo ad ostinarci a non riconoscere il Primato di Dio attraverso la partecipazione all’Eucaristia domenicale ed il rispetto al Santo Nome di Dio e la preghiera. Ma su quel prato Melanie e Maximin non sono rimasti con la Bella Signora che tra la mezz’ora e forse poco più di un’ora. Ebbene: tanti devoti sono ancorà lì, “immobili”, anzi “immobilizzati” dalla paura della descrizione di quegli effetti del male che tutti ben conosciamo. Tra l’altro, oggi più che mai, constatiamo con facilità e con maggiore consapevolezza, quanto l’intera casa del pellegrinaggio dell’uomo – sorella Terra – porti i segni delle conseguenze del nostro peccato, del nostro aver distratto l’obiettivo da Dio e di come abbiamo, di conseguenza, agito. Ai tempi dell’Apparizione l’attualità del disastro climatico come “conseguenza” del peccato dell’uomo sarebbe parsa pura fantasia, nemmeno “fantascienza”.
Ma la Bella Signora che fa? Procede ed invita anche noi a procedere, come ha invitato i fanciulli. Dopo aver detto loro in francese “Ebbene, figli miei, voi lo farete conoscere a tutto il mio popolo»; inizia a muoversi, oltrepassa il rio Sezia, andando verso la sinistra e comincia salire il versante opposto. Non si volta più verso i fanciulli ma dice loro, sempre in francese: «Andiamo, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo». Non si volta perchè si va avanti e non ci si ferma quando la missione e incominciata!
Si: la Bella Signora è una donna “di fatti” prima e più che “di parole”. Anzi: è “la Donna dei fatti” oltre che “la Donna che ascolta ed accoglie la Parola”, Lei che ha ospitato nel suo purissimo grembo il Verbo e l’ha dato alla luce. Si, anche a La Salette, sia nell’arrivare che nel riprendere il cammino, si è mossa per prima… Lei che era partita da Nazareth, dopo l’annuncio dell’Angelo, per andare dalla cugina Elisabetta, desiderosa di comunicarle la Grazia della presenza del Suo Figlio e Salvatore dell’Umanità e per servirla, dal momento che, data l’età, sicuramente aveva più bisogno di aiuto di lei. A La Salette la Santa Vergine si comporta proprio “nello stile” inconfondibilmente suo: va! E ripete anche a noi l’ultima sua frase pronunciata ai pastorelli sulla montagna.
Che emozione e quale graditutine dobbiamo al Signore nel pensare che proprio nella solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo, la Santa Vergine, che ha risalito il versante come Gesù era salito sul Monte degli Ulivi prima di ritornare al cielo, invita la nostra Chiesa locale ad essere Missionari della Buona Novella. Quella Notizia sfolgorante di Amore, di Pace e di Misericordia che, a La Salette, lei è venuta a ricordarci per fare di noi suoi testimoni di gioia e di letizia. Annunciatori di quei “cieli nuovi e terra nuova”, di cui ci parla l’Apocalisse ai capitoli 21 e 22. Quei nuovi cieli e nuova terra che il Signore, nel silenzo degli eventi del mondo, sta costruendo per noi!
A. M. D. G.
Davide Tepasso
Sanremo, 24 maggio 2023 Maria SS. Ausiliatrice