Romolo Santo, fulgido pastore, che il tuo gregge guidasti con giustizia e verità aiutaci a restare ancorati sulla roccia e ad essere fedeli in tutto a Cristo».
Le note dell’inno dedicato a San Romolo, patrono di Sanremo, risuonano nella concattedrale di San Siro, dove la comunità della città dei fiori, come ogni 13 ottobre, si è riunita per ricordare con immutata devozione «il vescovo genovese che si votò al sacerdozio proprio in questa terra indissolubilmente legata al suo cuore come tesoro da proteggere, tanto da essere acclamato, ancora in vita, defensor civitatis».
Alla presenza del clero diocesano e della comunità del Seminario, del sindaco e di tutte le massime autorità civili e militari, è il vescovo Suetta a presiedere il rito religioso. «Se i tempi in cui visse San Romolo furono agitati e calamitosi, la storia sembra riproporsi e anche noi oggi siamo ad invocare la protezione di quel premuroso pastore sulla comunità ecclesiale e civile affinchè ci difenda dai pericoli e ci dia la forza di superare la tentazione dello scoraggiamento, della divisione e dell’inerzia triste e disfattista».
Monsignor Suetta invita non solo i membri del clero, ma anche le autorità civili e tutti i fedeli, a guardare a San Romolo, modello di coraggio e di fedeltà alla missione ricevuta, affinchè infonda l’entusiasmo e l’ardore di rimanere ancorati al bene e alla verità per difendere le preziose realtà che ci sono affidate: la Chiesa, la società e la famiglia. Assicura inoltre la preghiera della Chiesa per tutti i governanti, affinché Dio illumini la loro mente e il loro cuore nella ricerca del bene comune e della vera pace. «Ci aiuti San Romolo – conclude – a rintracciare strade e stili di bene per costruire la civiltà con il lievito del Vangelo».
di Carla Viero