Si è tenuta venerdi 29 aprile in seminario alle ore 21 la lectio di monsignor Suetta per i giovani, in preparazione alla prossima Gmg e desidero condividere con voi alcuni spunti che ci sono stati offerti ieri dal vescovo.
Invito:
– ad un’ascesa
– ad alzare la fronte
– ad andare oltre ( me stesso, oltre la purità legale, oltre il settarismo)
La misericordia è il volto di Dio
Viviamo un tempo di cambiamenti: siamo nella fase di transizione: tempo di rottura.
Quando c’è una catastrofe ci si deve fermare su cosa è essenziale. Se noi per quanto riguarda la nostra
ricerca di fede dobbiamo fermarci sull’essenziale
L’essenziale è la tenerezza di Dio e la misericordia è il cuore del Vangelo, che riprende e accoglie l’anelito
del nostro cuore e il grande impegno della fede è ricongiungere il Vangelo, il dono di Cristo alla domanda
dell’uomo. Questo impegno della fede che corrisponde alla nostra ricerca può essere espresso da una
parola? E questa parola può dare all’uomo la sua vera umanità. Questa parola “beati i misericordiosi…” è
misericordia. Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Questa parola può essere
ripresa dall’uomo perché guardare con misercordia è uno sguardo che apre una porta e attraverso di essa
possiamo cogliere il misericordioso, Dio.
Ci ricorda la prima lettera a Giovanni: non puoi amare Dio che non vedi se non ami il tuo fratello che vedi.
Sono un segno della adesione e dell’accoglienza dell’amore di Dio. Sono divise in due grandi parti: opere di
misericordia corporali e spirituali. Non c’è una graduatoria. Gesù dice nel Vangelo di Matteo al capitolo 25
che saremo giudicati su alcuni appuntamenti che Dio ci ha dato. Avevo fame e mi avete dato da mangiare,
avevo sete e mi avete dato da bere. Sembra quasi a proposito di quell’andare oltre un messaggio di
scendere in profondità. Bisogna andare oltre il “socialmente utile”. Si, si parte di lì ma è necessario che
colleghiamo l’opera di misericordia al misericordioso. L’affamato non ha fame soltanto di pane ma anche
del senso della vita, che è Gesù Cristo.
Il cuore di Dio è attento alla fragilità dell’uomo, al suo gemito e al suo bisogno, ma aprendo quella porta
possiamo scorgere non solo il cuore di Dio, ma possiamo anche entrare nel nostro cuore e dire: “che
sentimenti ho nel mio cuore? Che tipo di cuore è? Di volpe, di lupo o evangelico” Se è di lupo “homo
homini lupus” Se è un cuore evangelico sarà un cuore come quello di Dio, che sa farsi attento alla fragilità e
alla precarietà.
Se è un cuore evangelico cambiano le persone… il lievito del Vangelo è la misericordia. Noi potremmo
chiederci su tutte le beatitudini… che sarebbero degli assurdi. Se le scrivessimo su un manifesto: quanta
gente riderebbe! Eppure noi cristiani dovremmo credere, se la nostra fede è autentica, l’unico modo
ragionevole. Ragione è riferito al Logos, il Verbo. Noi sappiamo che tutto è stato fatto in vista di lui. Non c’è
nulla nella vita che non abbia un riferimento a lui. Il Vangelo non è un manuale di istruzioni ma ci dice con
che cuore possimao affrontare la vita e i problemi. E’ una verità fondamentale da cui tutto dipende. Gesù ci
insegna a prenderci di tutto cuore cura di noi stessi, dell’altro e del creato. Dio non si preoccupa dei suoi
diritti, ma rivela i diritti del più povero. L’uomo nel prendersi cura prende lo stile di vita.
Papa Francesco insiste dicendo: Dio non si stanca mai di perdonare, Dio perdona sempre e tutto. Noi
impariamo a riconoscere che la misericordia è la fedeltà di Dio a se stesso, alla sua alleanza, alla sua
incrollabile fedeltà. Questo deve essere lo stile del cristiano. Giubileo è tempo di grazia, un anno
particolare, un multiplo del sabato. Nasce dal Sabato. La bibbia parla di un anno sabbatico, un anno
straordinario del Giubileo…. Il Giubileo ci parla di riposo, inteso soprattutto come contemplazione.
All’uomo che lavora, che è soffocato dalle cose del mondo Dio dice: tu hai bisogno di un tempo di riposo.
Quando Dio manda Mosè non ne fa una questione di vita sociale. Dio manda Mosè con la motivazione di far
uscire il suo popolo perché gli celebri una festa nel deserto. Il faraone: con la scusa della preghiera il popolo
non vuole lavorare. Dio crea il mondo, l’uomo e lo contempla per vedere che è cosa molto buona.
Allora contemplando la nostra vita, a partire dalla domanda che abbiamo nel cuore dice… cosa cerchi? Io
cerco la felicità. Da dei criteri molto concreti di vita e di condotta perché possiamo raggiungere la vera
beatitudine. Fondamentalmente le beatitudini ci insegnano un’altra grande cosa: tutto è dono ed è
sufficiente andare al momento della nostra nascita per capire che tutto è dono. Se altri non mi avessero
accudito io sarei morto: ci sono perché sono stato amato… Catturare questo dono e tenerlo per se non va
bene.. bisogna saper vivere con il gusto della vita secondo la sapienza di Dio.
Se vedete arrivare una nuvola dite: arriva la pioggia… ma se sapete riconoscere i momenti della natura
perché non sapete riconoscere il tempo della visita di Dio. Non possiamo perdere la memoria dal momento
della nascita a tutti i momenti della nostra vita. Abbiamo chiesto al Signore di “non lasciarci sedurre dagli
inganni del mondo”. Spesso non siamo capaci di fermarci perché ci vuole tempo e noi pensiamo di non
avere tempo perché diciamo “il tempo è denaro” e Dio comincia le beatitudini con “beati i poveri in
spirito”. Dio si presenta innanzi tutto come “liberatore”. Verbi nella parabola del buon samaritano e
nell’esodo “ho visto la tua miseria… mi sono reso conto che ti stanno rendendo la vita amarea” passò, vide,
ebbe compassione e gli stette accanto. Spesso abbiamo una idea della distanza di Dio. Ciò che spaventa è
la schiavitù dell’uomo: questo è insopportabile agli occhi di Dio.
Il bagno: battesimo. Il Mar Rosso prefigura. Quel mare affonda quel tipo di uomo che non corrisponde allo
spirito delle beatitudine. L’uomo che causa il gemito, il dolore, il pianto. Beati i misericordiosi… perché di
essi è il Regno dei Cieli. Le beatitudini per noi sono la legge di Dio. Mosè in una simbologia dentro la quale
costruisce un racconto dice: igrandi discorsi del Vangelo di Matteo sono 5, perché ha in mente 5 libri della
torah: Gesù è salito sul monte è ha proclamato le beatitudini perché le beatitudini sono la nuova e
definitiva legge dell’uomo. Lo schiavo è colui che non ha legge, è oppresso, chi non ha legge è una massa
che gli viene data forma attraverso una legge. Non adorare nessun idolo. Adora solo il Dio vivente. “occhio
per occhio… ma io ti dico… prenditi cura dell’altro” Osea “ti è stato insegnato ciò che Dio vuole da te: ama la
giustizia… cammina umilmente con il tuo Dio”. La preghiera di Mosè: Dio vorrebbe annientare il suo popolo
e Mosè: “cancella anche il mio nome dal tuo libro piuttosto che distruggere il tuo popolo”… Dio è
misericordioso e pietoso. “non abbandonare la tua infedeltà al complesso di colpa o al cinismo: intanto non
ci posso riuscire” Le cose vecchie sono passate, Gesù è il compimento la fioritura della nostra vita. Il
Giubileo è un percorso che ci conduce ad entrare in possesso di ciò che ci appartiene. Rimprovero al
popolo: per un paio di sandali comprate il povero. Le persone disoneste diventavano ricche sulle povertà
degli altri. Ogni cinquant’anni tutto deve tornare al suo posto. Il giubileo. Il grande sogno del libro del
Deuteronomio: nessuno deve essere povero in mezzo a te. Non l’hanno mai fatto. Chi scommette su
questa parola del Signore non sempre trova su questa terra il compimento pieno di quello che crede, ma
Gesù lo manda… Il nostro cammino è un cammino che ci riporta dentro di noi e dunque il segno del giubileo
e della misericordia non è quello di mettere in ordine case possedimenti… è “ritorna in possesso delle tue
cose, ma soprattutto a te stesso”. Un gesto di misericordia è una occasione per affermare la dignità
dell’altro e un atto di misericordia soprattutto con noi stessi.
Compito a Casa: leggere Zaccheo, il quale incontrano Gesù e accettando che entri a casa sua: “se ho rubato
restituisco 4 volte tanto”
Il Giubileo è tempo di grazia. L’Antico Testamento ci aiuta a comprenderne il significato: il Levitico stabilisce
una legge per cui gli israeliti ogni 50 anni, nella ricorrenza dell’anno giubilare, devono mettere in libertà
tutti gli schiavi, lasciare per un anno la terra a riposo dalla coltivazione e restituire tutte le terre confiscate
affinché non ci fossero il troppo ricco e il troppo povero (Lv 25,8). Questa legge non fu mai messa in atto
con radicalità. Chi scommette sulla Parola del Signore non sempre trova su questa terra il compimento di
ciò in cui crede.
Thomas Toffetti
Bordighera, 30 aprile 2016