Il variegato panorama artistico ed architettonico è sempre stato lo scenario perfetto della luce. Lo stesso Le Corbusier ebbe a dire che «l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce».
Pertanto, la luce è stata assunta nella determinazione progettuale per divenire essa stessa materia del tutto, che plasma e rinvigorisce ogni parte dell’insieme architettonico ed artistico.
Così, anche la nostra Cattedrale di Ventimiglia mostra nella sua purezza armonica tutti gli elementi che permettono di comprendere il grande valore della luce. Quest’ultima, non è frutto del caso, ma essenza stessa del luogo consacrato, che aiuta nella «actuosa participatio» tutti i fedeli ed il clero riuniti nello svolgimento della Divina Liturgia.
La luce della Sposa di questa diocesi è, alla pari di quella degli esempi artisticamente più eloquenti – si veda la Sainte Chapelle di Parigi –, trasfigurata e trasfigurante. Difatti, non si è chiamati ad ammirare semplici fasci di luce naturale, come un tipico riflesso cosmico, ma un bagliore che trasforma lo stesso sguardo dell’osservatore. Come san Giovanni della Croce potremmo dire che «l’Amata è nell’Amato trasformata». Quindi, i fasci luminosi del tiburio e quelli della finestra dell’abside rievocano il grande movimento amoroso tra Dio che è «Luce da Luce, Dio vero da Dio vero» e l’umanità.
La Cattedrale, eretta tra l’XI ed il XII secolo, secondo alcune fonti sulle vestigia della precedente fabbrica carolingia, è dedicata a Santa Maria Assunta.
In ossequio alle tradizioni e alle fonti locali, la chiesa è stata eretta in corrispondenza di un luogo – secondo quanto attestato in alcune fonti epigrafiche – che accoglieva un tempio pagano dedicato a Giunone. Come in tantissimi casi, ci si trova dinanzi al tipico processo di transculturazione, che ha visto la trasformazione dei connotati tipicamente pagani esistenti in quelli cristiani emergenti. Pertanto, anche il tema della «dedicazione» può indurci a riflettere sul ruolo trasfigurante della luce e sul tema tipicamente mariano.
La bellezza armonica della Cattedrale è da ascrivere al sapiente utilizzo dei rapporti aurei, i quali sono stati assunti a motivo di regola d’arte.
Le tre absidi, contraddistinte da volumi puri, sono decorate e intagliate.
La matrice basilicale a tre navate dell’impianto planimetrico intima fierezza e compostezza, grazie all’uso della materia e ad un verticalismo non esagerato, ma capace di fare innalzare lo sguardo verso l’elegante abside ed il tiburio.
I poli liturgici per le celebrazioni, in questo contesto di eloquente semplicità, sono abbastanza decorosi. Infatti, la Cattedra Vescovile primeggia nel syntronos ligneo posto in aderenza all’abside (ab–sedes) centrale, proprio perché venga evidenziato il «ruolo» paziente e paterno del Vescovo, come Christi Capitis (cfr. CCC 875).