Una fede che diventa carne …
Venerdì 21 febbraio, Bussana Santuario del Sacro Cuore di Gesù, S.E. Mons. Antonio Suetta celebra la santa messa in suffragio di mons Luigi Giussani, a 15 anni dalla morte e a 38 dal riconoscimento pontificio della Fraternità di C.L. Il parroco, don Alfredo Moscatelli, legge l’intenzione di preghiera per le messe celebrate in tutto il mondo: «Affinché, fedeli al carisma di don Giussani nell’appartenenza alla vita della Santa Chiesa, possiamo assecondare l’invito di papa Francesco a “seguire Gesù, ascoltare ogni giorno la sua chiamata” che ci raggiunge attraverso i Suoi testimoni. Offrendo la nostra esistenza per il Papa e i nostri fratelli uomini, domandiamo allo Spirito che l’incontro con Cristo diventi sempre più l’orizzonte totale della nostra vita e la forma vera di ogni rapporto».
La liturgia, i canti, il luogo, gli amici, tutto questa sera richiama ad una fede vissuta, dono del carisma nato dal Giuss, come siamo soliti chiamarlo. La memoria non può che portare all’origine.
Un’avventura nata qui, nelle nostra diocesi, nel 1975 su iniziativa dell’allora parroco della chiesa di sant’Agostino, mons. Giuseppe Boero, docente di religione al liceo A. Aprosio di Ventimiglia. Egli fece incontrare un gruppo di suoi alunni con il prof. Lenoci, docente alla Cattolica di Milano e originario di Ventimiglia, e alcuni studenti universitari appartenenti a CL.
Lo stesso don Giussani il 22 novembre del 1976 fece visita a Ventimiglia: fu un incontro con i ragazzi, i loro compagni di scuola, insegnanti e genitori in due momenti pubblici nella sala dell’allora hotel Splendid.
E’ una lunga storia fatta di volti e di fatti, come ci ha ricordato il nostro Vescovo nell’omelia: “L’opera più grande di Dio nella nostra vita è il compimento della felicità. Quando don Giussani ha cominciato nel suo liceo ad aggregare giovani, che si facevano attenti al suo insegnamento, cercava di testimoniare che se la fede non incide nella vita, se non la cambia, se non la compie, se non la conduce al suo destino, allora è una delle tante cose inutili di cui possiamo fare a meno. La vera testimonianza della fede risuona come felicità, come gioia profonda della nostra vita, una luce, uno sguardo, una capacità di condivisione che va oltre quei momenti che noi giudicheranno assurdi e vuoti trasformandoli in atto di amore e messaggio di salvezza.”
La santa messa si conclude con parole di ringraziamento e commozione: don Alfredo è grato per l’amicizia cresciuta in questi anni, mons. Suetta saluta i presenti ricordando come le parole del canto iniziale, Io ti offro, abbiano segnato anche alcuni passi della sua strada.
Tante esperienze, ma un unico incontro che trasforma la vita.