L’emergenza COVID 19 non ferma la solidarietà anche verso coloro che a causa della condizione detentiva sono costretti a rimanere in cella. Le persone detenute in carcere, attualmente, non possono più ricevere visite dai propri parenti, l’ingresso ai volontari è stato negato già dai primi di marzo, solo Don Alessio, il cappellano, continua la sua opera di vicinanza e assistenza. La settimana scorsa abbiamo avuto un’emergenza: aiutare 20 persone trasferite dal carcere di Modena a causa dei gravi avvenimenti accaduti nei giorni predenti. Servivano abiti, indumenti intimi, asciugamani e prodotti di igiene: la serrata dei negozi e il divieto di uscire di casa ci è sembrato subito un ostacolo insormontabile, ma così non è stato! Il direttore della Caritas, ci ha subito supportato, aprendo il magazzino di Levà dove vengono raccolti gli abiti che le persone abitualmente donano; il Fraterno Aiuto Cristiano della Parrocchia di San Siro ci ha messo a disposizione la sua riserva di indumenti (lì abbiamo potuto vedere il loro aiuto alle persone bisognose, attraverso la consegna di generi alimentari, ma soprattutto con una buona e rasserenante parola di incoraggiamento); Mirella, sempre disponibile verso le richieste degli ultimi, ha donato due borse di asciugamani; i Seminaristi hanno messo a disposizione abiti secondo la loro disponibilità; Mario, al rientro dal lavoro, si è prodigato per l’acquisto di indumenti intimi, mentre Barbara si è recata nel negozio vicino al suo ufficio, per acquistare alimenti per un detenuto celiaco; Annamaria ha raccolto i prodotti di igiene che erano stati portati nelle parrocchie, anche se il 1 marzo, giorno fissato per la raccolta, le celebrazioni Eucaristiche erano già state sospese .
Così in breve tempo, siamo riusciti a procurare tutto ciò che serviva a Don Alessio per aiutare queste persone: sono sicura che questa rete di solidarietà che si è formata intorno a questa emergenza faccia parte di quella “creatività” che anima ogni cristiano e che prende ossigeno dalla nostra fede.
In questo momento che siamo obbligati a rimanere in casa, e questo ci sembra complicato, nonostante la vicinanza dei nostri cari e le comodità che la nostra abitazione ci offre, possiamo renderci conto di quanto sia difficile la detenzione: le celle sono sicuramente poco accoglienti , si è costretti alla vicinanza con persone sconosciute; ora però la sofferenza maggiore è sicuramente la lontanza dai propri famigliari e la mancanza di notizie che genera apprensione per la salute dei propri cari lontani.
Ilaria Pini