Dopo il segno–simbolo del Terzo Paradiso, che campeggia sulla linea di confine italo–francese, è arrivata la Venere degli stracci, altra celebre opera del grande artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto, installata nella Chiesa di Sant’Antonio a Ventimiglia in un contesto di particolare rilievo simbolico legato alle emergenze del tempo presente.
Lo straordinario evento, promosso dalla Caritas diocesana di Ventimiglia–Sanremo – Ventimiglia CONfine Solidale, con la collaborazione di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dell’Associazione Pigna Mon Amour di Sanremo e di spazio5 di Bolzano, è stato inaugurato venerdì 18 maggio alla presenza del nostro Vescovo Antonio e con la partecipazione della comunità, di scuole ed associazioni.
Fino al 20 giugno, il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 20 si potranno ammirare l’opera e due grandi planisferi fatti con materiali di recupero (fili intrecciati a reti da cantiere), mondi a colori per tessere relazioni e veicolare importanti significati metaforici, che raccontano di un possibile nuovo tessuto sociale. Sarà inoltre possibile vedere le foto e i video che documentano i 440 giorni di apertura della chiesa di Sant’Antonio “delle Gianchette” dove sono “passate” e hanno vissuto 13.000 persone provenienti da 50 paesi diversi e dove sono stati somministrati 150.000 pasti, grazie all’impegno di Don Rito Alvarez e dei volontari ai quali quest’esperienza di accoglienza ha cambiato la vita.
L’esemplare extralarge della Venere degli stracci – opera simbolo dell’Arte Povera e icona della cultura di consumo contemporanea – negli ultimi anni è stata accolta in contesti di frontiera e in luoghi simbolo di emergenza sociale, come l’Isola di Lampedusa e il MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Roma.
La Venere nasce dal bisogno di contestazione proprio della seconda metà degli anni ‘60. Presenta un accostamento provocatorio tra un materiale di scarto come lo straccio, fondamentale componente materica e cromatica, espressione della realtà del quotidiano, e la bellezza classica della Venere, voltata di spalle. Ma a Ventimiglia, così come già a Lampedusa, per usare le parole del maestro Pistoletto gli stracci non sono solo stoffe, ma quel che resta di abiti. Dentro ad ogni straccio è passata almeno una persona. Quindi c’è l’umanità, tutto quello che l’umanità ha vissuto e che rimane come residuo. E la Venere rigenera la fine.
Una rigenerazione che qui si fa attiva e partecipativa, nel tentativo di donare nuove appartenenze a chi, in viaggio verso l’ignoto, è troppo spesso reso invisibile dalla perdita della propria identità. Dall’opera d’arte contemporanea parte un messaggio importante di sensibilizzazione per l’attuale drammatica situazione delle migrazioni in Europa e nel Mediterraneo, in una città come Ventimiglia che ha in Don Rito Alvarez una figura eroica per l’impegno in direzione dell’accoglienza, del rispetto e della cura dei migranti.
di Maurizio Marmo