Si è svolto il consueto appuntamento mensile, la sera di venerdì 1 febbraio presso l’oratorio dell’Immacolata a Sanremo, con la serata di preghiera diocesana che offre la lectio divina predicata dal vescovo Antonio Suetta e animata dalla comunità del seminario.
Quinto appuntamento di studio comunitario, meditazione e adorazione accompagnati dai capitoli del libro dell’Apocalisse con il doppio obiettivo di offrire la possibilità del confronto con la forza della parola di Dio e la cura della formazione culturale su un testo che anche a molti cristiani è sconosciuto. Ogni incontro attraversa pericopi di alcuni capitoli che raccolgono le immagini più evocative dell’opera giovannea.
Nella lectio di febbraio il vescovo ha riassunto e spiegato il grande conflitto narrato nei capitoli da 12 a 14 del testo giovanneo che vede l’entrata in scena della donna vestita di sole e dell’enorme drago rosso che domina la terra. ‘Il testo evoca il primitivo racconto della genesi dove viene presentato lo scontro primordiale tra il bene e il male, tra il diavolo e l’umanità, rappresentata appunto da una donna, Eva. Il serpente ha l’intenzione di divorare il figlio di questa donna; l’umanità è presentata come portatrice del Messia. È qui interessante un raffronto con il testo antico del Genesi: ‘Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno’ (Gen 3, 15).’ introduce Suetta: ‘Questo antico testo, chiamato ‘protovangelo’ perché latore di una promessa di salvezza consente di sovrapporre attraverso il tema della ‘stirpe’ la situazione originaria della disobbedienza alla situazione nuova della salvezza e consente di intravvedere un
riferimento a Cristo, primizia e frutto eminente della stirpe vincitrice così come viene accostato a tematiche mariane, in cui la Madre del Signore viene rappresentata come la novella Eva finalmente obbediente, immagine e modello della Chiesa; essa, la Chiesa, è infatti la nuova umanità, redenta dal peccato e vittoriosa.’
Lo scontro vede schierarsi tutte le potenze di entrambe le forze: ‘Il serpente non riesce nel suo intento di dominio e di distruzione dell’opera del Figlio: contro il serpente combattono gli angeli, che non si sono ribellati. Il racconto pone al centro un’affermazione decisiva, che cioè il serpente viene precipitato sulla terra, segno della sua sconfitta, mentre la donna trova rifugio nel deserto; ed è in questa situazione ‘provvisoria’ (già e non ancora) che il serpente muove guerra alla donna cercando di distruggerla.’ Le immagini vengono decodificate nella lettura ecclesiale conclusiva che il vescovo ci propone: ‘Il deserto è evocativo della storia della salvezza, in modo particolare dell’Esodo, prefigurazione del mistero pasquale di Cristo e del Battesimo. Qui non si tratta di prospettiva manichea, cioè di scontro tra bene e male, come se fossero due principi di pari entità, ma piuttosto della rappresentazione della vicenda dell’umanità esposta agli attacchi del male.’
Attacchi che non devono però spaventare il credente: ‘Il capitolo si conclude evidenziando ancora come non sia inutile il sacrificio di coloro che muoiono nel Signore e riproponendo l’apparizione dell’Agnello come giudizio definitivo sulla storia, che viene redenta e purificata nel sangue.’