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Liturgia

Lectio divina su Pietro

7 Maggio 2016

Il racconto della pesca miracolosa al capitolo 21 di Giovanni è uno dei più bei racconti del quarto evangelo ed è stato al centro della lectio divina tenuta dal vescovo Antonio lo scorso venerdì presso l’oratorio dell’Immacolata in Sanremo. La vicenda si svolge sulla riva del lago di Tiberiade e vede protagonisti Gesù e Pietro. Non erano presenti tutti gli undici al completo e questo significa la fatica di Gesù che va a cercare i suoi che sono dispersi. Lui è il pastore grande delle pecore: ci cerca così come siamo e ci chiede di scommettere anche per gli altri. In quella notte di pesca i discepoli non avevano ancora preso nulla: Gesù si serve di questo insuccesso, fallimento, dolore, per purificare il loro desiderio. Quando noi arriviamo dove il desiderio ci voleva condurre ci accorgiamo che non ci basta più e l’uomo è continuamente mosso dai desideri.
Il canossiano psicologo Amedeo Cencini sprona a «scalare e scavare i nostri desideri»: che cosa è che ci dà la pace e la gioia? Là dove è Dio è anche la nostra gioia! Se il Signore concedesse solo quello che siamo in grado di domandare saremmo molto più poveri: sembra che ci lasci vuote le reti ma poi ci conduce dove lui vuole. I discepoli non riconoscono Gesù e si ripropone il grande tema della ricerca di Dio, presenza spesso enigmatica e misteriosa che ha bisogno della nostra ricerca, come nelle situazioni della Chiesa e della storia che tentano di calarci in un profondo pessimismo. Gesù chiede ai discepoli se non hanno nulla da mangiare. Non li rimprovera, si identifica con il loro bisogno e con la loro povertà: lui che è datore si presenta tendendo la mano e chiedendo qualcosa in punta di piedi. Una parola sicura: «gettate e troverete». Avrebbero potuto deriderlo, oppure rispondere con rassegnazione, oppure ancora realizzando quello che Gesù aveva chiesto e che anche noi siamo chiamati a fare. Il Signore da loro molti segni: un fuoco acceso, il pane spezzato. Anche noi abbiamo segni grandi che spesso perdiamo di vista. Se i discepoli non avessero ascoltato Gesù, forse egli sarebbe scomparso e tutto sarebbe finito, e invece tutto si trasforma perché si accolgono i segni della presenza di Dio che si manifesta sempre teneramente. Poi Gesù interroga Pietro.
Quando vediamo qualcuno probabilmente non ci domandiamo mai se sa amare, bensì se è in grado di fare o meno qualcosa. Gesù invece interroga sull’amore: phileîn e agapáo, l’amore senza riserve, la carità che tutto presiede. Pietro si affida al Signore e Gesù gli restituisce la fiducia dicendogli che potrà con la stessa tenerezza di Dio pascere i suoi agnelli, i fratelli più deboli sui quali si punta il dito e per cui Egli è morto. E Pietro alla fine si consegna «tu sai tutto, tu sai che ti amo»: nemmeno io so valutare il mio cuore, nemmeno io so scalare e scavare, tu sai tutto Signore. Il segreto della mia vita è nelle tue mani, risponde il Signore. E gli rinnova l’invito: seguimi!

Sueli Fornoni

Sanremo, 7 maggio 2016

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