Venerdì scorso nella sala Giovanni Paolo II della curia diocesana si è tenuto il secondo incontro di formazione per i medici, gli infermieri, le dame e i barellieri che ogni anno accompagnano nel loro pellegrinaggio i malati a Lourdes. Era presente anche il gruppo dei mini barellieri e delle mini dame, che dopo la preghiera comune hanno proseguito il loro incontro con una sua specifica metodologia, più vicina alle esigneze dei giovani.
Questo secondo incontro ha voluto rispondere agli interrogativi posti dagli stessi volontari nella riunione di programmazione che si è tenuta a settembre.
«Mi sento di proporvi tre caratteristiche per dare sostanza al vostro servizio»: così ha esordito il direttore dell’Opera diocesana pellegrinaggi e contimuando: «Esse sono la capacità di camminare insieme, quella di spogliarsi dal proprio egoismo ed in fine il desiderio di vivere in profondità l’esperienza di Dio».
Il pellegrinaggio diocesano non è legato all’intraprendenza di alcuni aderenti, bensì è un’esperienza che nasce nella Chiesa diocesana, per cui è fondamentale imparare a rinunciare a proporre come unica via percorribile il propri punto di vista. Si tratta di compiere lo sforzo di «decentrarsi» per camminare insieme. Alcune volte occorrerà saper aspettare, altre volte con delicatezza si renderà necessario spronare, sempre va usata la delicatezza ed il tatto che rendono concreta la carità. Non ci si può accostare alla sofferenza altrui per coprire la propria non risolta, ma soltanto in cammino di accettazione e superamento delle proprie fragilità, si può inserire una relazione di aiuto genuina.
Per stare vicino ai malati è richiesto l’allenamento a spogliarsi di se stessi. L’ascolto, frutto di desiderio di comunione e di amicizia è l’atteggiamento principe. Se non c’è disponibilità e pazienza nell’ascoltare non si può accogliere in profondità che abbiamo deciso di servire. La stessa divisa, che da una parte ci uniforma e nello stesso tempo dall’altra ci distingue, è un richiamo a deporre le vesti del nostro egoismo. Il volontario è chiamato a lottare per dire dei no ed essere più libero nello sguardo e nel moto dell’animo, fino a riuscire a riconoscere – se non a sentire – il buon profumo di Cristo, dentro le piaghe dei malati a cui si accosta.
In fine va posta l’attenzione ad un impegno, quello della formazione. Non ci si può accontentare di un modo superficiale nell’avvicinare il malato, perchè per noi in lui vi è il Cristo. Coloro che si impegnano per i malati che si recano a Lourdes non compiono uno sforzo meramente volontaristico, ma rispondono ad una chiamata, quella di Gesù. Più che volontari il personale di Lourdes è chiamato a riconoscersi uno strumento nelle mani di Dio, che è capace di portare l’Amore stesso che Dio ha riversato nl cuore degli uomini.
Al termine della riunione si sono date le ultime disposizioni organizzative per la raccolta delle offerte tramite i banchi delle piantine che verranno proposte fuori dalle parrocchie oggi e nelle prossime ricorrenze di Ognissanti e della commemorazione dei fedeli defunti.
Vincenzo Zito