Le discusse performances del cantante romano Achille Lauro alla recente 71a edizione del Festival della Canzone italiana, con l’abbondante e ripetuto utilizzo di una simbologia religiosa, hanno riaperto il dibattito sul rischio “blasfemia” nella musica leggera e in generale nei linguaggi pop contemporanei.
Una precisa denuncia di mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, si è fatta interprete della protesta di chi ha trovato sconveniente e offensivo – e dunque blasfemo – l’utilizzo di simboli dell’iconografia cristiana in un contesto di intrattenimento e spettacolo. Altri hanno visto in questo utilizzo una furba strumentalizzazione del sacro priva di spessore artistico o culturale.