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Messaggio del Vescovo Antonio per il Santo Natale 2021

16 Dicembre 2021

Santo Natale 2021

“RALLEGRATEVI”

Carissimi Fedeli e Amici,

il Natale, ormai alle porte, ci coinvolge con il suo messaggio e pure con un clima di festa, che in qualche modo, raggiungono anche il cuore indifferente, incredulo o addirittura ostile. 

La celebrazione della nascita del Redentore suscita nell’animo umano una forte nostalgia di bene e di felicità: sarebbe un vero peccato confinarla nella strettoia del calendario natalizio o nella sfera di un sentimentalismo dal fiato corto.

Chiamare questo tempo “vacanze”, come molti ideologi da tavolino vorrebbero, è riduttivo e fuorviante, anche se, purtroppo, per molti è vero. Meglio chiamarlo “festa”. Vacanza significa “vuoto” e, se ciò è vero in riferimento alla sospensione dell’attività lavorativa o scolastica, il termine resta gravemente insufficiente per motivare una così straripante abbondanza di luci, addobbi, doni, banchetti e incontri. Un po’ di “vuoto”, “evasione” o “divertimento” concorre indubbiamente a restituire energie fisiche a corpi stanchi, ma non potrebbe mai saziare la fame di gioia del cuore o guarirne le ferite prodotte dallo smarrimento del senso della vita e della realtà.

E poi, perché pensare che il cuore possa appagarsi di “vuoto”, di “evasione” o di “divertimento”?Da quando l’effimero può donare consistenza? Da che cosa dovremmo evadere se non da gabbie, opera delle nostre stesse mani? E perché mai deviare dalla storia e dalla strada, in cui è il valore e il senso dell’esistenza? Né cene da lobby loungebrunch di Natale possono competere con la dovizia di calore, di luce e di amore, proveniente dalla povera mangiatoia ove è stato deposto il bimbo divino, per cui non “c’era posto nell’albergo” (cfr. Lc 2, 7).

La Chiesa ancora ci rivolge un invito, o meglio un comando, che viene dalla Parola di Dio: “rallegratevi!” (Fil 4, 4). Lì per lì risuona strano questo invito per chi, magari, è convinto che la felicità sia un’evenienza, che “tocca in sorte” o che ricevono soltanto “i più fortunati”; non è così. 

La buona notizia della nascita del Redentore viene a farci consapevoli che la gioia è dono di Dio per tutti e che il suo compimento nella vita di ciascuno non è tanto un caso fortuito quanto piuttosto un “compito” di ogni uomo. “Sii felice” non è tanto un augurio, quanto un invito a cercare e ad attingere nel posto giusto: “Non si raccolgono fichi dalle spine né si vendemmia uva da un rovo” (Lc 7, 17); “perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia” (Is 55, 2); “hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Ger 2, 13).

Come i pastori, svegliati da un coro angelico in piena notte, anche noi decidiamoci ad “andare a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”, “transeámus” (Lc 2, 15): è la vera e l’unica “transizione” di cui abbiamo bisogno.

Non il vuoto dunque, ma la festa, avvenimento, che irrompe nella cadenza monotona del quotidiano; luce che squarcia la notte e dissipa le tenebre; fuoco, che scioglie la fredda paralisi del cuore e ridona vivacità; orizzonte autentico, che, attraendo, mostra il destino eterno e il definitivo compimento.

È questo il Natale buono, che auguro a tutti; il resto è cantilena stanca, nenia senza valore, tristezza nascosta da maschere e surrogati vuoti.

Prego per voi, chiedendovi di farlo anche per me, e vi benedico di cuore.  

Sanremo, 12 dicembre 2021.

Domenica “gaudete”, III di Avvento.

       ✠ Antonio Suetta

Vescovo di Ventimiglia – San Remo

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