Venticinque anni fa, il 26 gennaio 1998, moriva, a Villa Maria in Sanremo, la serva di Dio Maddalena Carini. Una vita, quella di Maddalena, tutta particolare, perché caratterizzata da particolari grazie del Signore, a cui ella corrispose con grande generosità.
Miracolata a Lourdes il 15 agosto 1948 (miracolo riconosciuto dall’allora Arcivescovo di Milano, Cardinal
Giovanni Battista Montini), si dedica, attraverso la totale consacrazione di sé a Dio, a diffondere la conoscenza e l’amore di Gesù Cristo, secondo la nota indicazione “A Gesù attraverso Maria”.
Per meglio realizzare quest’opera, dà vita all’Associazione “Famiglia dell’Ave Maria”, formalmente riconosciuta dal Vescovo di Pavia l’8 dicembre 1960.
Significativo il titolo dell’Associazione: “famiglia”, perché i suoi membri sono chiamati a vivere secondo uno stile familiare, improntato all’esempio della Santa Famiglia di Nazaret; “famiglia” perché essi si impegnano a sostenere ed, eventualmente, a risanare le famiglie in difficoltà; “famiglia dell’Ave Maria” in riferimento all’annunciazione di Maria e al suo “sì” al Signore, “sì” che deve caratterizzare lo stile di vita dei suoi membri.
Maddalena Carini lascia anche, ai suoi amici e collaboratori, l’impegno di aiutare i sacerdoti, specialmente
quelli in difficoltà e l’impegno di avvicinare a Cristo i cosiddetti “lontani” e di collaborare per l’unità dei
credenti in Cristo.
Un carisma, quello di Maddalena, molto attuale oggi.
Dono a cui ella corrisponde con l’azione apostolica, con la preghiera e con la sofferenza della malattia degli ultimi anni della sua vita terrena.
Vorrei sottolineare un aspetto della vita di Maddalena Carini, evidente all’apparenza, ma, forse, poco
considerato nella sua realtà profonda.
Come già accennato, dopo l’intensa sua attività apostolica seguita al dono della miracolosa guarigione fisica a Lourdes nel 1948, dall’11 dicembre 1978 e fino alla morte, Maddalena trascorre la sua esistenza
immobilizzata a letto, nella sua camera a Villa Maria, in Sanremo. Donna per gli altri, “ossessionata dal salvare anime” offre la sua sofferenza al Signore in unione alla croce di Cristo per vivere fino in fondo la sua missione apostolica.
Penso che il comportamento di Maddalena, nel tempo della malattia, sia un invito a stare accanto ai molti
“crocifissi” dei giorni nostri a motivo dei vari tipi di sofferenze fisiche. Stare accanto per lenire tali sofferenze, ma anche per aiutare gli ammalati e vivere con spirito di fede, in unione a Cristo e con intento apostolico, la malattia.
Viene in mente quanto scrive di se stesso l’apostolo Paolo (cfr. 2Cor. 12, 7-10e 4, 11-12). Egli accetta la
sofferenza “per Cristo” al fine di corrispondere all’amore che Cristo dimostra per lui. E accetta di partecipare alle sofferenze di Cristo per diventare lo strumento che comunica la vita di Gesù: “In noi agisce la morte, in voi la vita”.
L’impegnativo e non facile apostolato nei confronti degli ammalati è un modo molto concreto per vivere,
oggi, l’attenzione di persone sofferenti che, spesso, non trovano un senso alla loro dolorosa situazione,
giungendo anche alla ribellione nei confronti del Signore.
Ricordo, a conclusione di queste semplici note e riflessioni, il detto da Maddalena spesso ripetuto: “un’Ave Maria, un sorriso e avanti”.
S.E. Mons. Micchiardi,
Vescovo emerito di Acqui Terme
e Assistente Ecclesiastico Generale
della Famiglia dell’Ave Maria