“Morire di speranza”, questo il tema della veglia di preghiera organizzzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a Caritas Intemelia e alla diocesi di Ventimiglia – San Remo e presieduta da don Luca Salomone per ricordare quanti hanno perso la vita alla ricerca di un futuro migliore, nel Mediterraneo e per le vie di terra. Giovedì 27 luglio nella cattedrale di Ventimiglia in tanti hanno scelto di fermarsi come gesto di umanità di fronte ai 4.321 migranti morti da giugno 2016 ad oggi. Tra loro i tanti giovani che hanno perso la vita tentando di attraversare la frontiera tra l’Italia e la Francia.
Per ciascuno un ricordo e una candela accesa, davanti alla croce costruita con i remi ritrovati su una carretta del mare a Lampedusa.
La preghiera è un momento di vicinanza umana a chi ha visto compagni, parenti e amici morire mentre inseguivano una speranza o credevano di averla raggiunta.
È il modo mite e convinto di dire no alla cultura dei muri, al gioco di ruolo sulla pelle dei migranti per cui ci si divide in «favorevoli» e «contrari», senza che nessuno li ascolti e provi a ragionare con loro sul futuro.