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Omelia del Vescovo per Giuseppe De Leo

10 Novembre 2018

Omelia pronunciata da mons. Suetta durante il rito funebre in suffragio di Giuseppe De Leo nella parrocchia di Camporosso – venerdì 9 novembre.
La foto è di Sanremonews, tutti i diritti riservati.

“Siamo di fronte ad una immensa tristezza e credo che l’atteggiamento più giusto per il nostro cuore ed il più autentico, sia di quello di lasciar risuonare in noi la parola del Signore che abbiamo ascoltato, senza la pretesa che questa sia la risposta immediata alle domande che vivono in noi. Perché sono riassunte in un ‘perché’ con accenti di desolazione, rabbia e sconforto, perché la morte provoca sempre nella nostra vita, questa reazione. Perché la morte è incomprensibile ed ingiusta, la peggiore delle ingiustizie. Allora noi ci rivolgiamo al Signore, chiedendo il perché di una morte, in qualunque momento sopraggiunga. Ma la morte di Giuseppe ci sembra ancora più ingiusta, perché prematura ed improvvisa. Non abbiamo la pretesa che il Signore ci risponda, ma abbiamo il desiderio che consoli il nostro cuore. Ci troviamo in una situazione simile a quella raccontata nel Vangelo. La scena descritta è, innanzi tutto, di grande silenzio perché non c’è nessuna parola che abbia senso, di fronte al mistero della morte. In mezzo a quel silenzio, espressione dell’angoscia che paralizza il cuore, sopraggiunge Gesù, il quale rivolgendosi a quella madre dice ‘Non piangere’ e le da un motivo. E dice a quel giovane portato a sepoltura dice ‘Alzati’. Anche noi oggi vorremmo che accadesse così, ma la parola della Fede, ci invita a considerare un altro aspetto, più misterioso e difficile da rintracciare, ma che è già accaduto. Quando voi, papà e mamma, avete portato Giuseppe al fonte battesimale, avete chiesto al Signore quello che ogni genitore desidera per un figlio, ovvero la felicità e la vita per sempre. Ed il Signore ha esaudito la vostra preghiera, perché nel Battesimo siamo risorti, con una parola detta a ciascuno di noi, quando siamo stati battezzati.

Il canto dell’Eucarestia ci ha aiutato ad entrare nel mistero, paragonando la vita dell’uomo al disegno di Dio. E anche se oggi, per noi, è così difficile e doloroso pensare che dietro alla vita di Giuseppe ci sia un disegno così, in nome di Dio vi voglio rassicurare che c’è un disegno buono. Nei brevi anni della sua vita, Giuseppe ha potuto gustarla per l’amore che gli avete dato, per la ricchezza di amicizie ed anche attraverso il suo impegno nello studio, nello sport, nel volontariato e nel desiderio di vivere la vita, come è giusto che sia. Ed a noi viene da dire: ‘perché tutto questo è finito’, ma il Signore ci dice di cambiare la ‘parola’. Non è finito ma è compiuto, perché per tutti noi, per quanto possa essere unico, il nostro cammino si interrompe ed il problema rimane lo stesso. Il Signore ci assicura che al termine del nostro ‘pellegrinaggio terreno’ che è sempre comunque breve, c’è il compimento del disegno, che è la sua casa. E vorrei che ognuno di noi potesse uscire da questa chiesa, come quelle persone che hanno assistito alla resurrezione del figlio di quella vedova. Erano in silenzio all’inizio, ma si sono allontanati cantando le lodi al Signore. Certo noi non ne saremo capaci, per il dolore nel nostro cuore e le domande ci sembrano così toccanti. Ma è la nostra vita che deve cantare le lodi del Signore, come le canta anche la vita di Giuseppe, una vita che è stata stroncata in questa terra, nei suoi progetti, nei suoi affetti ed in quella che doveva essere la sua professione. Ed è stata interrotta anche nel conoscere il Signore, perché il cammino della conoscenza di Dio è lento e conosce le nostre fragilità, le fatiche e le distrazioni. E’ un cammino sempre accompagnato e custodito dall’amore di Dio, che non si dimentica mai di noi”.

“A voi carissimi genitori, sorelle ed amici certamente avete anche il dolore che il distacco da questa vita di Giuseppe si sia compiuto lontano da voi, senza il vostro abbraccio, affetto e parola. Non abbiate questo problema, perché il Signore lo ha sicuramente preparato ed accompagnato in quel passaggio definitivo, facendolo anche per voi. Noi vi siamo vicini in questa celebrazione e, insieme, preghiamo per Giuseppe e preghiamo anche per, affinchè adagio adagio, il Signore asciughi le vostre lacrime e vi doni uno sguardo più profondo sul mistero della vita. E vi doni la capacità di pensare a Giuseppe nell’abbraccio misericordioso di Dio e vi renda capaci di sentirlo sempre presente nella vostra vita. Adagio adagio sarà sempre così ed anche voi parlerete dell’amore di Dio a tutti, che oggi sembra scomparso dall’orizzonte della vostra vita, ma non è così. Giuseppe rimarrà sempre presente nella vostra vita, non solo nei tanti bellissimi ricordi ma in qualcosa di più vivo, nella comunione dei Santi.

E come voi potete essere a lui di aiuto, se ne avesse ancora bisogno, state certi che lui sarà per voi nel Signore, fino a quando lo ritroverete nella gioia di Dio. Vorrei sottolineare una parola per tutti noi e, in modo particolare, per i tanti giovani che vedo. Credo che la tristezza con la quale oggi salutiamo il nostro fratello Giuseppe, ricordo che nel cammino della vita abbiamo bisogno di tante cose.

Ma la realtà più necessaria è Cristo e l’amore di Dio, che ci insegna a rintracciare il vero senso della vita. Questa grande occasione di dolore ci aiuti (e forse Giuseppe prega per noi per questo) a rintracciare il vero orizzonte della nostra esistenza, per camminare con fiducia sulla strada del Vangelo”.

+ Antonio Suetta

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