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Omelia Ordinazione Diaconale di Englebert

24 Novembre 2024

Omelia Ordinazione DiaconaleParrocchia San Nicola – Ventimiglia24.11.2024

Reverendo Padre Generale, Confratelli Presbiteri e Diaconi, seminaristi, cari fratelli e sorelle, la solennità odierna di Cristo Re dell’universo oggi per noi si arricchisce con la grazia e la gioia dell’ordinazione diaconale di Engelbert della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata.

Il brano evangelico poc’anzi proclamato ci ha mostrato un uomo crudele e corrotto, che aveva condannato e assolto molte persone, a cui non era mai capitato un caso simile come quello di Gesù.

Pilato ha di fronte una persona riconosciuta innocente – “non trovo nulla di male in quest’uomo” (Lc 23, 4) -, che non si limita a rispondere, ma fa domande – e che domande! – quasi che i ruoli si invertano: da giudice diventa imputato. Non solo: di fronte alla presenza di Gesù e ai suoi interrogativi Pilato “ebbe ancor più paura” (Gv 19, 8).

Gesù è apparso agli occhi di Pilato legato, ma in realtà era l’uomo più libero che avesse mai incontrato.

Nel cuore del governatore spuntano domande, che anche noi avvertiamo: che tipo di re sei tu, o Gesù?

Da dove viene la capacità di affrontare la derisione e l’abbandono senza reagire e senza vendetta?

Queste domande sono anche nel tuo cuore, carissimo Engelbert, e il passo che oggi stai per compiere sta a dimostrare che una grazia particolare, una luce divina, un’intuizione di fede ti hanno consentito di non rimanere, come Pilato, tra due fuochi: il sogno della moglie e la volontà di non deludere la folla.

Tu hai preso posizione davanti a Gesù e lo hai riconosciuto come il Re e Signore della tua vita.

Gesù oggi domanda anche a te: “Dici questo da te?” (Gv 18, 33). Gesù avrebbe voluto salvare anche Pilato invitandolo a guardarsi dentro e a valutare se fosse davvero libero di decidere secondo l’ispirazione del cuore. Ma la paura di mettersi a nudo prevale ancora e così si nasconde dietro il suo ruolo.

Se Pilato si fosse lasciato graffiare da quella verità, di cui Gesù è non soltanto il testimone, ma l’incarnazione, sarebbe stato possibile al Signore toccare il suo cuore come da lì a poco accadrà sulla croce con il ladrone pentito.

Pilato era troppo e male convinto che per compiere l’esistenza occorra combattere, distruggere e imporsi.

Tu, Engelbert, oggi, seguendo il Maestro, vieni conformato a Gesù servo e hai nel cuore la bella immagine di lui, che, nell’ultima cena, cinto con un grembiule, lava i piedi ai discepoli.

Sono due visioni di vita differenti, anzi opposte. Si può pensare, da una parte, che la lotta della vita si risolva con la violenza e l’arroganza di chi si sente autosufficiente, oppure, dall’altra, ci si può consegnare all’intuizione che, con Dio, si vinca soltanto arrendendosi.

È ciò che hai scelto di fare tu, carissimo Engelbert, e, nella misura in cui resterai fedele a questo stile di vita, il dono di Dio, che oggi ricevi, fiorirà di bene per i fratelli e per la Chiesa e di gioia autentica per te.

Che cos’è la verità?” (Gv 18, 38), chiede Pilato abituato ai sofismi del suo tempo; la risposta non arriva da parole, ma da una presenza: è l’uomo che hai davanti. Una presenza che rivela anche a te, Pilato, il valore e l’unicità della tua persona tanto da essere cercato da Dio.

Pilato non lo capirà, ma poco dopo, consegnando Gesù alla folla, inconsapevolmente dirà la più grande verità “ecco l’uomo” (Gv 19, 5). Uno così, questo è l’uomo! Se voglio comprendere la verità della mia esistenza, devo ascoltare lui: “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” (Gv 18, 37). Quando questo non accade è la menzogna e l’inganno.

Così, caro Engelbert, tu hai avuto in provvidenziale sorte di ascoltare la sua voce e di stare dalla parte della verità, come diceva fiduciosamente San Paolo: “so a chi ho creduto” (2Tm 1, 12): non è un tuo merito o una tua conquista, ma piuttosto un grande dono che ti ha rapito il cuore.

Oggi il Signore e la Chiesa ti chiedono di metterlo a disposizione dei fratelli affinché possano conoscere Cristo e giungere alla pienezza della verità; sei chiamato a farlo non come se fosse una professione, ma nella consacrazione di tutto ciò che hai e sei. La consacrazione religiosa e l’ordinazione diaconale ti espropriano e tu, sull’esempio del tuo fondatore il venerabile Presbitero Giuseppe Paolo Frassinetti, sei chiamato come lui ad essere un buon pastore di anime, animato dal desiderio ardente di promuovere l’ideale della perfezione cristiana.

Conformato a Cristo servo, anche tu partecipi della sua regalità come è già avvenuto anche in forza del tuo Battesimo.

La tua regalità si concretizzerà mediante l’esercizio della cura pastorale: ogniqualvolta tu eserciterai il compito di custode e farai crescere il regno di Dio in coloro che il Signore ti affida, sarai veramente re. Non un re rivestito di effimera gloria umana e coronato di vano potere, ma un re come Gesù, rivestito di luce, coronato di gioia e potente nella carità e nella misericordia. Come diceva il profeta Daniele, “il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dan 7, 14).

In comunione con la Beata Vergine Immacolata, cui affidiamo il ministero di questo nuovo diacono e tutta la sua famiglia religiosa, eleviamo il canto della lode e della gratitudine “a Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen” (Ap 1, 5-6).

+ Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo

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