Carissimi Confratelli Presbiteri e Diaconi, Seminaristi, Fratelli e Sorelle,
nel cuore dell’Avvento, nella vigilia della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nella memoria del Santo Vescovo Ambrogio, questa Chiesa di Ventimiglia – San Remo vive ancora una volta la straordinaria grazia di due ordinazioni diaconali: Tomasz e Giovanni vengono oggi consacrati per il servizio del Vangelo e della Chiesa in questa amata porzione del popolo santo di Dio.
È significativo partire per una breve riflessione proprio da Sant’Ambrogio, il quale, governatore di Milano e ancora catecumeno, fu acclamato vescovo dai fedeli e consacrato proprio il 7 dicembre del 374 a circa 35 anni di età.
I tempi non erano facili, imperversando l’eresia ariana, che lacerava la vita ecclesiale, e Ambrogio, come uomo di governo, aveva davanti due possibilità: fomentare la divisione, come oggi purtroppo succede in molti ambiti, oppure essere un uomo di pace e di comunione. Egli scelse come stile di vita la via della riconciliazione e per questo il popolo vide in lui la stoffa del pastore saggio.
Il Signore manifestò così il suo disegno vocazionale per quest’uomo, che, accogliendo con trepidante gioia, la volontà di Dio ne approfondì i segni ed i contorni e si mise immediatamente a servizio della Chiesa, compiendo il primo e decisivo passo di lasciarsi alle spalle beni e carriera.
È la prima attitudine che richiamo anche per voi, carissimi ordinandi; fra poco, nelle promesse previe all’ordinazione, voi unirete due aspetti di una sola risposta: da una parte vi lascerete alle spalle contesti, impegni e possibilità, che vi hanno segnato fino ad oggi; dall’altra sceglierete una nuova via di appartenenza al Signore nella sua Chiesa in modo particolare nel servizio, nel celibato e nell’obbedienza.
Sant’Ambrogio, iniziando il ministero episcopale, era umilmente consapevole della propria inadeguatezza soprattutto sotto il profilo della preparazione teologica, essendo stato eletto quando ancora semplice catecumeno. Si mise allora di impegno per studiare la Sacra Scrittura e la teologia patristica, divenendo ben presto un valido Maestro di fede per il suo popolo e conquistando, dopo la morte, il titolo di Dottore insieme al riconoscimento della santità insigne.
Arrivò a tale duplice traguardo combinando insieme l’amore doveroso allo studio con la preghiera e la predicazione. Proprio in questo ordine: studio, preghiera e predicazione, come nel famoso motto domenicano “contemplata aliis tradere” e come vi verrà detto alla consegna del Vangelo “credi quello leggi, annuncia quello che credi, vivi quello che annunci”.
La Chiesa, al tempo di Ambrogio era attraversata da una grave turbolenza dottrinale dovuta all’eresia ariana, che imperversava; anche il suo predecessore era ariano, come purtroppo molti vescovi del tempo, forse la maggior parte. La situazione di oggi non è così tanto diversa: il vento della mondanità e di errori filosofico-teologici provenienti da lontano agita spaventosamente la barca della Chiesa e produce tanta confusione e disorientamento nei fedeli e nei pastori. E l’eresia, pur con sfumature diverse e meno spessore teologico, è sempre la stessa, cioè una visione sfocata di Cristo, unico Redentore e Salvatore dell’uomo. Per quanto concerne il nostro tempo possiamo forse scorgere un’ulteriore complicanza, che si ravvisa in una pervasiva secolarizzazione causa di indifferenza e di distacco da parte di tante persone, anche battezzate.
Come al tempo di Sant’Ambrogio, la risposta che il mondo smarrito attende non è fatta di strategie accomodanti, ma di vera santità e di profonda riscoperta della dimensione soprannaturale della vita del cristiano e della Chiesa.
Come ministri del Vangelo e della carità, carissimi Giovanni e Tomasz, siete chiamati ad annunciare francamente il Vangelo con coraggio, con una vita buona e soprattutto con la fiducia che la Parola del Signore è una forza dirompente tra le tenebre del mondo e rappresenta la più adeguata risposta a quella nostalgia di bene e di verità che ogni uomo porta nel cuore.
Oggi da diaconi e, se Dio vorrà, domai da preti siate pastori veri e fratelli generosi di tutti coloro che il Signore mette sul vostro cammino.
Come Ambrogio abbiate il coraggio di opporvi con fermezza a tutte le lusinghe e ingiuste imposizioni dell’imperatore di turno; guardate alla Chiesa – noi siamo l’unico corpo di Cristo, egli diceva – come alla vera arca di salvezza, verso cui orientare il cammino faticoso e spesso disorientato del nostro popolo.
Come al profeta Geremia il Signore oggi dice a ciascuno di voi: “Non aver paura di fronte a loro perché io sono con te per proteggerti”. (Ger 1, 8).
Da Ambrogio, che indusse gli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II a proclamare il cristianesimo religione di stato, imparate anche quanto sia importante una sapiente azione sociale ed una coraggiosa lettura evangelica delle vicende mondane, affinché la perniciosa idea che la religione sia destinata a circoscriversi nei perimetri delle chiese o delle coscienze individuali non continui ad emarginare la fede dalla vita pubblica – magari tacciata di indebita interferenza -, ma piuttosto la accompagni a manifestarsi sempre di più come lievito di vita buona, seme di sana civiltà e luce di sicuro orientamento.
Allo stesso modo, pur accogliendo i tanti e preziosi semi di verità sparsi nella storia del mondo, non sostituite mai la sfolgorante luce del Vangelo con gli effimeri bagliori delle mode del momento o delle fallaci conquiste intellettuali dei ciarlatani di turno.
Ai diaconi compete il ministero della predicazione ed io vi chiedo di rimanere sempre sulla breccia nonostante i venti di resa e di compromesso che oggi soffiano tanto forti.
Siete nella piena maturità della vita e la strada che vi ha condotto fin qua non vi ha risparmiato fatiche e contrasti: siatene fieri e, lontani da rancori o riscatti umani, imparate a far tesoro delle sofferenze e delle persecuzioni nella apostolica convinzione che “quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12, 10)
In questa vigilia della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, guardate a lei, come a sublime modello di obbedienza e cooperazione alla divina volontà. Ancora come Ambrogio siatene devoti figli e imitatori: le sue virtù e la sua materna protezione continuino a guidare la vostra vita verso una sempre maggiore conformazione a Cristo affinché come il santo vescovo di Milano possiate dire con la vostra vita “Cristo per noi è tutto” (De virginitate).
+ Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo
Nei prossimi giorni saranno pubblicati il video e l’album foto della Concelebrazione