Diocesi Ventimiglia – Sanremo

sito della Diocesi di Ventimiglia Sanremo

Musica Sacra – Incontri con Suor Elena Massimi

Sacerdoti Vescovo

Omelia per l’ordinazione presbiterale di don Sueli Fornoni

29 Giugno 2024

Di seguito alcune foto della Messa di Ordinazione, nei prossimi giorni sarà pubblicato il video della celebrazione e l’album completo.


Taggia, 29 giugno 2024

Eccellenza, Distinte Autorità, Confratelli Presbiteri e Diaconi, Seminaristi, Religiose e Religiosi, carissimi Fratelli e Sorelle,

questo giorno, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, è una speciale festa per la grazia dell’ordinazione presbiterale di don Sueli.

I testi della Parola di Dio poc’anzi proclamati ci conducono ad una comprensione contemplativa, provvidenziale del cammino spirituale e vocazionale di questo nostro fratello e amico.

Don Sueli è entrato in Seminario nel 2011 ed è stato ordinato diacono nel 2017, scegliendo poi di vivere un ministero diaconale di più lunga durata a servizio della Chiesa di Ventimiglia – San Remo nella segreteria del Vescovo, nella cura della liturgia e della musica sacra e a supporto dell’ufficio amministrativo. Ciò da parte mia è motivo di gratitudine e di stima per il prezioso operato.

Questa durata del diaconato dilatata lungo sette anni è stato anche un tempo fecondo di discernimento, attività indispensabile, gioiosa e, nello stesso tempo, non scevra da fatica e responsabilità.

In questo, carissimo don Sueli, mi sembri calato nella umile dedizione del profeta Eliseo, che, alla chiamata di Elia, ha chiesto un tempo “per andare a baciare il padre e la madre”, disponendosi poi a seguirlo. 

La lunga e intensa amicizia che mi lega a don Sueli, un’amicizia densa di comunione spirituale, confidenza e collaborazione, mi ha condotto a conoscere e ad accompagnare talvolta operazioni di “congedo” da tante realtà costitutive della sua vita e del suo cuore. Siamo tutti testimoni, e pure destinatari, di una generosa condivisione non solo di tanto lavoro fatto davvero bene, ma della sensibilità umana, con cui ha condotto fin qui il suo servizio seminando rispetto, simpatia e comunione.

La vicenda di Eliseo si intreccia con l’avventura spirituale di Elia, come il cammino vocazionale di Sueli ha toccato significativamente il mio ministero episcopale e la vita della nostra Chiesa; Eliseo rappresenta un segno di fecondità del ministero di Elia, che, in maniera molto curiosa e sorprendente, accade non nella fase umanamente ritenuta più efficace e fortunata – pensiamo, ad esempio, alla grande sfida vinta con i profeti di Baal -, ma nel momento più critico della persecuzione e dello smarrimento.

È stato il Signore a spingere Elia in un pellegrinaggio a ritroso, fino al monte di Dio, facendogli sperimentare la grazia di un rinnovato affidamento fino a rivelarsi a lui non nel vento, nel fuoco o nel terremoto, ma nel “mormorio di una brezza leggera”, letteralmente: nella voce del silenzio. 

Ora, caro don Sueli, questo lungo e talvolta faticoso cammino giunge ad uno snodo decisivo anche per te; certo non si chiuderà oggi, ma continuerà in modo nuovo e più intenso con la grazia dell’ordinazione presbiterale.

Andando da Eliseo al vangelo, ti ricordo quel passaggio in cui Gesù ad un chiamato che, proprio come Eliseo, chiede di  potersi “congedare da quelli di casa”, risponde: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9, 62).

È con questa esigenza di radicalità che oggi il Signore ti sceglie come ministro della sua Parola e dei suoi Sacramenti e sono certo che il tuo cuore è pronto per questo passo, che ogni giorno sarai chiamato a rinnovare in una crescente fedeltà a tutta prova.

Trovo significativo paragonare il tuo cammino anche all’esperienza di liberazione di Pietro raccontata nella prima lettura. Così sono anche per te le parole dell’angelo: “Alzati in fretta! Mettiti la cintura e légati i sandali… metti il mantello e seguimi”. Conosco, anche per esperienza, quanto sia importante e difficile lasciarsi liberare e quanto sia gioioso il momento in cui “le catene cadono dalle mani”.

Il Signore, scegliendo misteriosamente il tuo stile, la tua sensibilità e i tuoi tempi, ti ha condotto fin qui ed ora ti chiede il dono di tutto te stesso conformandoti a sé nel sacro ministero affinché, amando lui sopra ogni cosa e, con cuore indiviso, i tuoi fratelli, tu possa sperimentare la gioia di dire con l’apostolo Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).

Non sarà sempre facile custodire ed esprimere questa profonda verità del ministero sacerdotale perché seduzioni, fatiche e tentazioni spesso offuscano la potente bellezza di questo dono, ma tu non avere paura: come abbiamo cantato nel salmo, il Signore sempre ti libererà. Se i tuoi occhi e il tuo cuore rimarranno fissi su di lui, la tua vita sarà radiosa della sua gloria e tu non dovrai mai arrossire.

Anche tu potrai dire come San Paolo nel suo testamento, “il Signore mi è stato vicino e mi ha dato la forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone”.

L’odierna festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo sottolinea con forza due caratteristiche che il tuo ministero dovrà generosamente custodire: la fede e la comunione.

Gesù ha voluto che questi due aspetti portanti della Chiesa fossero quasi “incarnati” e visibili nella persona di Simone, figlio di Giona, contraddistinta da semplicità, fragilità e pure dal rinnegamento.

Simone, interrogato da Gesù insieme agli altri, a nome di tutti, esprime pienamente la fede in Lui, il Cristo, il Figlio del Dio vivente, lasciandosi invadere il cuore da una rivelazione proveniente dal Padre celeste.

È allora che Gesù gli consegna un altro nome, Cefa, la roccia, Pietro; una pietra sulla quale intende edificare la sua Chiesa, garantendola non dagli attacchi del male, ma dal soccombere alle potenze degli inferi. A Pietro affida anche le chiavi del regno dei cieli, con il potere di legare e di sciogliere.

Caro don Sueli, la risposta, che oggi metti nelle mani della Chiesa, è un’eco della fede di Pietro e il sacramento dell’ordine, inserendoti nel ministero gerarchico, ti pone a stretto contatto con quella roccia e, quale collaboratore dell’ordine episcopale, fa partecipe anche te di quel potere di legare e di sciogliere per la salvezza eterna delle anime che ti saranno affidate.

La partecipazione al sacerdozio gerarchico ti offre la consolazione potente della comunione, baluardo contro ogni presunzione e cedimento umani, oggi così pervasivi e devastanti.

Si tratta di un dono affidato anche al tuo impegno: la celebrazione dei Sacramenti, in particolare della Santa Eucaristia, ti faccia sempre sentire responsabile della tunica inconsutile di Gesù e nulla, nelle tue parole e nelle tue azioni, ferisca mai la comunione ecclesiale, vincolo di unità e riscontro puntuale di fedeltà.

Il Signore ti ricompenserà con la sua gioia. 

So che per te è stato un grande e doloroso travaglio prendere la decisione di rispondere un vero “si” al Signore, non per pusillanimità, ma per la consapevolezza e il desiderio di servire il Signore senza rimpianti e senza parentesi. Conosco la tua serietà e sono certo che il coraggioso gesto di consegnarti oggi alla sua grazia regalerà al tuo cuore la capacità di volare verso di Lui e verso gli altri sperimentando la letizia di un amore che mai beve da rivoli contaminati, scegliendo di non discostarsi neppure per un momento dalla sorgente.

La Beata Vergine Maria qui invocata come Madonna Miracolosa e ad Ardesio con il titolo di Madonna delle Grazie posi i tuoi occhi su di te e ti protegga sempre nelle tempeste della vita affinché il tuo ministero sia sempre un riflesso di quel sole di giustizia, che è venuto a dissipare le tenebre e le paure del male e degli umani smarrimenti. 

Infine, con le parole di San Paolo a Timoteo, ti rivolgo un augurio ed una esortazione anche a nome di tutti coloro che hanno concorso alla tua formazione, dei tuoi cari genitori e dei molti che hanno pregato per te e che per te hanno offerto sacrifici e sofferenze: “Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità”.

(2 Tm 2, 15)

+ Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia – San Remo


WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com