Operat3rza è un progetto d’impresa, promosso da Jobel, finalizzato all’inclusione di persone in situazione di svantaggio sociale nella comunità locale, attraverso la creazione di un laboratorio artigianale di produzione di abiti sartoriali. Il progetto parte dal concepire i rifugiati come una risorsa e non solo come problema sociale: le persone sono portatrici di competenze, abilità e valori, capaci non solo di essere integrati, ma di creare lavoro per tutti, anche per gli Italiani.
Grazie all’arte sartoriale di un giovane afghano creeremo lavoro per persone con disabilità e marginalità sociale italiane.
Il nome OPERAt3rza richiama le opere di misericordia ed in particolare la terza opera di misericordia corporale, ovvero vestire gli ignudi. La sartoria sociale è un’OPERA di misericordia in quanto opera sociale, non finalizzata al profitto. Il nome da cui trae ispirazione contiene numerose sfumature di significato: vestire, nel senso di proteggere chi è nudo, cioè senza dignità, ma non con un vestito già disegnato, pre-confezionato. Piuttosto si tratta di disegnare un abito su misura, autentico, certamente che copra ma allo stesso tempo non mascheri.
Referenti: Cinzia Esposito e Alì Jafary
A partire da un gesto di accoglienza, la persona accolta deve essere accompagnata e ritrovare la sua autonomia con il reinserimento nella società e il lavoro concorre in modo fondamentale a dare dignità”.
“E’ nello spirito della nostra cooperativa occuparci di persone, per questo cerchiamo sempre di operare per il bene di chi incontriamo” così Alessandro Giulla, alla presenza delle autorità cittadine di Sanremo, ha aperto il discorso di inaugurazione di Opera Terza lo scorso 15 dicembre 2019, alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri. All’atelier di via Val d’Olivi è collegato il laboratorio sartoriale professionale nato dall’incontro tra due persone. La prima è Juliet, una ragazza di origine africana accolta in un CAS provinciale, che ha iniziato a cucire abiti etnici. Con i capi realizzati da Juliet è stata promossa una sfilata di moda circa 2 anni fa. Da questo è nata l’idea di non far cadere il progetto ma farlo diventare impresa sociale.
Il secondo incontro fondamentale è stato quello con Ali Majari, originario dell’Afghanistan, accolto alcuni anni fa in un un progetto SPRAR con la cooperativa Jobel. Alì ha beneficiato dell’asilo politico e ha aperto la sua attività come sarto, con relativa partita iva. La sua esperienza va dalla creazione del modello fino alla realizzazione di un abito finito.
“A seguire la produzione e la formazione dei ragazzi che iniziano questa attività è Cinzia Esposito che per anni ha realizzato abiti di sartoria professionale ad Imperia. Oltre a loro ci sono Enzo e Luca Cavallo, che ha lavorano nel campo sartoriale da oltre 40 anni. L’apertura di questo laboratorio sartoriale è finalizzato all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, stranieri e italiani.
Il Vescovo così si esprimeva al momento dell’inaugurazione: “Questo inizio mi è tanto gradito perché ho condivido con questa realtà un tratto di cammino: l’idea, l’intuizione e la passione. Vorrei sottolineare che oggi questa inaugurazione cade molto vicina ad una ricorrenza importantissima per la chiesa e la società, voluta da Papa Francesco che ha istituto la giornata mondiale per i poveri, domenica 17 novembre. Nei suoi interventi su questa materia il Papa tiene molto a sottolineare come i poveri non siano una categoria svantaggiata e costretta a rimanere tale. Le povertà sono varie, possono toccare anche le persone che hanno gradi disponibilità di mezzi. Questo progetto è curioso ed è così concreto che ci aiuta a recuperare il senso che il Papa ha voluto dare alla giornata della povertà: a partire da un gesto di accoglienza, la persona accolta deve essere accompagnata e ritrovare la sua autonomia con il reinserimento nella società e il lavoro concorre in modo fondamentale a dare dignità a una persona, concorrendo al bene comune”.
Nell’attuale emergenza della pandemia “Opera Terza” ha deciso, come tanti, di impegnarsi nella fabbricazione di mascherine per la protezione individuale; ha appena concluso il primo passaggio autorizzativo e, non appena sarà in grado di operare con licenza governativa, incomincerà con il donare questi dispositivi a chi ne avrà bisogno e poi anche a commercializzarli, per non costringere all’inattività le persone impiegate.
Invierà in dono anche un quantitativo di mascherine al Santo Padre, soprattutto per i più bisognosi: si tratta di una piccola luce oggi quanto mai utile per non dimenticare le peripezie di tanti migranti che continuano a bussare alla nostra terra per implorare accoglienza e una speranza di futuro.
Foto di apertura del 15 dicembre 2019