«La bellezza è un nome di Dio, ma anche quello delle cose create che Dio al termine del suo atto creativo chiama belle»: così ha esordito Padre Ermes Ronchi, frate, scrittore e teologo, scelto come guida degli esercizi spirituali di Papa Francesco e noto al pubblico televisivo per la conduzione della rubrica “Le ragioni della Speranza” all’interno del programma “A sua immagine”.
La serata era inserita nell’ambito dei festeggiamenti patronali della parrocchia di S. Siro il cui tema era “Tu sei Bellezza”. P. Ermes nella sua lettura profonda e competente ha ricordato che «suprema bellezza è l’amore crocifisso: bellissimo è chi ci ama da morire».
Così come sanno fare molto bene i bambini, bisogna imparare a conservare la capacità di stupirsi, a «inginocchiarsi e guardare da vicino, incantati, con il cuore puro. Il puro di cuore non è il casto, ma colui che ha occhi così limpidi da scorgere Dio in ogni cosa, capace di nutrirsi di cose belle, di accogliere pensieri di bellezza e tenerezza».
P. Ronchi ha poi osservato che «l’assenza di bellezza è distintiva dei luoghi corrotti: dove la bellezza non c’è, dove prevale la trascuratezza e lo squallore, là domina la corruzione. Occorre allora fare la guerra al brutto, alla volgarità, al degrado. Ciò che è brutto imbruttisce e infine abbruttisce».
A fare da cornice alle parole di P. Ronchi si sono alternati sul palco il Teatro dell’Albero di S. Lorenzo al Mare, il Coro Troubar Clair di Bordighera, il violoncellista Enrico Di Crosta e il coro parrocchiale S. Germano con alcuni interventi musicali e teatrali.
Lo spettacolo, presentato da Giacomo De Vai, si è sviluppato in alcuni blocchi di riflessione. Il primo riguardava la “Bellezza nel Creato” e il frate ha ricordato che la bellezza non è inutile, ma è via mistica privilegiata verso Dio, «è la trappola, l’esca con cui Dio si apre la strada nel nostro cuore e tocca la nostra anima. E lo fa attraverso la meraviglia che è capace di guarire e ci fa tornare semplicemente creature».
Si è poi passati a riflettere sulla “Bellezza nell’Arte”: l’arte infatti è capace di raggiungere il Mistero, pur senza spiegarlo, «orienta il nostro cuore e ci mette in cammino verso Dio, ci permette di affacciarci sull’abisso del suo amore sconfinato».
Terzo blocco di meditazione la “Bellezza nella Persona e nella Comunità” in cui P. Ronchi ha detto che tutte le ferite dell’uomo possono diventare feritoie, crepe attraverso le quali entra la luce; «dobbiamo allora diventare testimoni della luce, del bello che sempre c’è, capaci di scorgere il grano senza ostinarci a maledire la zizzania e a desiderare di estirparla».
Infine, l’ultimo blocco è stato dedicato alla “Bellezza nella Musica” e qui è stato ricordato che «noi esploriamo il mondo attraverso i sensi. Essi sono le divine tastiere attraverso cui facciamo esperienza di Dio nelle cose e questa esperienza ci riempie di gioia. Il contrario di estetico non è brutto, ma anestetico cioè incapace di sentire. Il rischio è avere una fede incapace di sentire la vita».
«Il mondo appartiene, non a chi lo acquista e lo consuma – ha concluso P. Ronchi – ma a chi lo gusta e lo rende migliore».