La lettera a un atleta scritta dal Papa in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Carissimo atleta,
quando la fiaccola, partita da Olimpia, accenderà il braciere, sarà come avvertire l’eco di una voce amica: “Eccoci, finalmente: ti aspettavo, mi aspettavi. Ci aspettavamo”.
Il fuoco, portato dai tedofori come fossero antichi messaggeri, arderà per tutta la durata dei Giochi Olimpici. Quando penso allo sport, mi piace moltissimo l’immagine del fuoco: è brillante, pulito, assomiglia a ciò che abbaglia. Quando, poi, diventa fiamma, non fa più fumo: è misterioso, brillante. È il fuoco sacro della passione, quella che riscalda senza consumare. Come accadde a Mosè: «Il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava» (Es 3, 2).