Cosa vuol dire essere credenti oggi? Come vivere l’intolleranza religiosa? Per rispondere a questi interrogativi la Diocesi di Ventimiglia-Sanremo ha promosso un ‘PerCorso’ dedicato al tema della libertà religiosa nel nostro tempo: sei incontri a Villa Giovanna D’Arco, iniziati lunedì 21 ottobre. L’itinerario si propone di riflettere sulla libertà religiosa intesa come dimensione fondamentale dell’uomo, riconosciuta fondamento di tutte le altre libertà, chiamata a vivere nei nostri giorni la sfida del laicismo e della multiculturalità.
Relatore dell’incontro inaugurale Mattia Ferrero,Vice Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani,che ha evidenziato come i fenomeni dei genocidi e delle persecuzioni religiose siano una pericolosa variabile in quegli stati dove la democrazia è fragile e lo stato di diritto inesistente. Il Rapporto 2019 della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre registra che oggi nel mondo un cristiano su sette viene perseguitato per la sua fede. Oggi 300 milioni di cristiani sono perseguitati: il gruppo religioso maggiormente colpito. Prendendo in esame le realtà occidentali il relatore ha sottolineato una profonda tendenza antireligiosa, espressione del razionalismo laicista, una crescente avversione della società contro la presenza della religione nella sfera pubblica e come stia prendendo piede una strisciante intolleranza: va bene credere in ciò che si vuole purché lo si faccia in privato, in palese violazione della libertà religiosa.
Si rileva anche una aprioristica ostilità nei confronti dei pronunciamenti della Chiesa su questioni di politica e di morale definite ‘intromissioni’, limitando così di fatto il ‘munus docendi’ dei vescovi. Altro fenomeno non meno allarmante è il ‘mainstream’ insensibile alla domanda religiosa,quel pensiero unico dominante che sostiene per esempio l’autodeterminazione dei minori affrancandoli dal ruolo educativo delle famiglie esautorate così dalla funzione pedagogica. La libertà religiosa, componente imprescindibile di un progresso sociale umano, è simile ad un prisma: oscurandone una sola faccia si oscura l’intero prisma. Solo riconoscendo e valorizzando il contributo spirituale e culturale della Chiesa si potrà garantire la libertà e la crescita della società.
“C’è il grande rischio dell’egualitarismo – ha concluso monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo – il dialogo è lo strumento e non il fine ultimo; non possiamo dialogare eternamente. Scopo del dialogo è trovare una soluzione, se possibile e se accettabile, un compromesso per convivere e rispettarsi. Si sta insinuando l’idea che tutti abbiano ragione, ed è assurdo,inaccettabile. La fede, questo dono di vita donatoci da Dio e accolto dall’uomo nella libertà, è conoscenza e relazione e come tale va letto nel nostro cuore”.
FABRIZIO GATTA