La storia di Samuele, oggetto della Lectio divina predicata venerdì dal vescovo Antonio, è stata animata dall’Équipe Notre-Dame che, attraverso le parole del fondatore, padre Henry Caffarel, offre una possibile chiave di lettura della chiamata del grande profeta. “E’ una grande arte saper ascoltare. Cristo stesso ci avverte: Fate attenzione al vostro modo di ascoltare (Lc 8,18)”.
Chiediamo al vescovo di aiutarci a cogliere alcuni spunti significativi della storia di Samuele.
“E’ una lectio vocazionale nel senso autentico – dice mons. Suetta – come ricorda il Papa nella Christus vivit, parlando proprio di Samuele chiamato prima all’ascolto, dopo al servizio e quindi all’annuncio, di stampo chiaramente politico nel senso più nobile del termine, per richiamare il Popolo di Dio alla fedeltà a quella Parola che “si era fatta rara” in quel tempo. Dio chiama Samuele per richiamare il suo Popolo ad un progetto di speranza. Per questo chiama e sveglia nella notte il giovane a servizio nel tempio”.
Viene da chiedere di quanta profezia è capace, oggi, la politica.
“Difficile dare un giudizio; di primo acchito verrebbe da dire che la politica vive poco o per nulla la profezia. La storia ci dice che senza l’accoglienza della Parola non c’è futuro. E l’essenza della profezia è l’ascolto”.
Samuele, dice la Scrittura, è l’uomo che non lascia cadere neppure una Parola del Signore.
Possiamo vedere in questa storia un messaggio per il Prossimo Natale?
“Sì. Le vicende della sua famiglia, le difficoltà legate alla sterilità poi superata, al calo di fede ed alle difficoltà contingenti ci dice che il dono di un figlio rivela che Dio non si è stancato degli uomini. Proprio un bambino che nasce – e questo ci rimanda alla nascita del salvatore – ci dice che Dio è vicino”.
Perché oggi è così difficile per le coppie aprirsi alla vita?
“Credo che ci sia uno scarto che i giovani devono essere aiutati a superare – risponde il vescovo – e la grazia di Dio aiuta a vincere le difficoltà. Certo però i giovani siano qualche volta frenati, qualche volta delusi, da un atteggiamento disincantato dei vecchi. Lo scarto da superare è in fondo quello tra lo slancio del cuore ed una realtà non sempre incoraggiante”.
Un invito alla speranza che, nella stessa narrazione fatta dai media nel definire la nostra società, ci porti a superare uno sguardo sfiduciato: “I fermenti buoni, che ci sono oggi come ieri, vengono come oscurati – dice Suetta – da uno sguardo di smarrimento. Samuele vive in una società che non sa più riconoscere il mistero che l’ha generata: la fedeltà di Dio”.
Anche noi viviamo la sensazione di aver perso qualcosa: le nostre tradizioni, le nostre radici. Quando invece viviamo quella relazione che ci costituisce come comunità credente, ecco: ci sentiamo a casa.
Samuele, dono di Dio ad una madre sterile, viene riconsegnato a Lui per servirlo. “L’intuizione di Anna, madre del profeta, ci insegna che tutti i figli sono di Dio e ci sono dati per un destino di gloria: perché i figli non ci appartengono”.
Una parola per i genitori, per le famiglie in questa serata animata proprio dall’ Équipe Notre-Dame.
“Non dobbiamo perdere di vista il disegno originario di Dio nella creazione: un progetto di relazione. Con Dio, nella coppia, con gli altri e con la natura: una chiamata alla fecondità”.
Tornando alla vocazione, quanto abbiamo bisogno della direzione spirituale?
“È fondamentale – conclude il vescovo – soprattutto per chi muove i primi passi (ma anche dopo), perché offre un supporto, un metodo, una guida che aiuta a leggere la propria storia con occhio di fede”.
Aiuta ad ascoltare il Signore che chiama: anche se è notte.
Sintesi di don Antonio Garibaldi