Nella mattinata di giovedì 15 ottobre presso Villa Sorriso in Bordighera sono ripresi gli incontri di formazione permanente per il clero diocesano con il vescovo Antonio Suetta.
Dopo la preghiera dell’ora media e il saluto del vicario generale, monsignor Antonio Arnaldi, che ha illustrato il cammino dell’anno con le dovute attenzioni alla situazione di pandemia che stiamo vivendo, il vescovo ha presentato ufficialmente la sua lettera pastorale <Uscite e costringeteli ad entrare> i cui contenuti ritiene utili non solo per il ministero parrocchiale ma anche per la spiritualità personale dei sacerdoti e dei diaconi. <In un contesto di difficoltà nell’annuncio possiamo avvertire una frustrazione personale e un senso di scoraggiamento che alla fine ci può rendere complici, anche se involontari, del clima di impoverimento della fede>.
Il clima culturale che è ostile alla visione cristiana viene descritto nelle pagine iniziali. Suetta esamina la prospettiva del dialogo che inteso in senso sociologico è una realtà vera della relazioni umane positive ma nella visione dottrinale deve rispettare che l’identità della fede cristiana ha un senso esclusivo che non può essere contrattato: <Non siamo in una bancarella dove la gente passa e sceglie nel mercato delle religioni quello che preferisce al momento>. La lettera non demolisce il dialogo ma lo colloca nella giusta prospettiva dello strumento e non di un mero fine per conseguire una pacifica convivenza dove ci si limita a stare tutti insieme senza che alcuna voce più si distingua. <Non possiamo pensare che il clima di distensione tra tutte le parti sia il raggiungimento del nostro annuncio>. Come non è possibile intendere la missione in misura riduttiva: <Siamo tutti d’accordo che condividere un’opera di solidarietà compiuta da tutti, credenti e non, è una cosa buona e giusta: soprattutto perché fa incontrare in una positiva visione dell’uomo; ma non posso ridurre l’annuncio a questo solo ambito della vita>.
Commentando altri equivoci di un debole modo di concepire il dialogo il vescovo cita l’ambiente: realtà che non può non essere cara all’uomo di fede come il Santo Padre Francesco ha ben spiegato nell’enciclica <Laudato Sì>: <Ma se questo amore per la natura intende personalizzarla diventa sbagliato. Non solo verso Dio e l’uomo ma verso la natura stessa che non è una interlocutrice diretta nostra, non è un idolo senziente verso cui rivolgerci>. In questo contesto risuona forte il titolo della lettera: <Costringere ad entrare non vuole invitare a violare la libertà degli altri, ma anzi ad amplificarla. A fare l’impossibile per risvegliare le coscienze dal clima di sonnolenza della morale e dell’intelligenza. Si tratta di andare a prendere chi vive immerso in questo clima putrido per portarlo alla luce della Verità di Cristo>.
Nella seconda parte della relazione monsignor Suetta ha declinato i modi in cui distinguersi dalle mentalità delle mode del mondo negli aspetti concreti del ministero sacerdotale: dall’organizzazione e dallo stile dei concerti nelle chiese al modo in cui si predica nei funerali; tante situazioni dove sembra che il consenso delle persone interessate superi il valore del messaggio che deve passare. <Non è possibile che le regole siano sempre messe in discussione per le cosiddette motivazioni pastorali o per un atteggiamento di un accompagnamento che però non approda mai da nessuna parte. Certamente ci sono delle modalità di preparazione e di avvicinamento all’annuncio della fede: ma queste non possono essere pensate come sostitutive e risolutive né da noi, né da chi le riceve>.