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Vita consacrata

Ritiro delle Religiose

28 Ottobre 2018

C’è un termine che ora va di moda e che potremmo usare per abbozzare almeno in parte il mistero della Chiesa: essa è «glocal». Noi crediamo la Chiesa, che locale e nello stesso tempo è universale». Così don Ferruccio Bortolotto ha iniziato la riflessione che si è tenuta in occasione del primo ritiro mensile delle religiose presenti in diocesi.

Il cammino formativo si ispirerà all’indicazione datat da papa francesco nella sua visita a Genova dello scorso 27 maggio 2017, quando incontrò nella cattedrale di San Lorenzo i consacrati ed il clero. In quell’occasione suor Rosangela Sala dell’Istituto delle Suore dell’Immacolata, che è la presidende dell’Unione superiore maggiori d’Italia della regione Liguria aveva chiesto al pontefice: «Sappiamo che Lei ha vissuto una lunga esperienza di consacrazione vissuta in situazioni diverse e con differenti ruoli. Che cosa può dirci perché possiamo vivere la nostra vita con crescente intensità rispetto al carisma, all’apostolato e nella nostra Diocesi, che è la Chiesa?». Francesco aveva risposto: «Lei ha detto una parola che mi piace tanto, mi piace tanto: la diocesanità. Una dimensione della nostra vita di Chiesa, perché la diocesanità è quello che ci salva dall’astrazione, dal nominalismo, da una fede un po’ gnostica o soltanto che “vola per aria”. La diocesi è quella porzione del popolo di Dio che ha un volto. Nella diocesi c’è il volto del popolo di Dio. La diocesi ha fatto, fa e farà storia. Tutti siamo inseriti nella diocesi. Il carisma va incarnato: nasce in un posto concreto e poi cresce e continua a incarnarsi in posti concreti. Ma sempre bisogna cercare dove è nato, come è nato il carisma, in quale città, in quale quartiere, con quale fondatore, quale fondatrice, come si è formato… E questo ci insegna ad amare la gente dei posti concreti, amare gente concreta, avere ideali concreti: la concretezza la dà la diocesanità. La concretezza della Chiesa la dà la diocesanità. E questo non vuol dire uccidere il carisma, no. Questo aiuta il carisma a farsi più reale, più visibile, più vicino».

Nella riflessione di sabato scorso il relatore ha voluto approfondire il rapporto tra la Chiesa locale e quella universale, esse non sono due realtà diverse, distinte o parallele o peggio contrapposte, ma dalle Chiese particolari sorge la Chiesa universale. Questo è un mistero di comunione, è una porzione del popolo di Dio nella nostra terra in cui sono presenti la parola, i sacramenti, l’eucaristia, i doni dello Spirito Santo, l’apostolo nella persona del vescovo.

Nel prossimo incontro di novembre le religiose saranno chiamate a riflettere sul tema della parrocchia, ambito in cui sono chimate a testimoniare la loro consacrazione attraverso i voti di povertà, castità ed obbedienza.

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