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Arte Cultura

Santa Cecilia e il fine della musica in chiesa

21 Novembre 2023

Nella foto in apertura: Santa Cecilia e l’organo della Concattedrale di San Siro in Sanremo

Cantantibus o candentibus organis? A proposito del dibattito sull’antifona dedicata a santa Cecilia, il musicologo Domenico Morgante ha dimostrato la fondatezza della versione tradizionale, che fa riferimento agli strumenti musicali. Ma la diatriba apre lo spazio per una riflessione sull’odierno uso della musica in chiesa…

Ogni 22 novembre si ha l’occasione di fare memoria di santa Cecilia, vergine romana del terzo secolo che fu martirizzata sotto l’imperatore romano Alessandro Severo. A Roma c’è la Basilica di Santa Cecilia, costruita secondo la tradizione sopra la sua casa e in cui la santa fu sepolta. Vi si trova la notissima statua di Stefano Maderno (1576-1636), che rappresenta il corpo di santa Cecilia come fu ritrovato durante dei lavori di ristrutturazione nel 1599.

Santa Cecilia è patrona della musica. Secondo alcuni questo fu dovuto all’antifona in suo onore: “Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar” (Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa). Quindi gli strumenti avrebbero accompagnato Cecilia mentre pregava il Signore. Ci fu chi però contestò questa interpretazione, in quanto sembra che in alcuni codici le parole fossero candentibus organis, cioè gli strumenti (incandescenti) a cui ci si riferiva non erano quelli musicali ma quelli con cui la santa fu torturata durante il suo martirio.

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