Siamo prossimi ormai alla Domenica delle Palme, festività alla quale la nostra diocesi, ed in particolarmente la Chiesa di Sanremo, è particolarmente legata da una ormai secolare tradizione.
Come molti sanno nel settembre 1586, dopo mesi di preparativi, per volere di papa Sisto V si diede compimento all’innalzamento del monumentale obelisco egizio che ancora oggi ammiriamo in piazza S. Pietro.
Della delicata e complessa operazione, l’obelisco pesa circa 350 tonnellate, fu incaricato l’architetto Domenico Fontana che impiegò oltre 900 uomini, decine di cavalli e 40 poderosi argani e verricelli.
L’esecuzione del lavoro esigeva una perfetta sincronia delle varie squadre di operai ed era quindi necessario il più assoluto silenzio da parte del numeroso popolo incuriosito assiepato ai margini della piazza, affinché le maestranze potessero udire le disposizioni operative che venivano di volta in volta impartite con squilli di tromba, colpi di tamburo e bandiere colorate.
Su richiesta del Fontana, il Papa aveva emesso un editto che comminava la pena di morte a chi avesse minimamente disturbato l’assoluto silenzio che veniva richiesto. Come deterrente era anche stata eretta una forca destinata ai trasgressori.
Durante le operazioni finali di innalzamento gli operai si accorsero che, a causa dell’attrito, le corde stavano sfilacciandosi e minacciavano di rompersi, cosa che avrebbe comportato, oltre a pericoli per l’incolumità degli uomini, anche l’irreparabile rottura dell’obelisco. L’architetto arrestò l’ascesa dell’obelisco e tutti si bloccarono guardando sgomenti il pesante monolite che oscillava e che di lì a poco sarebbe piombato rovinosamente a terra.
Fu allora, un uomo tra folla, incurante dell’editto papale, gridò: Acqua alle corde! Era l’urlo di un capitano di mare, un piccolo armatore come si direbbe ora, di nome Benedetto Bresca che, data la sua lunga pratica dell’uso delle corde, sapeva che esse sotto l’azione dell’acqua si restringono resistendo meglio al cedimento. Domenico Fontana diede allora ordine di irrorare le corde utilizzando l’acqua degli abbeveratoi dei cavalli e così, grazie al consiglio del Bresca, il monolite poté essere raddrizzato completamente con successo. Il marinaio, originario di Sanremo, fu convocato davanti a Sisto V ed invitato a chiedere una grazia. L’uomo, domandò di avere il privilegio, per sé e per i suoi discendenti, di fornire al Vaticano le palme per la celebrazione della Domenica delle Palme: tradizione che, per lungo tempo venne rispettata dai discendenti del Bresca al quale è intitolata una piazza nella sua Sanremo. Da parte sua il Papa lo nominò Capitano onorario delle Guardie Pontificie con diritto di issare il Vessillo Pontificio sulla sua nave.
E’ certo, come risulta da documenti d’archivio, che da oltre 200 anni, venuto meno l’intervento dei discendenti del Bresca, la tradizione è stata tenuta viva, almeno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, dal Capitolo dei Canonici della Chiesa di San Siro a nome e per conto anche delle nuove parrocchie della città. Negli anni successivi, dopo alterne vicende l’iniziativa è stata mantenuta dalla Diocesi anche attraverso svariati interventi da parte del Comune e di altre Istituzioni che, via via, son venuti meno.
Ultimamente, su sollecitazione del Vescovo, la Famija Sanremasca, si è fatta promotrice dell’iniziativa ottenendo la partecipazione del Comune, e aprendo una sottoscrizione fra i cittadini; ma depositaria di questo onore ed onere è la Città di Sanremo ed ogni fedele della Chiesa cittadina deve sentirsi orgoglioso, partecipe ed impegnato nel mantenimento di questa tradizione.
Per favorire questa partecipazione, anche emotiva, sabato 26 c.m. in occasione della Stazione Quaresimale e della successiva S. Messa, nella concattedrale di S. Siro sono stati esposti esposti alcuni dei ‘parmureli’ che saranno inviati in dono al Santo Padre e al Collegio dei Cardinali per la consueta processione della Domenica delle Palme.